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Le 3 lezioni del voto per Matteo Renzi

Matteo Renzi

D’accordo, possiamo pure catalogare il risultato delle elezioni comunali come un voto anti Matteo Renzi. Ma è davvero, onestamente, soltanto così?

Quello che succede nel resto d’Europa, con il vento anti europeista, populista e anti establishment, non può essere dimenticato leggendo gli esiti dei ballottaggi. Poi, ovviamente, ci sono casi e lezioni locali. Ma di certo oggi raccoglie più consensi chi non governa, al centro e in periferia, rispetto a chi già amministra.

Così come paiono asfittiche le tesi secondo cui il premier abbia sbagliato a caricare di significato politico il voto locale parlando a ogni pie’ sospinto del referendum costituzionale che si terrà a ottobre. Tanto sarebbero state le opposizioni a caricare i ballottaggi di un peso nazionale, sbandierando l’opportunità di assestare un primo no a Renzi non votando i candidati sindaci del Pd. Questo non significa che per il segretario del Pd non manchino le lezioni da trarre dai risultati del 19 giugno.

Il terzopolismo disegnato dai più era auspicato dal premier, quando dopo il primo turno ha evocato come sarebbe stato un centrodestra nuovamente berlusconiano a contendere al Pd governo e parlamento. Il voto di ieri, però, indica sempre più nettamente che al momento è il Movimento 5 stelle il vero avversario del Pd. Perché un centrodestra lepeniano, ovvero a trazione salviniana, non pare suscitare troppo consenso.

Un dato di fatto che induce i moderati che si riconoscono nel centrosinistra alla Renzi a continuare a puntare sulla leadership riformista del premier. A patto, però, che il presidente del Consiglio, a differenza di quanto ha cercato di fare negli ultimi giorni del voto, non cerchi di convincere chi si colloca alla sinistra anche estrema del Pd a rientrare nei ranghi democrat. Piuttosto, si ragiona anche in ambienti renziani, è opportuno aprire il recinto e allargare il campo per dare più dignità politica e peso a quei moderati che hanno scommesso su Renzi. Come e quando, è tutto da decifrare.

Ciò implica, comunque, la modifica dello schema dell’Italicum, e dunque il ballottaggio che rischia di favorire i Pentastellati, per rivedere il premio di maggioranza, non più alla lista che supera il 40 per cento come è previsto ora ma alla coalizione. Un auspicio che arriva da Area Popolare ma che inizia a far breccia nei pour parler informali anche tra alcuni renziani. Si vedrà.

Tutti gli articoli di Formiche.net sui risultati dei ballottaggi: 

Ecco l’ardua sfida delle vincenti Chiara Appendino e Virginia Raggi. Il corsivo del direttore di Formiche.net, Michele Arnese

La renzata di Matteo Renzi su Piero Fassino. Le punture di Spillo di Giuliano Cazzola

Ecco come i ballottaggi ridimensionano Matteo Salvini. L’articolo di Pietro Di Michele

Vi spiego il successone (a 5 stelle) di De Magistris a Napoli. Parla Demarco. L’intervista di Giovanni Bucchi

Che cosa (non) farà ora Renzi. Parla il prof. renziano Ceccanti

Vi racconto cosa ha combinato il centrodestra a Roma, Napoli, Torino e Milano. I Graffi di Damato

Virginia Raggi sindaco di Roma, ecco idee e curiosità dei primi assessori. L’articolo di Giovanni Bucchi

Il centrodestra risorgerà con le primarie. Parla Maurizio Gasparri sentito da Paola Sacchi

Luigi De Magistris, tutte le ambizioni smodate del rieletto sindaco di Napoli. L’articolo dell’intellettuale Raffaele Reina

Le correnti stanno distruggendo il Pd nelle città. Parla Morassut. L’intervista di Andrea Picardi

Come e perché il centrodestra si è liquefatto. L’analisi del saggista Gennaro Malgieri

Matteo Renzi cambierà politica economica dopo i ballottaggi? Il commento dell’economista Giuseppe Pennisi

 


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