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Che cosa succederà alla Nuova Fiera di Roma

Non si esclude il fallimento, mentre intoppi amministrativi e politici aggravano tempistica e rischi. E’ uno degli scenari, secondo la ricostruzione di Formiche.net, che si prospetta per la nuova Fiera di Roma. Non è un argomento ancora al centro della campagna elettorale per il Campidoglio, eppure nella capitale addetti ai lavori, politici e imprenditori ne parlano e ne discutono in privato con apprensione.

GLI OBIETTIVI DI VELTRONI

Avrebbe dovuto essere il volano dell’economia romana ed invece – a dieci anni dalla sua inaugurazione – la nuova Fiera di Roma rischia di chiudere i battenti a causa di una situazione debitoria non più sostenibile. Come racconta oggi il quotidiano La Repubblica, giovedì prossimo si svolgerà una riunione fondamentale – tra i rappresentanti della Camera di Commercio, del Campidoglio e della Regione Lazio – per fare il punto della situazione e capire cosa ne sarà del polo fieristico situato tra la Capitale e l’aeroporto di Fiumicino e fortemente voluto dall’ex sindaco Walter Veltroni. Il rischio concreto è quello di dover portare i libri in tribunale.

LA SOCIETA’

La nuova Fiera di Roma – insieme alla vecchia che sorge sulla via Cristoforo Colombo – è detenuta dalla società Fiera di Roma Srl, controllata al 100% da Investimenti Spa, il cui capitale è poi ripartito tra Camera di Commercio di Roma (58,538%), Comune di Roma (21,762%), Regione Lazio (9,826%) e Lazio Innova (9,8%). Un assetto proprietario che in questi dieci anni – tra veti reciproci, interessi confliggenti e una certa melina delle istituzioni – non ha facilitato la gestione del polo fieristico e ha impedito l’assunzione di decisioni inevitabili per la sopravvivenza e lo sviluppo della struttura.

LA VECCHIA FIERA DI ROMA

La prima e fondamentale di queste scelte avrebbe dovuto comportare la riqualificazione e la valorizzazione della vecchia Fiera di Roma – attualmente lasciata al degrado e all’abbandono – con successiva cessione ai privati. Un’operazione imprescindibile, attraverso la quale ricavare le risorse necessarie a rientrare dai debiti contratti per la realizzazione della nuova Fiera. Il 15 luglio scorso l’Assemblea Capitolina – quando ancora governava Ignazio Marino – ha approvato la delibera che sblocca la trasformazione dell’area: l’80% sarà destinato ad uso residenziale (compresa una quota di edilizia sociale convenzionata) mentre il restante 20% sarà dedicato a negozi ed uffici. L’iter prevede che adesso la questione venga trasferita alla Regione Lazio per la pronuncia da parte della giunga guidata da Nicola Zingaretti. Al momento, però, secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, non risulta che la pratica sia stata trasferita agli uffici della Regione. Evidentemente, una procedura dai tempi ancora lunghi, che mal si conciliano con le esigenze immediate della nuova Fiera, il cui destino – senza i soldi della vecchia – appare sempre più segnato.

I DEBITI

A finanziare la costruzione della nuova Fiera era stata nel 2005 Banca di Roma con una cifra di circa 200 milioni di euro. Crediti che dopo la fusione tra Capitalia e Unicredit sono confluiti nella banca oggi guidata da Federico Ghizzoni. Si consideri che la mancata valorizzazione e la mancata vendita della vecchia Fiera di Roma non hanno finora consentito di ripagare i  mutui iniziali – contratti per la realizzazione dell’opera – ma solo i relativi interessi.  A tale somma, poi, sono da aggiungere i debiti maturati nei confronti dei fornitori, orientativamente 30 milioni di euro.

CONCORDATO E FALLIMENTO

Attualmente, la Fiera di Roma è sottoposta alla procedura concorsuale del concordato preventivo con continuità aziendale, che era stato concesso il 3 marzo del 2015. La possibilità concreta, però, è che si possa aprire la bene più grave procedura di fallimento. A maggio, infatti, i fornitori – che come detto vantano nei confronti della Fiera una somma complessiva di circa 30 milioni di euro – dovranno pronunciarsi sulla proposta del tribunale di incassare solo il 30% del loro credito. Se non accetteranno, potrebbe aprirsi davvero la strada del fallimento.


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