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Perché è vicina l’intesa tra il Vaticano e i lefebvriani

Mai come ora appare vicina la soluzione dello scisma tra la Santa Sede e la Fraternità sacerdotale San Pio X, fondata dal vescovo Marcel Lefebvre nel 1970. Venerdì scorso, nel pomeriggio, l’attuale Superiore generale, mons. Bernard Fellay, è stato ricevuto a Santa Marta dal Papa. Un colloquio “cordiale” (“estremamente positivo”, lo definiscono altre fonti) durato quaranta minuti e definito cordiale anche da un comunicato reso pubblico ieri dalla Fraternità. Francesco e Fellay hanno convenuto di proseguire il dialogo. Il giorno successivo, sabato, l’erede di Lefebvre ha incontrato mons. Guido Pozzo, il segretario della Pontificia commissione Ecclesia Dei che è l’organismo deputato a condurre il negoziato per la ricomposizione della frattura. Il colloquio con il Pontefice è stato “informale”, lontano dai crismi dell’ufficialità e dalla necessità conseguente di essere reso noto immediatamente.

I PRECEDENTI NON POSITIVI

La prudenza è d’obbligo, come insegnano le vicende del recente passato. Anche nel 2012 sembrava che l’accordo fosse a un passo, ma la trattativa si arenò quando dal Vaticano fu posta come condizione necessaria alla Fraternità San Pio X l’accettazione di un preambolo dottrinario che richiedeva l’accettazione e il riconoscimento del Concilio Vaticano II e del successivo magistero della Chiesa cattolica. Su questo, la comunità di Econe diede una risposta considerata insoddisfacente soprattutto dalla Congregazione per la dottrina della fede, guidata prima dal cardinale William J. Levada (contrario all’accordo) e poi da Gerhard Ludwig Müller. Il dossier rimase così fermo negli ultimi mesi del pontificato ratzingeriano, salvo poi riaprirsi nell’estate del 2013 quando, eletto Francesco, mons. Pozzo sarebbe tornato a occuparsi del negoziato.

GLI OSTACOLI AL DIALOGO

Gli ostacoli sono presenti sia in Vaticano – soprattutto circa il timore di fare “concessioni” troppo importanti ai lefebvriani – sia tra quanti seguono la Fraternità, timorosi di andare incontro a un annacquamento nonché a una sconfessione della linea inaugurata e portata avanti fino al 1991 da mons. Marcel Lefebvre. Non è un mistero che non siano pochi, a Econe, a non volerne sapere di scendere a patti con Roma.

LE PAROLE DI BERNARD FELLAY

Nonostante ciò, il percorso pare tracciato, ed è paradossale che ciò avvenga con un Pontefice assai lontano dalle istanze fatte proprie dalla Fraternità San Pio X. Lo confessava, lo scorso marzo, lo stesso Fellay, in un’ampia intervista concessa al sito della propria comunità: “Non mi stupirebbe che il Papa ci considerasse come una di queste periferie alle quali dona palesemente la sua preferenza. E in quella prospettiva, usa l’espressione ‘compiere un percorso’ con la gente in periferia, sperando che si arriverà a migliorare le cose. Dunque non è una volontà ferma di risolvere subito: un percorso va dove va… ma, alla fine, è abbastanza calmo, tranquillo, senza troppo sapere ciò che potrà risultare. Probabilmente, è questa una delle ragioni più profonde”. Molto apprezzato, poi, quanto Bergoglio aveva scritto lo scorso 1° settembre nella Lettera con cui ha concesso l’indulgenza in occasione dell’Anno giubilare: “Un’ultima considerazione è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati”.

QUALCHE DUBBIO

Fellay non vede alcuna ostilità nel Pontefice regnante: “E’ chiaro che Papa Francesco vuole lasciarci vivere e sopravvivere. Ha perfino detto, a chi lo vuole sentire, che non farebbe mai del male alla Fraternità. Ha anche detto che noi siamo cattolici. Ha rifiutato di condannarci per scisma”. Certo, qualche problema resta: “Ha usato un termine un po’ enigmatico, cioè che noi siamo in cammino verso la piena comunione. Questo termine ‘piena comunione’ sarebbe bello una volta avere una definizione chiara, perché si vede che non corrisponde a niente di preciso. E’ un sentimento, un non si sa troppo bene cosa”.

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