E’ proprio vero che non bisogna mai dire mai. La tragedia di Bruxelles e quelle che l’hanno preceduta per mano del terrorismo islamista mi hanno fornito l’occasione di trovarmi d’accordo persino con Giulietta Chiesa. Sì, proprio lui, l’ex corrispondente da Mosca del giornale ufficiale del Pci negli anni dell’Unione Sovietica, sopravvissuto come comunista nell’intimo al crollo del muro di Berlino, approdato nel Parlamento Europeo nel 2004 con una lista improvvisata in Italia da Antonio Di Pietro ed Achille Occhetto, salvo staccarsi dall’ex magistrato, ma soprattutto noto per un’inchiesta sull’attentato dell’11 settembre del 2001 alle Torri Gemelle di New York più esplosiva della loro esplosione, essendo mirata ad attribuirne le responsabilità praticamente agli americani.
Per quanto portato, con questi precedenti, a diffidare dei suoi ragionamenti, mi è sembrato francamente difficile dare torto a Chiesa quando, commentando i rinnovati propositi occidentali di combattere il terrorismo islamista dopo l’attacco alla capitale belga ed europea, ha contestato la possibilità di un’impresa del genere sino a quando ci si ostinerà a considerare alleati, in questa lotta, paesi doppiogiochisti come la Turchia e l’Arabia Saudita, per non parlare di altri.
Eppure la Turchia si è già tolta la soddisfazione di rivelare di avere a suo tempo individuato e consegnato uno dei terroristi responsabili della tragedia appena consumata in Belgio, dove polizia e magistratura lo avevano liberato e restituito alla sua attività.
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A prima vista sembra difficile dare torto anche al sottosegretario ai servizi segreti Marco Minniti quando paragona in qualche modo l’inquietante omertà della quale i terroristi islamisti hanno goduto nel quartiere di Bruxelles dove sono vissuti a quella di cui hanno potuto a lungo godere, e tuttora godono, gli ‘ndranghetisti nella sua Calabria. Per non parlare dei mafiosi in Sicilia e dei camorristi a Napoli, dove ancora la polizia deve difendersi dagli insulti, dalle aggressioni e dalle minacce della popolazione quando si avventura in certi quartieri per eseguire perquisizioni o arresti.
Abbiamo purtroppo fatto scuola in Italia. Una scuola terribile, aggravata dal sostanziale boicottaggio subìto negli anni scorsi nelle sale cinematografiche dal film evocativo dell’eroismo del povero Guido Rossa, l’operaio e sindacalista dell’Italsider di Genova che nel 1979 pagò con la vita il coraggio di denunciare un brigatista rosso sorpreso a distribuire in fabbrica i volantini dei terroristi, cioè a fare proseliti nella lotta armata contro lo Stato.
Eppure anche nella guerra al terrorismo islamista, d’importazione o di adozione, visto che le belve sono cresciute e spesso anche nate nei paesi dove ammazzano, avremmo bisogno non di uno ma di dieci, cento, mille Guido Rossa. Come già ci capitò di osservare quando ad essere insanguinata dalle milizie del Califfato fu Parigi. Milizie e vertici di cui ora si discute, giusto per distrarsi nell’azione concreta di contrasto, se possano essere considerati o no fascisti, o nazisti. Come si faceva con le brigate rosse quando venivano definite “sedicenti” per salvare il rosso dallo sfregio, come si vorrebbe fare ora con l’Islam.
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Può darsi che la solita Daniela Santanchè abbia esagerato, nella Gabbia di Gianluigi Paragone, a la 7, a definire “una caserma dell’Isis”, cioè del fantomatico Stato Islamico, gli ambienti dell’Expo di Milano dove si è deciso di allestire un centro di accoglienza, o qualcosa di simile, per gli immigrati che continuano a sbarcare in Italia, e ancora più numerosi sbarcheranno quando miglioreranno le condizioni del tempo. O le rotte dall’Africa suppliranno a quelle che la Turchia si è impegnata, a pagamento, a contenere.
Ma anche alla Santanchè, e a Matteo Salvini, è difficile dare torto di fronte alla disinvoltura con la quale la vecchia sinistra, e purtroppo anche la nuova, continua a scommettere sulla capacità illimitata di accogliere e integrare, si fa per dire, quanti approdano in Italia nella speranza, magari, di andare altrove, ma sono destinati a rimanervi per le chiusure opposte nei fatti dagli altri paesi dell’Unione Europea.
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Dal terrorismo islamista a quello, per fortuna senza sangue, in cui si esercitano ogni giorno e ogni ora nelle borse gli speculatori. Ai quali, nella sua improvvida inconsapevolezza, inciampando in una corsa che sembrava inarrestabile verso il Campidoglio, ha dato una mano la candidata grillina Virginia Raggi a sindaco di Roma.
Alla bella avvocatessa sono bastate poche, avventate parole per scatenare un ribasso dei titoli di Acea, l’azienda romana dell’energia e dell’acqua. Che ha perduto in un giorno qualcosa come 142 milioni di euro, di cui 71 del Campidoglio. I concorrenti, per quanto malmessi, di destra e di sinistra, o di centro, ringraziano.
ECCO GLI APPROFONDIMENTI DI FORMICHE.NET SU ISIS E GLI ATTENTATI A BRUXELLES:
Vi spiego gli algoritmi dei terroristi (di Isis e non solo). L’analisi di Giuseppe Pennisi
Perché è utile seguire Israele per contrastare il terrorismo Isis. Le Punture di Spillo di Giuliano Cazzola
Come si deve rispondere al terrore di Isis. L’analisi di Luca Longo
Vi racconto Bruxelles dopo la strage Isis. Il commento di Gianfranco Polillo
Isis, il totalitarismo del terzo millennio. Il Bloc Notes di Michele Magno
Isis e Bruxelles, cosa hanno detto Clinton, Cruz, Sanders e Trump. L’articolo di Zeffira Zanfagna
Tutte le sciocchezze su Isis, Bruxelles, Servizi e Corano. Il corsivo di Stefano Cingolani
Bruxelles, la guerra di Isis e l’eutanasia dell’Europa. L’analisi di Benedetto Ippolito
Chi finge di non vedere la guerra di Isis. Il commento di Gennaro Malgieri
Vi racconto la fiacchezza morale che ci rende inermi davanti a Isis. Il commento di Corrado Ocone
Attentati a Bruxelles, come combattere con efficacia il terrorismo. L’analisi di Ennio Di Nolfo
Salah, Molenbeek e il jihad made in Europe. Il post del sociologo Marco Orioles
Tutte le bufale circolate sui media dopo la strage a Bruxelles. La ricostruzione di Alma Pantaleo
Così Clinton e Trump si rintuzzano anche sugli attentati a Bruxelles. L’articolo di Giampiero Gramaglia
Attacco terroristico a Bruxelles, tutti i dettagli. La ricostruzione di Emanuele Rossi
Bruxelles, da “non luogo” a capitale del terrore. Il corsivo di Guido Mattioni
Vi racconto tutto di Molenbeek. La testimonianza di Enrico Martial
Perché il Belgio è considerato “la culla del jihadismo” in Europa. L’approfondimento di Rossana Miranda