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Navi Nato per contenere i flussi migratori dalla Libia?

Utilizzare navi della Nato per contenere il flusso di migranti dalla Libia. Il progetto – secondo “fonti molto autorevoli coinvolte direttamente nell’elaborazione delle nuove misure” che confermano la programmazione alla Stampa – sarà discusso durante la riunione del G5, il cosiddetto Quint, lunedì 25 ad Hannover, in Germania, dove Barack Obama presenzierà a una riunione operativa con i leader politici tedeschi, inglesi, francesi e italiani (per Roma sarà presente il premier Matteo Renzi).

IL PROBLEMA: LA LIBIA INSTABILE

I pattugliatori Nato dovrebbero essere impegnati in operazioni simili a quelle già in corso nel Mar Egeo, dove le attività marittime di intercettazione di battelli degli scafisti si abbina ad un piano politico concordato dall’Europa con la Turchia, con cui Ankara si prende in carico i profughi, provenienti soprattutto dalla Siria. Il problema con la situazione nel Mediterraneo, il cui flusso migratorio è previsto in aumento a causa anche della chiusura delle rotte balcaniche (via Grecia), è che dall’altro lato non c’è ancora un governo stabilizzato. In Libia il premier Fayez Serraj sta cercando di ricevere l’avallo definitivo per la formazione di un governo unitario attraverso il voto dell’HoR, il cosiddetto parlamento di Tobruk, che però è arrivato già alla settima seduta di votazione fatta saltare in modo premeditato per assenza del quorum.

L’IMPEGNO EUROPEO

Non è chiaro per il momento se saranno previsti rimpatri come dalla Grcia, questione che richiede la costruzione degli hospot locali di contenimento: aspetto complicato dall’instabilita libica. L’impegno europeo per fornire legittimazione e rappresentanza a Serraj ha anche questo obiettivo: uno dei temi dell’incontro tra Obama e il primo ministro inglese David Cameron (Londra è molto attiva nel sostegno in questo momento), nell’ambito di un viaggio con cui il presidente inglese ha visitato tre alleati cruciali (Arabia Saudita, Regno Unito e Germania) toccando temi centrali della stabilità globale, come la crisi libica e siriana, e i rapporti con l’UE, anche in ottica  di alleanza Nato.

PINOTTI E MOGHERINI PRESSANO

Già a febbraio, quando il piano Turchia-UE via Grecia era in discussione, il ministro della Difesa italiano, Roberta Pinotti, aveva chiesto un maggiore e diverso impegno dell’Alleanza atlantica: “Do un giudizio positivo alla risposta operativa dell’Alleanza a un problema sul fronte Sud. Prendo atto che c’è una apertura positiva alla necessità, ribadita da noi e sostenuta dagli spagnoli, portoghesi e dai greci stessi, ad allargare la missione antiterrorismo Active Endeavour alle acque prospicienti la Libia”. Sul tema e sull’elaborazione di un programma in tal senso si era espressa anche l’Alto rappresentante UE Federica Mogherini, che, parlando dal ponte dell’incrociatore portaeromobili Cavour della Marina italiana in pattugliamento tra le acque di Lampedusa per l’Operazione Sophia della missione UE Eunavfor Med, la scorsa settimana aveva fatto cenno ad un impegno europeo per la sicurezza delle rotte libico-mediterranee di cui si era poi discusso in un vertice congiunto tra tutti i 28 membri europei. Nell’idea di Mogherini anche la previsione di un addestramento della guardia costiera libica, su richiesta dal futuro governo di Tripoli: a Bruxelles, inteso come Nato e UE,  ci si aspetta che Serraj, una volta stabilizzato, dia possibilità alle navi occidentali di ampliare le proprie attività fino alle acque libiche, per combattere in modo ravvicinato i trafficanti di uomini. Gli aiuti economici e umanitari cercheranno contemporaneamente di stabilizzare il paese.

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