Prove tecniche di partito governativo e non più protestatario e anti sistema. Addio al Movimento dedito solo a gridare e a inveire. Avanti (anche) con un Movimento che vuole proporsi come una forza rassicurante di governo. È la lenta, e inevitabile, metamorfosi che sta avvenendo ai Cinque Stelle, il movimento fondato da Beppe Grillo e sempre più plasmato da Gianroberto Casaleggio.
LA STRATEGIA COMUNALE ANTI PD
Le scelte nelle maggiori città in vista delle comunali sono emblematiche. Non solo per le candidature a sindaco. I Pentastellati hanno deciso di correre soltanto dove hanno maggiori possibilità di vittoria. Quindi quasi si snobba la corsa a Palazzo Marino, dove in sostanza è stata lasciata affondare la candidatura di Patrizia Bedori, che aveva un profilo programmatico, come ha evidenziato fin dall’inizio Formiche.net, che oscillava idealmente tra Nichi Vendola e Alfonso Pecoraro Scanio, per puntare su nomi di professionisti giovani, ben poco barricadieri, molto pragmatici, con un appeal quasi moderato. Nello stile, si direbbe, della prima Forza Italia. Quindi, come ha sottolineato oggi Alessandro Di Battista in una intervista al Fatto Quotidiano, il Movimento 5 Stelle punta tutto sulla vittoria a Torino e Roma. Rispettivamente con Chiara Appendino, bocconiana, poliglotta, manager, e con Virginia Raggi, avvocato e figura di spicco di quella sorta di normalizzazione dei Pentastellati analizzata dall’Economist. “E poi, dopo aver preso Torino e Roma, nel 2017 faremo i conti con il Pd a livello nazionale”, ha aggiunto Di Battista. La direzione di marcia indicata da Di Battista ha un corollario, come quello evocato a livello locale, ad esempio da Appendino a Torino. La candidata grillina, che sfida Piero Fassino, oggi a Libero Quotidiano ha detto: “Accetteremo il sostegno del centrodestra al ballottaggio? Semplicemente ci rivolgeremo ai torinesi chiedendo di far voltare pagina alla città”.
CIRINNÀ E VATICANO
La trasformazione moderata e governativa del Movimento è emblematica anche con le ultime posizioni sul ddl Cirinnà. I bastoni fra le ruote posti dai Cinque stelle al disegno di legge fortemente voluto dal Pd sono noti. È meno noto che nella scelta netta di dire no alla stepchild adoption ha avuto un ruolo Grillo e i rapporti che il Movimento ha instaurato anche con ambienti del Vaticano. A certificare l’intervento del fondatore sul tema è stato oggi Di Battista: “Sulle unioni civili è stato soprattutto Beppe a chiedere una riflessione maggiore su un tema delicato come la stepchild adoption”. L’intervento del comico su questo tema è il sintomo di un rapporto diverso rispetto al passato tra il Movimento e il mondo cattolico. Scrive oggi il giornalista del Corriere della Sera, Emiliano Buzzi, che segue da tempo i Pentastellati: tra Movimento e Vaticano “si è creato un ponte, per uno scambio/confronto sulle principali tematiche etiche”. E “Oltretevere c’è chi guarda con interesse alla candidatura di Raggi”. Non è solo una sensazione o un’indiscrezione. Emblematica l’intervista pubblicata sabato 19 marzo dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, a Virginia Raggi. Scrive Avvenire prima di dare la parola alla candidata sindaco a Roma: “Proprio nelle ore in cui Area popolare presenta il suo disegno di legge contro l’utero in affitto e in Parlamento si annunciano altre iniziative in tal senso, Raggi annuncia: “So che anche i nostri deputati e senatori stanno lavorando in Parlamento per porre veri argini a questa prassi. Anche perché – prima di tutto – vorrei ricordare che ci sono già centinaia di migliaia di bambini negli orfanotrofi e negli istituti di tutto il mondo che meriterebbero di ricevere il calore di due genitori. Per non parlare dell’attesa spesso interminabile di tante coppie, che devono aspettare anni e anni per poter adottare un figlio”.
STATI UNITI E DINTORNI
Il Corriere della Sera ha anche aggiunto che “la candidata sindaco nella Capitale è stata avvistata nei giorni scorsi nei pressi dall’ambasciata statunitense: si vocifera di un possibile incontro con rappresentanti degli Usa”. Non è una novità che il Movimento sia in rapporti cordiali con i diplomatici americani, ha aggiunto Buzzi del Corsera: “Dopo l’approdo in Parlamento, ad aprile 2013, una delegazione di pentastellati con i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi fece visita all’ambasciatore statunitense. In seguito i parlamentari Cinque Stelle hanno avuto diversi incontri ufficiali con diversi esponenti nel corso della legislatura e non è un mistero per nessuno che Di Maio in primis abbia stretto rapporti con la diplomazia a stelle e strisce”. Inoltre, come svelò Bruno Guarini di Formiche.net, il 2 luglio 2014 tra gli ospiti della “Celebrazione ufficiale dell’Independence Day organizzata dal Consolato Generale degli Stati Uniti a Milano”, c’erano Grillo e Casaleggio. E lo stesso comico-fondatore nel 2014 ha preso parte alla festa del 4 luglio per l’Indipendenza Usa a Villa Taverna, come attestano le foto di Umberto Pizzi per Formiche.net.
LE ANALISI DI BECCHI E GALIETTI
Non sono di certo mancati toni e proposte anti americani nel frattempo da parte di settori del Movimenti, ma gli accenti anti Nato sono svaniti, le critiche al rigore di stampo merkeliano non si sono affievolite, mentre anche uno degli ex guru del Movimento 5 Stelle, Paolo Becchi, seppure da una posizione ora critica visto che ha annunciato di recente a Formiche.net l’uscita da M5s, ha osservato le simbiosi fra Casaleggio e umori di ambienti Usa: “Stiamo andando verso una nuova forma di democrazia: non quella diretta, bensì quella eterodiretta. Forse per l’oligarchia finanziaria dominante è ancora meglio della democrazia di facciata di Renzi. Del resto non è un caso che sin dall’inizio la diplomazia americana e le grandi banche d’affari abbiano avuto un occhio di riguardo per il Movimento, ed ora il Financial Times, parli in prima pagina in modo elogiativo della sua possibile ascesa a forza di governo”, ha scritto in un recente articolo sulla rivista MondoOperaio. Nel saggio per la rivista diretta da Luigi Covatta, si ricordano articoli di ricostruzione di Formiche.net datati 2013 in cui si rimarcavano le attenzioni dell’establishment, anche americano, per Beppe Grillo. E Becchi tornerà sul tema nel libro in uscita ad aprile per le edizioni Kaos dal titolo “Cinque stelle & Associati”. Inoltre, in una recente analisi di Policy Sonar, società di consulenza guidata da Francesco Galietti, si mette in evidenza come sia “degno di nota che il Financial Times, giornali tedeschi e anche alcuni media italiani tradizionali abbiano cominciato a trattare il M5S come un elemento duraturo e plausibile” del mondo politico della Penisola. Ecco lo scenario finale di Becchi: l’establishment mondiale favorevole a un governo a 5 stelle in Italia. “Forse un partito ibrido, con un programma ibrido ma dichiaratamente filo-atlantico e che ormai ha archiviato Grillo come un fenomeno da baraccone – ha scritto su Mondo Operaio – è ancora meglio del partito personale di Renzi”.
Si vedrà. Di certo la metamorfosi è in atto. Resta da vedere se e come questa svolta “moderata” sarà accolta dalla base della prima ora del Movimento nutrita per anni a colpi di Vaffa, No Triv e bufale a iosa come quelle sui morti per smog.