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Novità in arrivo sui dati Ads dei quotidiani?

Sospendere o no il dato “vendite multiple copie digitali”? È la domanda che si stanno ponendo in Ads (Accertamenti diffusione stampa), la società che da ieri ha un nuovo vertice (nella foto il nuovo presidente di Ads, Carlo Mandelli, subentrato alla dimissionaria Azzurra Caltagirone). L’interrogativo, secondo la ricostruzione di Formiche.net, è nato dopo alcuni bisbiglii in alcune società editoriali e dopo una richiesta di chiarimenti che sarebbe arrivata da un gruppo estero.

I NUMERI COMPLESSIVI

Ma quanto vendono i maggiori quotidiani italiani? Al primo posto nel 2015 si è piazzato il Corriere della Sera, con 4.155.767 di copie vendute (cartaceo + digitale), seguito dal Sole 24 Ore con 3.951.776 copie vendute. In terza posizione c’è Repubblica con un totale pari a 3.712.264 copie. A seguire, tra i quotidiani selezionati da Formiche.net per una elaborazione relativa all’anno scorso (Avvenire, Corriere, Fatto Quotidiano, Messaggero, Repubblica, Sole 24 Ore e La Stampa), ci sono La Stampa (2.263.076), Il Messaggero (1.569.850), Avvenire (1.302.371) e Il Fatto Quotidiano (581.982).

I DATI SULLE COPIE DIGITALI

Le vendite dei quotidiani sono calate sensibilmente rispetto all’anno precedente, il 2014: il Corriere ha perso il 9,6%, Repubblica il 10% fino al picco del Fatto Quotidiano con una perdita di copie vendute di oltre il 12%. Gli unici segni positivi sono stati registrati da due quotidiani: il Sole 24 Ore (+6,5%) e Avvenire (+0,41%). A dominare in maniera incontrastata nelle vendite digitali è il quotidiano di proprietà di Confindustria. Il Sole nel 2015 ha infatti venduto 2.646.877 copie digitali complessive (copie + vendite multiple + vendite abbinate), quasi tre volte rispetto al secondo in classifica, Il Corriere della Sera con 980.538 copie digitali vendute, e quasi quattro volte rispetto a Repubblica (721.678 copie). Seguono La Stampa (365.717 copie), poi Il Fatto Quotidiano (120.749 copie), Avvenire (91.215) e Il Messaggero (86.829).

INDISCREZIONI E SCENARI

In casa Ads, secondo quanto si dice in ambienti Fieg, si sta ora valutando se sospendere o meno temporaneamente la diffusione del dato “vendite multiple copie digitali” tra la consueta mole di numeri mensili. Perché gli interrogativi derivano da alcuni robusti incrementi nelle copie digitali.

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