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Renzi, Guidi e le regole (arbitrarie) sulle telefonate inopportune

MATTEO RENZI

Perché la ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi, si è dimessa? Lo ha spiegato ieri, nero su bianco, il premier Matteo Renzi nella sua enews. Leggiamo:

La storia è molto semplice. Nel 2014 il Governo ha autorizzato lo sblocco di un progetto industriale francese in Basilicata, fermo dal 1989, il progetto Tempa Rossa. Ci lamentiamo che nel Sud non c’è lavoro. Bene, se ci sono investimenti stranieri che sono bloccati da 25 anni anziché parlare, diamo loro le autorizzazioni, no? Avevo già annunciato pubblicamente, in più sedi, che avremmo dato il via libera a questo progetto. Quando l’emendamento è stato formalmente presentato, il ministro dello sviluppo economico lo ha comunicato in anticipo al suo compagno, che si è scoperto poi essere interessato al business. Così facendo Federica Guidi ha compiuto un errore e giustamente ha deciso subito di dare le dimissioni, per evidenti ragioni di opportunità“.

Dunque la telefonata dell’ex ministro Guidi era inopportuna.

Dunque è stato opportuno, secondo il premier, che la ministra si sia dimessa: questa è stata la “sentenza” del presidente del Consiglio. Nulla da eccepire. Purché siano chiare le conseguenze di questa impostazione.

Da ora in poi (ma oramai l’abitudine è invalsa dal caso Lupi) anche se un esponente di governo non è ancora indagato si deve dimettere nel caso da intercettazioni telefoniche indicate in procedimenti giudiziari emergano telefonate inopportune. L’inopportunità sarà giudicata tale, ovviamente, dal presidente del Consiglio. Bene.

Ciò detto, siamo proprio sicuri che telefonate di questo genere, seppure non a parenti o conviventi, siano l’eccezione, siano rare? Davvero ministri, viceministri, sottosegretari, capi di gabinetto, capi di segreterie tecniche, presidenti di commissioni parlamentari non preannunciano, non informano e non adombrano a collaboratori, a capi di relazioni istituzionali di aziende, a consulenti e a lobbisti la preparazione o la presentazione di un decreto, di un disegno di legge, di un emendamento? Si è arrivati davvero a questo livello di ipocrisia? Evidentemente sì.

Ma se questo è l’andazzo, allora si deve mettere in conto che prima o poi da qualche brandello di intercettazioni si potrà arguire o ipotizzare qualche telefonata inopportuna – secondo la visione renziana – di altri esponenti del governo o di Palazzo Chigi, magari non parlamentari come il premier Renzi. Si è consapevoli di questo rischio?

Anzi, qualcuno in Parlamento – non solo tra i banchi delle opposizioni – bofonchia: era opportuna anche la telefonata di un non ancora premier Renzi che anticipava a un generale della Guardia di Finanza – come si evince da talune intercettazioni pubblicate nel luglio dell’anno scorso – il progetto di rottamare il governo Letta?

Chi di opportunità ferisce, di opportunità può morire. O no?


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