Sul caso Regeni dirò una cosa sgradevole ma realistica. Dagli incontri tra i loro e i nostri investigatori non uscirà mai niente, tanto meno la Verità, così spesso reclamata.
Possono andare avanti per prendere tempo, ma nel frattempo ci vuole un accordo politico a più alto livello che si imponga sulle illazioni, sulle dietrologie, sulle dispute politiche, sul rumore di fondo dei media. Un accordo che sia anche un compromesso tra le esigenze dei due paesi e dei due governi. Un punto di incontro tra la necessità per Al Sisi di non mettersi contro tutti i suoi apparati di sicurezza e in definitiva la sua stessa stabilità al potere pur ottenendo uno o più nomi credibili da sacrificare e mettere sotto accusa; e le necessità italiane di non accontentarsi di versioni di comodo, di non apparire corrivi e di consegnare alla famiglia di Giulio almeno un brandello di verità con cui consolare il proprio dolore.
La Verità con la v maiuscola non la avremo mai, occorre mettersi l’anima in pace e forse una cosa del genere neanche esiste nelle condizioni date. La sua evocazione stentorea e ripetuta suona anche un po’ falsa se utilizzata per scopi politici. Il governo italiano pur facendo il possibile deve liberarsi da questa fascinazione.
Alla famiglia Regeni spetta tutto il sostengo, l’impegno e la solidarietà possibile, ma nulla le restituirà Giulio, neppure la caduta del governo di Al Sisi e la dannazione dell’Egitto intero.