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Come cambierà Veneto Banca (senza fondo Atlante). Parla Schiavon

Cosa succederà a Veneto Banca dopo il ribaltone in assemblea sul rinnovo del cda? L’istituto di Montebelluna è reduce da un’assise infuocata che ha sancito, contro tutte le previsioni, la vittoria della lista sostenuta dalle associazioni dei soci che si è imposta con il 57,9% dei voti su quella apparentemente favorita, appoggiata dal board uscente, che si è fermata sul 37,2% delle preferenze.

LA SVOLTA IN ASSEMBLEA

Per la popolare veneta, stretta tra una perdita 2015 di 882 milioni e la ricerca di un partner di peso in grado di metterne in sicurezza il futuro si tratta in ogni caso di una svolta, perché per la prima volta cade la prassi che vuole vincente la lista sostenuta dal management uscente. Formiche.net ha chiesto a Giovanni Schiavon, presidente dell’associazione azionisti Veneto Banca, animatore della lista alternativa e new entry nel board che continuerà ad essere guidato da Cristiano Carrus, cosa c’è all’orizzonte della banca all’indomani dell’assemblea.

SE IL TERRITORIO BATTE IL (VECCHIO) SISTEMA

“Questa rimarrà una data storica, finisce un’era, un sistema. Per la prima volta la lista indicata dal board non è quella vincente. E questa è una vittoria dei soci, dei territori, che si sono imposti sul vecchio sistema”, spiega Schiavon, chiarendo un altro aspetto, forse ancora più importante della valenza simbolica dell’esito dell’assemblea: “Il verdetto rappresenta un ottimo segnale al mercato, che attendeva un sistema nuovo, dove il socio ha finalmente un ruolo centrale, che forse negli anni precedenti non c’è stato. Siamo a un momento storico, dobbiamo subito metterci al lavoro. Giovedì sera, subito dopo l’assemblea, abbiamo tenuto il primo cda e sabato mattina il secondo”.

ALLA RICERCA DI UN PARTNER

Lo stesso mercato guarda all’aumento di capitale da 1 miliardo, che sarà il vero primo test della banca, che potrà così verificare la risposta degli investitori alla nuova governance. Aumento che potrebbe anche però  portare in dote quel partner industriale che il neo presidente Stefano Ambrosini ha definito “indispensabile” per la banca. “Certo che il partner ci serve”, spiega Schiavon, ma prima dobbiamo lavorare sul valore della banca. Dobbiamo capire quanto vale l’istituto e poi metterci alla ricerca di alleanze. Se non sappiamo quanto vale Veneto Banca non possiamo sapere di quale tipo di partner abbiamo bisogno”.

PAROLA D’ORDINE, REPUTAZIONE

Ma prima di tessere qualsiasi alleanza, Veneto Banca deve fare una cosa: riacquistare reputazione e credibilità agli occhi del mercato. “Senza questi due elementi non si va da nessuna parte. Non si ottiene fiducia dagli investitori per sottoscrivere l’aumento e non si va in Borsa”, spiega l’ex presidente del Tribunale di Treviso. “La Popolare di Vicenza ha fatto flop in Borsa perché aveva perso credibilità e reputazione. E noi dobbiamo recuperare il terreno perso negli anni passati”, con migliaia di risparmiatori che hanno visto le loro azioni perdere fino al 70% del valore.

ATLANTE PUO’ ATTENDERE

Sul futuro di Veneto Banca rimane poi l’incognita Atlante, il paracadute messo in piedi da banche e governo per gestire le crisi bancarie, che ha appena rilevato la quasi totalità del capitale della Popolare di Vicenza. Ad assemblea conclusa il neo presidente Ambrosini ha riaperto parzialmente la porta al fondo, giudicando “sbrigative” le affermazioni dell’ex presidente Pier Luigi Bolla che invece chiudevano al fondo. Per Schiavon sarebbe meglio tenere lontano Atlante da Veneto Banca: “Sull’utilizzo del fondo ci sono state dichiarazioni a caldo, dopo l’assemblea. In cuor mio confido che non succeda come alla Vicenza dove il fondo è entrato nella totalità del capitale per lo scarso flottante. Auspichiamo un flottante di almeno il 25%, una quota considerevole”.


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