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Ecco come la Difesa lavora a una rete contro le crisi cyber

La Difesa sta lavorando per conto del governo al progetto di una rete interministeriale contro le crisi cibernetiche. Non solo: questa rete in fieri “nasce come rete di gestione delle crisi cibernetiche, ma l’idea è quella di farla evolvere come rete di gestione delle crisi nazionali in sostituzione dell’attuale vecchia rete”. E’ quanto ha sottolineato il Capo del VI Reparto (Sistemi C4I e Trasformazione) dello Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio di divisione Ruggero Di Biase.

L’INIZIATIVA DEL PARLAMENTO

Di Biase ha parlato nel corso di un’audizione nei giorni scorsi alla Commissione Difesa della Camera che ha avviato un’indagine conoscitiva sulla sicurezza e sulla difesa nello spazio cibernetico per volontà del presidente della commissione Francesco Saverio Garofani (Pd), un esponente politico vicino al capo dello Stato, Sergio Mattarella, come ha sottolineato mesi fa la giornalista de La 7, Alessandra Sardoni, sul quotidiano Il Foglio. Un’iniziativa su un comparto, quello della sicurezza cibernetica, in cui anche il governo è al lavoro: l’idea iniziale attribuita all’esecutivo di costituire un’agenzia ad hoc ha lasciato spazio alle intenzioni del premier Matteo Renzi di avere una sorta di coordinatore del comparto in Marco Carrai.

L’AUDIZIONE DELLA DIFESA

L’ammiraglio Di Biase si è dilungato alla fine dell’audizione nel descrivere il progetto della Rete interministeriale di gestione delle crisi cibernetiche: “Posso dirvi con fierezza che il Nucleo di sicurezza cibernetica – il Nucleo di sicurezza cibernetica è il secondo livello, quello operativo – ha affidato alla Difesa il compito di presentare un progetto di realizzazione di una rete robusta che potesse garantire lo scambio di informazioni e, quindi, dare continuità alle comunicazioni in uno scenario di crisi cibernetica, laddove vengono meno le reti e le infrastrutture dei Ministeri della Pubblica amministrazione”.

Ecco di seguito, suddivisi per capitoli, le informazioni salienti fornite da Di Biase ai deputati della Commissione Difesa.

A COSA SERVE LA RETE

“Poter disporre di un sistema di comunicazione ben protetto, robusto, ridondato e sicuro, perché «up to S», ossia di classifica di segretezza S, in grado di garantire lo scambio di informazioni e, quindi, di far sì che si possa attuare quella necessaria azione di comando e controllo e di coordinamento dell’attività di reazione è fondamentale e vitale, altrimenti resteremmo senza comunicazione”.

IL COMPITO DELLA DIFESA

“Lo studio di fattibilità è stato richiesto alla Difesa in virtù del fatto che la Difesa dispone già di una complessa rete di comunicazione, la DIFENET, e che probabilmente – dico anche questo con un pizzico di orgoglio – è il Dicastero che ha maggiore esperienza nella gestione di reti di natura classificata. Per questo motivo è stato richiesto a noi”.

LE SOLUZIONI

“La soluzione ipotizzata è quella di ospitare i nodi che dovranno erogare i servizi presso i data center della Difesa, utilizzare la connettività DIFENET, che già in parte serve un determinato numero di Dicasteri e di organismi interessati che siedono al Nucleo di sicurezza cibernetica e sono già raggiunti dalla nostra rete – per una questione di risparmio, ovviamente – e completare la connettività mediante il leasing di circuiti dedicati. Non si tratta di servizi, ma di circuiti, proprio di connettività fisica, che verrebbe poi equipaggiata con sistemi proprietari per garantire che il tutto sia sotto un determinato controllo di sicurezza”.

I COSTI

“Gli oneri previsti sono 3 milioni di euro. C’è poi il mantenimento nel tempo per il funzionamento di questa infrastruttura, che comporta un minimo costo di 350 mila euro per anno. Stiamo cercando di definire le modalità di finanziamento di questa impresa, ossia se farla con un unico finanziamento a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri o se ogni Dicastero poi si finanzierà la propria porzione di rete”.

I PROSSIMI PASSI

“Dobbiamo anche definire le procedure di acquisizione e la struttura di governance sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista operativo, sia dal punto di vista della sicurezza. Lo stiamo facendo in concorso, perché la responsabilità è della Presidenza del Consiglio dei ministri”.

LA POSSIBILE EVOLUZIONE DELLA RETE

“Nasce come rete di gestione delle crisi cibernetiche, ma l’idea è quella di farla evolvere come rete di gestione delle crisi nazionali in sostituzione dell’attuale vecchia rete. Anche qui si tratta di un salto tecnologico della rete di gestione delle crisi nazionali. Questo potrebbe essere il nucleo che può garantire questa capacità nel futuro”.

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