Nel consueto totonomine riguardo al prossimo capo della Polizia, e conseguenti fibrillazioni, si stanno sottovalutando due elementi da cui non si dovrebbe prescindere: il tipo di carriera dei candidati e l’anno del loro pensionamento. Da trent’anni, infatti, i governi che si sono succeduti hanno ritenuto che il capo dei poliziotti dovesse essere un poliziotto e non un funzionario proveniente dalla carriera prefettizia. Il motivo operativo appare evidente. Inoltre, gli addetti ai lavori sanno da sempre che un capo della Polizia (che è anche Direttore generale della Pubblica sicurezza) impiega un anno per avere il pieno controllo di una «macchina» così complessa.
L’attuale capo, prefetto Alessandro Pansa, fu nominato tre anni fa e compirà 65 anni il 9 giugno. I candidati di cui si parla da tempo sono Franco Gabrielli, 56 anni, oggi prefetto di Roma, investigatore antiterrorismo di lungo corso, direttore del Sisde, prefetto a L’Aquila e poi capo della Protezione civile, e Francesco Paolo Tronca, che compirà 64 anni il 31 agosto, oggi commissario straordinario del Campidoglio dopo essere stato prefetto di Milano e capo del dipartimento dei Vigili del Fuoco. Secondo il Corriere della Sera, sarebbe candidata anche Luciana Lamorgese, capo di gabinetto del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che in settembre compirà 63 anni. Tronca andrebbe in pensione un anno dopo l’eventuale nomina, Lamorgese due anni dopo. Tra i vice di Pansa non sembrano esserci candidati: il capo della Criminalpol, Antonino Cufalo, ha 64 anni, il vice capo vicario è il «poliziotto» Luigi Savina, 62 anni, ma dal curriculum inferiore a quello di Gabrielli, e Matteo Piantedosi è troppo giovane (53 anni) oltre che di carriera prefettizia.
Gabrielli non ha mai negato il suo obiettivo. In un’intervista a Corriere tv del 1° dicembre scorso disse chiaramente che gli sarebbe piaciuto diventare capo della Polizia e aggiunse che «di solito» non si nomina chi è a un anno dalla pensione. Vincenzo Parisi, nominato nel 1987, rimase in carica 7 anni e 8 mesi, Fernando Masone 6 anni, Gianni De Gennaro 7 anni, Antonio Manganelli circa 6 anni fino alla prematura scomparsa, quindi fu il turno di Pansa. Forse non è un caso che a tutti sia stato dato un tempo congruo.
Fece scalpore, nella primavera del 2007, la frase dell’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato per il quale nessun alto dirigente dello Stato poteva ricoprire un incarico per un tempo superiore al mandato del presidente della Repubblica. Si riferiva a De Gennaro, nominato proprio 7 anni prima, che comunque divenne capo di gabinetto dello stesso Amato e, dopo un breve periodo da commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania, nel 2008 fu nominato direttore del Dis, il Dipartimento che coordina i servizi segreti nato dalla riforma del 2007. Certo, 7 anni sono un impero, ma uno o due anni per chi non ha mai fatto un’indagine forse sono un rischio.