Skip to main content

Così le banche popolari sferzano Renzi e Padoan

popolari mps Sforza Fogliani

Assopopolari torna all’attacco del governo sulla gestione delle crisi bancarie. Anche stavolta il presidente Corrado Sforza Fogliani non si è lasciato scappare l’occasione, materializzata in un’audizione alla Camera, per sferzare il governo sulle risposte arrivate da Palazzo Chigi alla crisi delle quattro banche, a novembre. L’associazione delle banche popolari, che ha già mal digerito il modo in cui Palazzo Chigi ha imposto alle maggiori popolari la trasformazione in spa, questa volta ha duramente attaccato il meccanismo messo a punto dall’esecutivo per rimborsare i risparmiatori rimasti col cerino in mano in seguito al crack di Etruria&co. Perchè?

SE I BUONI PAGANO (SEMPRE) PER I CATTIVI

Per Sforza Fogliani bisogna partire da un assunto. Il meccanismo immaginato dal governo per rimborsare chi ha perso tutto a novembre non va, E’ il cosiddetto indennizzo automatico, che prevede un ristoro fino all’80% attraverso risorse per 200 milioni accantonate dal Fondo interbancario, alimentato dalle stesse banche italiane. La stessa struttura che a novembre fu messa alla porta dal governo su input dell’Ue, che invece vi preferì il decreto. Sforza Fogliani non usa giri di parole e definisce tali regole come “balorde” perché “travolgono i principi stessi di uno Stato di diritto: il risarcimento automatico avverrà infatti a prescindere dall’esistenza di un fatto doloso o colposo, oltre che di un danno ingiusto”. Di qui l’amara constatazione dei vertici di Assopopolari: “L’unica cosa confermata è che le banche buone continuano a pagare per quelle che hanno, in un modo o in un altro, combinato il disastro”. Poi, un affondo che vuole essere anche una profezia: “Se questo gioco al massacro, per chiamarlo col suo nome, continua all’infinito, finiranno per soffrirne anche le banche sane”.

200 MILIONI? POTREBBERO NON BASTARE

Certo i grattacapi del sistema bancario non finiscono certo qui. Perché al di là delle stoccate a Palazzo Chigi, l’associazione ha fatto anche due conti sui fondi raccolti dalle banche per fronteggiare i rimborsi. Chw potrebbero anche non bastare a soddisfare la domanda. Sforza Fogliani ha fatto notare come ad oggi il sistema bancario abbia già “raccolto espressamente per le 4 banche 200 milioni: ma non è sicuro che siano sufficienti per tutti perché per i soli rimborsi automatici all’80% serviranno non meno di 120 milioni”. Il rischio, o meglio la paura delle popolari, è che arrivi “un’altra chiamata”, cioè un’altra richiesta di esborso alle banche da parte del governo. Lo Stato, ha aggiunto il numero uno di Assopopolari, “non mette un euro e fa solo regole che scalfiscono il principio fondamentale del risarcimento del danno quando ci siano provate responsabilità”. Per l’associazione delle banche popolari insomma Palazzo Chigi è stato avventato e, forse, non ha calcolato il rischio del creare un precedente: si può sbagliare tranquillamente, tanto pagano le banche, possibilmente quelle buone. “Queste fughe in avanti come nelle tasse iniziato piccole e poi diventano grandi”, ha aggiunto mettendo in guardia da misure che possano creare precedenti.

COSI’ LE POPOLARI RISPONDONO A PADOAN

L’audizione davanti ai deputati della commissione Finanze è stata poi l’occasione per rispondere alle nuove strigliate arrivate due giorni dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha ripreso quello che appare ormai come un mantra renziano: in Italia ci sono troppe banche, avanti con le aggregazioni. Sforza Fogliani l’ha messa sulla battuta, salvo poi virare su una risposta secca. “Non vorrei che il governo scambiasse le banche con gli sportelli: in Italia ci sono forse troppi sportelli, non troppe banche. Che queste siano troppe non mi pare, la diffusione in Italia è inferiore a quella che c’è altrove”.

QUEL PATTO MARCIANO E’ OK MA (NON) E’ UNA RIVOLUZIONE

E che dire del cosiddetto Patto marciano, la misura introdotta dal governo per agevolare le banche nel recuperare i crediti difficili, ovvero consentendo a un istituto di acquisire il bene dato a garanzia del credito senza passare per le procedure giudiziarie? La misura è già stata criticata dai costruttori dell’Ance, mentre le imprese hanno chiesto maggiori tutele. Per Sforza Fogliani, la misura va bene, ma forse sarà meno incisiva di quello che si crede, non risolvendo del tutto il problema dei crediti incagliati. “va sottolineato che il passaggio in proprietà del creditore del bene immobile posto in garanzia e la formazione di idoneo titolo, in presenza di opposizione, richiederà un tempo che può oggi valutarsi in 12/18 mesi. In sostanza, dunque, va senz’altro apprezzato l’istituto, che non realizzerà peraltro una rivoluzione epocale dalla quale possano farsi derivare effetti superiori a quelli che esso può dare”.


×

Iscriviti alla newsletter