Formiche.net ha chiesto a due intellettuale di Milano (Piero Borghini e Lodovico Festa) come voteranno domenica 19 giugno al ballottaggio per Palazzo Marino. Ecco di seguito la dichiarazione di voto di Borghini; qui quella di Festa.
E’ molto difficile esagerare l’importanza politica del voto di domenica prossima a Milano. Un’importanza che per certi aspetti definirei addirittura storica. Per il centro-sinistra si tratta infatti, non soltanto di non buttare a mare i cinque anni di buona amministrazione di Pisapia, ma anche, e forse soprattutto, di consolidare la propria egemonia in città. Un’egemonia conquistata dopo vent’anni di difficili battaglie. Analogamente per il centro-destra la battaglia non è semplicemente amministrativa, non è in gioco soltanto la riconquista del Comune di Milano, ma la definizione stessa della propria fisionomia politica e forse anche del suo leader politico. Per nessuno dei due schieramenti, insomma, si tratta di uno scherzo. E’ Milano, ancora una volta, che indicherà all’Italia la via da seguire.
Nigel Farage ha detto al Corriere che lui con la “sua” vittoria per la Brexit e Beppe Grillo con la conquista di Roma cambieranno rispettivamente la Gran Bretagna e l’Italia. Così ragionano le mosche cocchiere. Se a Milano vincerà Sala, infatti, l’Italia andrà nella direzione che Milano indica, che è quella del cambiamento. Se a Roma dovesse invece affermarsi il Movimento 5 stelle, Roma, intesa nella sua dimensione amministrativa – che è di gran lunga la meno significativa per lei – diventerà semplicemente la capitale del Mezzogiorno, ossia della pura protesta. L’Italia non dovrà cambiare direzione per questo, ma avrà anzi un motivo in più per accelerare nella direzione opposta.
Ci sono infatti ragioni di fondo per farlo. Ragioni che hanno molto a che vedere con Milano e con ciò che a Milano è accaduto negli ultimi dieci, quindici anni, ma soprattutto nell’ultimo quinquennio. Ragioni economiche, politiche e sociali che tutte assieme rendono decisivo per il paese tutto ciò che qui accade, compreso il voto di domenica. Milano e la sua grande area metropolitana sono state infatti, nel periodo che ho appena ricordato, il teatro di uno straordinario processo di trasformazione che ne ha fatto non solo l’indiscussa capitale in Italia dell’economia della conoscenza ma anche, e forse soprattutto, la sua capitale “funzionale”, ossia lo snodo obbligato di funzioni decisive per il paese (ricerca, moda, design, industria, finanza) tanto a livello nazionale che internazionale e globale. Di questa trasformazione Expo è stata, per così dire, la cartina di tornasole. Ha reso evidente a tutti, ed in primo luogo agli stessi milanesi, cos’è oggi Milano, cos’è diventata e, soprattutto, cosa vuole diventare. Che cosa sa fare, come vede se stessa e com’è vista dal resto del mondo. Insomma, ha preso una rinnovata coscienza di sé ed è questo ciò a cui la politica deve oggi rispondere.
Due sfide emergono con maggior forza. La prima riguarda la nuova dimensione metropolitana di Milano che, come tanti studi dimostrano, è diventata ormai decisiva per affrontare i temi del lavoro e dello sviluppo, oltre che per garantire a tutti i milanesi, compresi quelli metropolitani, ciò che Saskia Sassen chiama il “diritto alla città”, ossia quella qualità urbana fatta di un ambiente pulito, di ordine urbanistico, di verde, di bellezza architettonica, di connessioni rapide, di servizi efficienti, di socialità e di cultura che sempre più tendono a connotare le città del futuro. La seconda è quella dell’apertura. Milano è da sempre la città dell’apertura e dell’integrazione, soprattutto in momenti di trasformazione e di crisi, quando tendono a prevalere spinte di segno contrario che la città ha però sempre saputo respingere. Questo è uno di quei momenti.
E’ su questi due piani, dunque, che si gioca la partita di domenica. Più che sul piano amministrativo in senso stretto, su quello della storia, come avrebbe Benedetto Croce. Domenica sapremo se, oltre che la capitale funzionale del paese, Milano si confermerà anche come capitale del suo cambiamento.