Ok a metà in Europa per il piano messo a punto dall’Italia per regolare e gestire il flusso di migranti. Ok a metà perché dalla Germania è venuto un altolà alla proposta di bond ad hoc per finanziare le spese del progetto. Il portavoce del governo federale tedesco, Steffen Seibert, infatti, ha dichiarato che “il governo tedesco non vede per ora le basi per l’emissione di debito comune in modo da pagare le spese dei governi nazionali sul fronte migrazione”. “Troveremo una buona intesa con la Germania”, ha affermato questa mattina il ministro dell’Interno Angelino Alfano, rispondendo a una domanda sugli eurobond proposti da Renzi. Mentre è sempre rovente il dibattito fra Turchia ed Europa. Ecco tutte le ultime novità su immigrazione e profughi
IL PRESSING TURCO
Il governo turco è pronto a cancellare il suo accordo sui rifugiati firmato con l’Unione europea se i Paesi Ue non rispetteranno gli impegni presi a proposito della facilitazione dei visti per i turchi entro giugno, ha dichiarato il premier turco Ahmet Davutoglu questa mattina, prima di partire alla volta di Strasburgo. La risposta del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker non si è fatta attendere: “La Turchia deve soddisfare tutte le condizioni rimanenti” e i criteri non saranno “annacquati”. Juncker, inoltre, ha ricordato che Ankara deve rispettare tutte le condizioni “così la Commissione potrà adottare la sua proposta nei prossimi mesi”, ha dichiarato in una sessione plenaria dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
“La Turchia è un interlocutore serio – ha spiegato il premier Davutoglu ieri, scrive il giornale turco Hurriyet -. Fa quello che ha promesso e non consentirà deviazioni dall’implementazione di quello che è stato concordato. Ma è un impegno comune. Se l’Ue non può fare i passi necessari, non può aspettarsi che la Turchia faccia i suoi”. Il premier turco ha aggiunto che “in assenza” delle facilitazioni dei visti entro giugno “nessuno si aspetti che la Turchia rispetterà i suoi obblighi”.
IL PIANO
Sulla base dell’esperienza fatta con l’accordo tra Ue e Turchia, l’Italia propone un “migration compact” per ridurre i flussi anche lungo la rotta mediterranea attraverso nuove intese con i Paesi d’origine e di transito, in particolare quelli africani, da finanziare con strumenti innovativi come i bond Ue-Africa. Ecco quanto l’Ue potrebbe offrire ai Paesi terzi in base alla proposta italiana.
Ecco in pillole il piano predisposto dall’Italia (qui il pdf completo, in lingua inglese).
INFRASTRUTTURE
Secondo il piano proposto dall’Italia, nei Paesi di provenienza dei migranti – soprattutto Paesi africani – si dovrebbero stabilire dei fondi di investimento europei per creare opere dall’alto impatto sociale e infrastrutturale da individuare assieme al Paese partner. Gli investimenti, si legge nel Migration Compact italiano, servirebbe come incentivo “cruciale” per instaurare forme di cooperazione tra i paesi terzi e l’UE.
EURO-AFRICA BOND
Per finanziare i progetti infrastrutturali e facilitare l’accesso di questi Paesi ai mercati finanziari, in sinergia con la Bei e le altre grandi organizzazioni finanziarie internazionali, Renzi ha proposto l’emissione di bond (obbligazioni) con una prospettiva a medio-lungo termine. Su questo punto, però, è arrivato lo stop della Germania: “Il governo tedesco non vede alcuna base per un finanziamento comune dei debiti per le spese degli stati membri per la migrazione”, ha dichiarato il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, nel pomeriggio di ieri. La risposta di Matteo Renzi è arrivata nella serata di ieri, in un’intervista rilasciata al Tg1: “Se Merkel e i tedeschi hanno soluzioni diverse ce lo dicano, ma questo problema deve risolverlo l’Europa”.
COOPERAZIONE SICURA
In continuità con quanto già avviene attraverso le missioni del CSDP (Common Security and Defence Policy of the European Union) – ossia il controllo comune dei confini e collaborazione sul fronte della lotta a crimini come la tratta di esseri umani – la proposta italiana suggerisce di fare un passo avanti prevedendo delle missioni di supporto logistico e organizzativo nelle regioni in cui la situazione è più delicata, seguendo le orme di progetti come il G5 del Sahel, il quadro istituzionale per il coordinamento e il monitoraggio della cooperazione in Africa centrale di cui fanno parte Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad e istituito nel 2014 per, appunto, creare sviluppo economico e combattere le minacce terroristiche nella regione.
MIGRARE LEGALMENTE
Per arginare le migrazioni illegali, è necessaria la creazione di strumenti per l’accesso di lavoratori al mercato europeo, attraverso l’istituzione di “quote per lavoratori stranieri”, distribuzione nei paesi terzi di informazioni su possibilità di lavoro in Europa, corsi di lingua e orientamento in collaborazione con istituzioni europee che precedano la partenza e aiutino, così, l’integrazione al momento di arrivo nei vari paesi europei di destinazione, così come programmi di Erasmus Plus per gli studenti stranieri che vorranno approfondire il proprio percorso universitario in Europa.
COME REINSEDIARE
È necessario prevedere, poi, un sistema di compensazione riservato ai Paesi che si impegnano nello stabilire sistemi di asilo nazionali (anche se non si specifica quali debbano essere).
CONFINI E FLUSSI
L’Europa, si legge nel Migration Compact, potrebbe chiedere in cambio su vari fronti. Sicuramente il primo sarebbe la riduzione dei flussi migratori verso l’Europa e un coordinamento con le forze locali con la Guardia di frontiera europea.
FRA RIMPATRI E RIAMMISSIONI
La collaborazione amministrativa con i Paesi sul fronte dell’identificazione, della distribuzione dei documenti e dei rimpatri dovrebbe essere rafforzata, con il sostegno locale di strutture di accoglienza dove identificare chi ha diritto a ottenere protezione internazionale e chi no.
APPLICAZIONE DI SISTEMI DI ASILO NAZIONALI
In linea con gli standard internazionali, magari con l’aiuto di agenzie specializzate come l’Unhcr e la Oim, l’Europa dovrebbe supportare la creazione in loco di sistemi di accoglienza, protezione e supporto di chi richiede protezione internazionale.