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Così Clinton e Trump si rintuzzano anche sugli attentati a Bruxelles

Mentre il Dipartimento di Stato invita, con un ‘travel warning’, i cittadini statunitensi a non recarsi in Europa né a muovercisi dopo gli attacchi di ieri a Bruxelles, Donald Trump e Hillary Clinton s’impongono con largo margine nelle rispettive primarie in Arizona: Trump, quasi al 50% dei suffragi, batte Ted Cruz di una ventina di punti e John Kasich di oltre 30; la Clinton va oltre il 60%, il suo rivale Bernie Sanders è sotto il 40%.

Cruz e Sanders hanno nettamente vinto le assemblee dello Utah, dove Trump è solo terzo, pure dietro Kasich, mentre in quello che viene definito il Western Tuesday, mancano ancora i dati dell’Idaho, dove votavano solo i democratici.

Sanders s’è imposto su Hillary – i risultati sono stati diffusi lunedì – nelle primarie dei democratici all’estero (Global Presidential Primary, 34.750 votanti): ha avuto il 69% dei suffragi contro il 31% – il senatore ha vinto anche in Italia. Dei 13 delegati in palio, Sanders ne ha presi 9 e la Clinton 4. I repubblicani non hanno un meccanismo di voto per i residenti all’estero.

Nel ‘travel warning’ il Dipartimento di Stato sottolinea l’esistenza d’una minaccia “a breve termine” di possibili nuovi attentati: “Gruppi terroristici continuano a pianificare attacchi a breve termine attraverso l’Europa, avendo come obiettivo eventi sportivi, siti turistici, ristoranti e trasporti”.

Per tutta la giornata di martedì, le esplosioni di Bruxelles hanno innescato commenti e polemiche fra gli aspiranti alla nomination, al di là delle espressioni di cordoglio e di solidarietà con le vittime e le loro famiglie, il Belgio e l’Europa. In interviste televisive, Trump ha parlato della capitale dell’Ue come di “un campo di battaglia”: “Ed è solo l’inizio”, ha aggiunto. E ha proseguito: “Dipendesse da me, a Salah Abdeslam bisognerebbe praticare il waterboarding, anzi io farei molto di più […] Dobbiamo essere molto vigili sulle persone cui permettiamo di entrare” negli Stati Uniti.

Il magnate dell’immobiliare ha riproposto la sua ricetta di messa al bando dei musulmani, tornando a proporre di “chiudere le frontiere”. Una misura che l’ex fist lady Hillary Clinton ha come al solito respinto, definendola, tra l’altro, “irrealistica”, mentre il senatore del Vermont Bernie Sanders pensa che sarebbe “incostituzionale” e “sbagliata”: sia la Clinton che Sanders parlano di cooperare di più con gli alleati, a cominciare dall’intelligence, e puntano ad unire la comunità internazionale contro il terrorismo integralista.

Il senatore del Texas Ted Cruz ha detto che, come presidente, userebbe “a pieno la forza e la furia” delle forze armate degli Stati Uniti per sconfiggere il sedicente Stato islamico. Cruz ipotizza pure pattuglie armate nelle aree musulmane “per metterle in sicurezza” e prevenirne la radicalizzazione – anche se la misura pare piuttosto destinata a indurla che a prevenirla.

Il governatore del’Ohio John Kasich ha criticato il presidente Barack Obama, che da Cuba è andato come previsto in Argentina, senza interrompere le sue visite in America latina (una critica condivisa da Cruz). Parlando a Minneapolis, Kasich ha sostenuto che il ‘comandante in capo’ doveva tornare a Washington, sentire l’intelligence, chiamare i leader europei, coordinare la risposta – Obama, invece, lo ha fatto durante il suo viaggio. Secondo il governatore, il presidente affronta con eccessiva “leggerezza” la minaccia terroristica.



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