L’incursione nella vita privata del ministro Federica Guidi dice due cose. La prima è che come sempre è disgustoso e osceno il metodo con cui vengono messi in piazza brandelli di vita di una persona, i suoi rapporti familiari, sentimentali, quelli con i figli: tutto quello che c’è di più privato e sensibile si possa immaginare è squadernato per il gusto della prurigine pubblica, sempre più famelica e onnivora.
Dalle telefonate intercettate esce il ritratto di una donna debole, ricattata sul piano dei sentimenti, innamorata e non corrisposta, insicura sia sul lavoro che nella vita privata. Tutte cose godibili se in capo a un “potente”, a una della “casta”. Ma come sempre prive di qualsiasi rilievo penale, pura e semplice tortura psicologica, annichilimento sociale, character assasination. E non mi importa che certi tratti del comportamento della Guidi possano risultare sconvenienti o condannabili. Non li dovevo e non li volevo sapere.
(Estratto di un post più ampio pubblicato sul profilo Facebook di Giancarlo Loquenzi)