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La renzata di Matteo Renzi su Piero Fassino

piero fassino

“Non potevo non candidare Piero Fassino a Torino’’. Questo, il primo commento del “giovane caudillo’’ per la sconfitta nella ex città simbolo della classe operaia. A dire il vero sembra la giustificazione di uno scolaretto che, sorpreso dalla maestra a disturbare, attribuisce la colpa al compagno di banco. L’onesto Piero era disposto a passare la mano. Aveva capito che – nonostante un lavoro egregio compiuto da sindaco, come in tanti altri incarichi ricoperti in precedenza – correva il rischio, con quell’aria da ex funzionario del Pci, di essere travolto da un clima di “nuovismo’’, spesso fine a se stesso, ma al dunque inarrestabile, come lo sono tutti i fenomeni irrazionali. Fu Renzi a chiedergli di restare in campo. Raccontano le cronache che, per convincerlo, gli promise persino la presidenza del nuovo Senato. Sarebbe, allora, scorretto “appendere’’ sulle gracili spalle di Fassino la croce di una sconfitta storica.

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D’ora in poi Roberto Giachetti sarà soprannominato Leonida, dal nome del re di Sparta che, alla testa di trecento soldati della sua città (più alcune centinaia di alleati), cercò di fermare, al Passo delle Termopili, l’avanzata delle soverchianti armate persiane, guidate da Serse (480 a.C.). A Roberto è giusto dedicare alcuni versi di Costantino Kavafis:

“Onore a quanti, in vita / si ergono a difesa di Termopili ……. E un onore più grande gli è dovuto/ se prevedono, e molti lo prevedono/ che giungerà da ultimo un Efialte/ e i Medi finiranno per passare’’.

Efialte fu colui che tradì le truppe spartane indicando ai nemici la strada per prenderle alle spalle. Nel caso di Roberto Giachetti chi ha svolto il ruolo di Efialte?

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Si tratta di un voto “figlio di un dio minore’’ anche se ha interessato importanti centri, già dominati da un voto tradizionalmente “rosso’’. Ma per il Pd (renziano) in Toscana è stato un disastro. Quando si perde in casa la sconfitta vale doppio.

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Quando Achille Occhetto subentrò ad Alessandro Natta nella segreteria generale del Pci il 10 giugno 1988, si disse che l’esponente della generazione dei “quarantenni’’ avesse approfittato dello stato di infermità di Natta, il quale, il 30 aprile di quello stesso anno era stato colpito da un infarto mentre partecipava ad un evento politico. Lo stesso Natta espresse alcune critiche contenute in una lettera, inviata ai membri del Partito, nella quale denunciava un comportamento non leale nei suoi confronti. Non si potrebbe fare lo stesso con Silvio Berlusconi?



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