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Ecco le sfide (non solo milanesi) di Stefano Parisi

Stefano Parisi

Beppe Sala e Stefano Parisi hanno iniziato le rispettive campagne elettorali anche se non sono ancora disponibili i programmi ufficiali. Dopo l’impegnativo appuntamento per Sala alle primarie del centro sinistra e la sofferta ricerca di un candidato condiviso dallo schieramento di centro destra si è avviato un confronto tra due candidati in grado di coinvolgere l’opinione pubblica entrando nel merito dei programmi.

Da una parte un manager con una lunga carriera ed importanti incarichi nel privato, reduce dal successo di Expo 2015 su cui sarebbe però meglio evitare errori di comunicazione e atteggiamenti trionfalistici. Beppe Sala è “un uomo del fare” privo di rilevanti esperienze politiche, ma è sostenuto dall’apparato del PD, l’unico partito nazionale sopravissuto in forma tradizionale. Non è certo il vecchio PCI ma, quanto a macchina organizzativa, è il meglio sul mercato. Il punto debole di Beppe Sala, ma non impossibile da neutralizzare, è determinato dal condizionamento politico-programmatico e delle salmerie da garantire (vicesindaco, assessori, nomine varie) agli scomodi alleati che si collocano alla sinistra del PD. Per il momento i temi che Sala indica come prioritari sono quelli tradizionali della sinistra con qualche novità (l“ossessione “ del lavoro e la disoccupazione giovanile, la lotta alla povertà, la difesa della legalità e la sicurezza affidata anche a telecamere e nuove tecnologie) ma l’ex Commissario di Expo deve ancora fare i conti con chi vuol fare gli” esami del sangue” a chi si candida col centro sinistra.

Dall’altra Stefano Parisi, un imprenditore attivo nel settore delle nuove tecnologie con alle spalle esperienze importanti di varia natura (politica, sindacale, di alta burocrazia pubblica, di associazionismo imprenditoriale) tra cui quella di direttore generale del Comune di Milano al tempo del Sindaco Albertini, lo stesso incarico ricoperto fino a poco tempo fa da Beppe Sala su designazione del Sindaco Moratti. Il punto debole di Parisi, di per sé un candidato di alto profilo politico, rimane lo stato di devastazione dello schieramento di centro destra, uno specie di esercito di Valmy che solo la forza della disperazione o una nuova e convincente leadership può condurre alla vittoria. Quando Sala usando il gergo meneghino parla di “maltrainsema” che vuol dire politicamente disomogenei dice il vero ma commette un grosso errore quando afferma che il Sindaco Parisi sarebbe uno strumento nelle mani di Salvini. Una sommaria valutazione del momento induce a pensare che il ballottaggio avverrà tra Sala e Parisi. E’ probabile che l’ex Commissario di Expo abbia oggi un margine di vantaggio sul suo diretto concorrente ma la partita è aperta e tre mesi sono un periodo straordinariamente lungo in politica. Le variabili sono numerose, a partire dal rischio assenteismo tra i potenziali elettori di centro-sinistra, dal ritorno al voto dei potenziali elettori di centro-destra che non sono andati a votare per Letizia Moratti, dal riposizionamento dei candidati esclusi al primo turno per i quali non sarà facile arrivare tutti insieme al 25% dell’elettorato. In un voto che si annuncia anche di opinione non sarà marginale il peso della personalità e della capacità dialettica dei protagonisti che potrebbe produrre effetti rilevanti soprattutto negli incontri diretti tra i candidati.

Ma le vicende politiche di questi giorni all’interno del centro destra che sono nate a Roma ma si sono diffuse un po’ dovunque hanno profondamente mutato il significato del voto di Milano trasformandolo in un potenziale laboratorio nazionale per la ricostruzione del centro destra come forza di governo in chiave liberaldemocratica. Più che il rifiuto di Salvini di appoggiare Bertolaso ed altri candidati di Forza Italia colpisce Giorgia Meloni che, probabilmente poco convinta delle sue chance, preannuncia prima ancora del risultato del ballottaggio, il voto ai Cinque Stelle. E evidente un mutamento strategico dello scenario politico in una parte del centro-destra a livello nazionale. Siamo di fronte a progetti che si sovrappongono, accomunati da una natura “populista”. Salvini che punta alla rottamazione di Berlusconi e alla costruzione di un modello “Front National” e la Meloni che strizza l’occhio ai “Cinque Stelle”possono essere utili a raggiungere un buon risultato elettorale ma, anche volendo costruire un curioso accrocchio arruolando nella compagnia il partito di Grillo e Casaleggio, sarà ben difficile dar vita ad una forza politica di governo credibile. Il centro destra così come l’abbiamo visto dal ’94 è stato sciolto da Salvini nel tentativo un po’ goffo di imitare la scalata di Renzi nel centro-sinistra. Difficile dire se alle amministrative di Milano vi saranno conseguenze. Il segretario del Carroccio ha tutto l’interesse a confermare il pieno appoggio a Parisi: l’unica candidatura da contrapporre sarebbe stata quella di Salvini medesimo che si è sempre ben guardato dal correre il rischio di una bruciante sconfitta. E poi tirando troppo la corda potrebbe mettere a repentaglio, con il governo della Lombardia guidato da Maroni, anche la propria leadership nella Lega.

Quello che invece sembra cambiare è il profilo della campagna di Stefano Parisi che deve sempre più assumere una dimensione politica nazionale oltre che amministrativa.
Prima di tutto l’antico collaboratore di Gianni De Michelis e di Giuliano Amato ha già messo le mani avanti escludendo qualunque ambiguità su razzismo e antisemitismo così come ha preso le distanze dal qualunquismo e dal populismo che non favoriscono una buona politica ma la delegittimazione delle istituzioni. Tra l’altro ha anche messo l’accento sulla necessità di ridurre la pressione fiscale sui milanesi (ivi compreso l’uso degli autovelox per far cassa), di favorire la crescita della città in senso verticale, di incentivare il trasporto collettivo, di rendere la città sempre più “locomotiva del paese”. La sua parola d’ordine è liberare i milanesi dalla paura, dal degrado e dalla burocrazia. La diffusione delle più moderne tecnologie informatiche è uno strumento decisivo ma , questo è il fatto nuovo, lo scenario nel quale si colloca esplicitamente il progetto di Parisi è quello di ”andare oltre la destra e la sinistra”.

Quale che sia l’esito delle elezioni comunali a Milano è possibile che si assista al tentativo di rigenerazione di un centro- destra moderno che rinuncia alla componente organica populista specularmente ad un centro-sinistra a sua volta “liberato” dalla componente massimalista. Sono entrambe forze di governo che hanno distinte identità politiche e culturali, naturalmente alternative alla guida del paese ma che, come accade in tutta Europa, in condizioni di emergenza possono governare insieme. Dopo le sfortunate vicende del “Nazareno” bisognerà pur tentare di ricondurre alla normalità il sistema politico istituzionale italiano.



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