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Ecco quanto le aziende della difesa Usa finanziano Clinton, Sanders e Cruz

Se si spulciano le liste dei finanziamenti ricevuti dalle aziende che lavoro nel settore Difesa dai vari candidati in corsa per le presidenziali americane, si trova che in testa, con oltre 450 mila dollari, c’è Hillary Clinton, seguita a distanza da Bernie Sanders. Ossia, i due più importanti candidati democratici hanno ricevuto più soldi dalle industrie delle armi di quanto abbiano fatto i contendenti repubblicani. I numeri arrivano dalla revisione da parte del Center for public integrety dei Federal electoral commission data.

FOLLOW THE (DEFENSE) MONEY

Un dato indicativo sulle previsioni politiche del settore? Alla fine vincerà un democratico? Forse questa è la sensazione di queste aziende del comparto. Altrimenti non si spiegherebbe come mai Sanders, il senatore del Vermont che s’è detto pronto a rivedere al ribasso le spese sulla Difesa, ha ricevuto più soldi del contendente repubblicano Ted Cruz (primo fra i suoi, a poca distanza da Sanders), che ha propagandato il suo amore per le armi e la sua volontà di alzare le spese militari, con un celeberrimo video in cui si è fatto riprendere intento a spiegare come cuocere del bacon croccante sulla canna di un fucile d’assalto AR-15, mentre lui stesso sparava in un poligono (da notare che, per esempio, l’AR-15 è l’arma usata da Adam Lanza per compiere la strage nella scuola di Sandy Hook).

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REP CONTRO DEM

Sono solitamente i repubblicani come il texano Cruz ad avere maggiore propensione ad aumentare il bilancio del Pentagono, ed è stato proprio attraverso alcune mosse legislative al Congresso (monocolore conservatore) che il dipartimento della Difesa americano ha potuto contenere i tagli previsti dall’Amministrazione Obama. Se non che la presidenza, tramite il Segretario Ash Carter, ha richiesto all’inizio di quest’anno un incremento di altri 2,4 miliardi di dollari (molti dei quali saranno investiti nel comparto Cyberwarfare) al bilancio del Pentagono per il 2017. Gli Stati Uniti, come dimostrato dal rapporto Sipri, sono già il Paese che destina più fondi al settore militare, nonostante questo e nonostante le retro-costruzioni ideologiche, molti parlamentari democratici si erano subito espressi favorevolmente all’annuncio di Obama, sebbene non incontrasse il consenso dell’opinione pubblica. Anche Cruz ha proposto un aumento della spesa militare se dovesse essere eletto, pensando a un incremento pari al 4 per cento del Pil, ossia più o meno 135 miliardi: dichiarazioni che gli hanno permesso di incassare quasi 45 mila dollari dai dipendenti della Lockheed Martin (ricevendo il più alto contributo dalla ditta che produce gli F35, i jet del futuro, intorno a cui ruotano contratti miliardari).

I DONATORI

I dati sui finanziatori delle campagne elettorali in America sono pubblici e regolamentati da sistemi di trasparenza che permettono di rintracciare nome e cognome del donatore. Le aziende che prendono appalti dalla Difesa non possono finanziare direttamente i candidati, ma possono farlo attraverso comitati di azione politica sostenuti dai propri dipendenti. Uno di questo, per esempio, è quello della General Elettric, che ha raccolto il più alto numero di donatori per Clinton: l’azienda del Connecticut rappresenta l’avanguardia nella produzione di motori, di componentistica per i jet da combattimento e in altre tecnologie militari, e ha chiuso il 2013 e il 2014 con rispettivamente 2,3 e 2,2 miliardi di dollari di contratti con il DoD (Department of Defense). Seguono, nel fare a gara per rimpinguare le casse di Hillary, Boeing e Lockheed Martin.

TRUMP A PARTE

L’eccezionalismo di Donald Trump sulla corsa alla presidenza si manifesta anche in queste circostanze. Nonostante il magnate newyorkese sia da tempo in vetta ai sondaggi repubblicani, ha ricevuto un contributo irrisorio dal settore Difesa per la sua campagna: poco più di 10 mila dollari. Oltre al fatto che Trump si vanta di basarsi molto sulle sue finanze per pagarsi la campagna elettorale, queste poche entrate dal settore militare probabilmente sono legate al fatto che Trump non ha mai preso posizioni forti e dirette in merito alle armi e nemmeno sulle spese per la Difesa. Linea politica per cui è stato superato nei finanziamenti specifici anche da Chris Christie (che ha raccolto 209 mila dollari) e Jeb Bush (con 101); su questi due candidati, orami ritirati dalla corsa per la Casa Bianca, hanno avuto un ruolo fondamentale i lavori dei Super-PAC, i grandi comitati politici, che li rappresentano.

MENO SOLDI DEL 2008

Politico ha notato che in totale l’investimento dei dipendenti delle ditte  del settore militare è stato più contenuto che durante le presidenziali del 2008, quelle che portarono alla vittoria Barack Obama. Probabile che ci sia una relazione con l’esito incerto della campagna elettorale, possibile anche, sostiene il sito americano, che i soldi siano stati indirizzati verso ali più influenti del mondo politico-istituzionale. Nel periodo in cui i candidati alla presidenza hanno raccolto i soldi per le campagne, da gennaio 2015 fino a febbraio del 2016, le aziende della Difesa hanno investito 7,5 milioni di dollari per finanziare i Super-PAC collegati ai membri delle Commissioni di Camera e Senato che si occupano di forze armate, destinate ad “avere un impatto senza dubbio più grande di amministrazione sulla sorte dei programmi di armamenti specifici” scrive Politico.



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