Qualcuno potrebbe sorridere pensando alla scissione dell’atomo. Oggi a Salerno inizia il quarto congresso del Psi ma Bobo Craxi non ci sarà. Il figlio di Bettino, ex sottosegretario agli Esteri nel secondo governo Prodi, sbatte la porta e convoca una contro manifestazione contestando l’assise del partito che come segretario ha Riccardo Nencini, reo di aver schiacciato il Psi su posizioni filorenziane tanto da far parte lui stesso dell’esecutivo come viceministro ai Trasporti. Bobo Craxi, che fa parte della segreteria nazionale, contesta la validità del congresso annuncia la sua defezione e prepara una battaglia legale a colpi di carte bollate. “Non ci hanno detto quanti sono gli iscritti, sono state commesse irregolarità sullo statuto, per noi il congresso non è valido”, dice Craxi. Che contesta a Nencini anche la linea politica. “Lui ormai è sempre più filo renziano e si appresta ad avere uno strapuntino nel Pd. Altrimenti non si capisce perché appoggiare una legge elettorale, l’Italicum, che ci condanna all’evaporazione”, continua Craxi.
Insomma, per il figlio di Bettino il Psi di Nencini (che conta sei parlamentari tra cui lo stesso segretario, eletto in Senato) è destinato a sciogliersi dentro il Pd. “Non è per questo che siamo entrati al governo: un conto è appoggiare il premier all’interno di una coalizione di larghe intese in cui viene rivendicata anche la nostra identità, un altro è diventare le controfigure di Renzi, come se fossimo pure noi un petalo del giglio magico”, osserva l’esponente socialista.
Bobo, invece, dopo una vita politica scandita da alti e bassi, segnata anche da feroci contrasti con la sorella Stefania (quando lui scelse di aderire al centrosinistra lei per anni non gli parlò più), adesso sta vivendo una svolta anti renziana. “Daremo vita a comitati socialisti per il No al referendum costituzionale. Mentre sulle trivelle consideriamo un grave errore da parte del premier invitare i cittadini all’astensione. Un qualsiasi esponente politico può dirlo, un capo di governo no”, dice Bobo. Ammettendo anche l’errore di suo padre, Bettino, nel 1991, quando di fronte al referendum sulla preferenza unica esortò gli italiani ad “andare al mare”. “I risultati gli diedero torto e quella decisione segnò l’inizio della fine”, sottolinea il figlio del leader socialista.
Renzi proprio non gli piace. “Non nego che il governo abbia messo in campo anche cose positive e lui è un grande affabulatore, ma nel merito la maggior parte dei suoi provvedimenti sono discutibili”. Il più grande peccato di Renzi, secondo Bobo, è il suo tentativo di sbianchettare la sinistra in nome di una corsa scomposta verso il centro. Col risultato che “molti dei suoi elettori non lo seguono più, se ne accorgerà alle prossime elezioni”. Per non parlare dei rapporti ormai compromessi con la sinistra radicale. “E poi non si capisce perché abbia messo nel suo mirino il sindacato. Un leader di sinistra non può comportarsi così”, continua. Dando ragione a D’Alema: “Un leader della sinistra deve unire, non dividere”.
Insomma, Bobo è diventato anti renziano, o forse lo è sempre stato, mentre il segretario del suo partito, Nencini, sta saldamente col premier. Da qui il cortocircuito di un congresso che il figlio di Craxi disconosce e a cui non parteciperà. Bobo Craxi ha convocato i ribelli socialisti – quelli della sua corrente denominata Area Socialista – oggi a Roma per una contro-manifestazione. “Con noi ci sono tanti compagni socialisti, vecchi e nuovi, che ci raggiungeranno da ogni parte d’Italia. Il nostro obbiettivo”, afferma, “è presentare una lista socialista alle prossime elezioni nel 2018”. Probabilmente con un nuovo partito sotto il segno del garofano.