Inizia oggi il viaggio del Papa in Armenia, tre giorni nel paese che solo un anno fa ha ricordato i cent’anni dal genocidio compiuto dagli ottomani nei confronti dell’antica e fiorente comunità armena presente in Turchia.
IL PROGRAMMA DEL VIAGGIO
Alle 15 locali, le 13 in Italia, Francesco atterrerà a Yerevan, per iniziare poco dopo la visita di preghiera alla Cattedrale apostolica di Etchmiadzin, dove terrà il suo primo discorso ufficiale. Più avanti nel pomeriggio si recherà al Palazzo presidenziale per la visita di cortesia al Capo dello Stato e successivamente incontrerà le autorità civili e il corpo diplomatico. Alle 19.30 locali, l’incontro personale con il Catholicos armeno.
LA VISITA AL MEMORIALE DEL “GRANDE MALE”
Ma la giornata clou sarà domani, quando di primo mattino il Pontefice si recherà al Tzitzernakaberd Memorial Complex, il monumentale memoriale eretto a ricordo del “Grande male”, come è chiamato lo sterminio del 1915. Alle 11 locali celebrerà la santa messa a Gyumri, prima di visitare la cattedrale armeno-apostolica delle Sette Piaghe e la cattedrale armeno-cattolica dei Santi Martiri. In serata, tornato a Yerevan, parteciperà all’Incontro ecumenico (con preghiera per la pace) che si terrà nella piazza della Repubblica.
LA SOSTA IN MONASTERO
Domenica, alle 9.15, l’incontro con i vescovi cattolici armeni nel palazzo apostolico di Etchmiadzin, quindi la partecipazione alla Divina liturgia nella cattedrale armeno-apostolica. Dopo il pranzo con il Catholicos, gli arcivescovi e vescovi della chiesa armeno-apostolica, i vescovi armeni e il seguit papale, Francesco incontrerà i delegati e benefattori della chiesa armeno-apostlica. Alle 18.30 la partenza per Roma, non prima di aver visitato il monastero di Khor Virap.
“AMMIRAZIONE E DOLORE PER LA VOSTRA STORIA”
Nel suo videomessaggio diffuso prima della partenza, il Papa ha detto che “la vostra storia e le vicende del vostro amato popolo suscitano in me ammirazione e dolore. Ammirazione, perché avete trovato nella croce di Gesù e nel vostro ingegno la forza di rialzarvi sempre, anche da sofferenze che sono tra le più terribili che l’umanità ricordi. Dolore, per le tragedie che i vostri padri hanno vissuto nella loro carne”. Ma, ha aggiunto Francesco, “ai ricordi dolorosi non permettiamo di impadronirsi del nostro cuore; anche di fronte ai ripetuti assalti del male, non arrendiamoci”.
GENOCIDIO O MASSACRO?
Nel briefing per i giornalisti, Padre Federico Lombardi ha fatto chiarezza circa l’uso del termine “genocidio”, che tanto aveva indispettito i turchi un anno fa, quando Francesco lo usò durante una celebrazione in San Pietro. “Nessuno di noi nega che ci siano stati questi massacri, però non vogliamo fare di questo discussioni politico-sociologiche. E’ una tragedia enorme, so di che cosa parlo. Uso il termine ‘medz yeghern’ (il ‘Grande male’), la parola che usano i miei fratelli armeni e creo che sappiamo molto bene a cosa si riferisce”.
LA TENSIONE CON LA TURCHIA
Un anno fa, nel saluto pronunciato dal Papa durante la messa per i fedeli di rito armeno (12 aprile 2015) nella basilica vaticana, Francesco disse: “La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi”. La reazione turca fu violentissima: fu richiamato in patria l’ambasciatore presso la Santa Sede, con il presidente Recep Tayyip Erdogan che diceva di “aver cambiato opinione sul Papa, sia come uomo sia come religioso”, lanciando un monito: “Lo avverto, non ripeto questo errore”. Il problema, aggiungeva Erdogan, è “che quando i leader politici o religiosi si mettono a fare gli storici, la conseguenza è che si determinano deliri come questo”.
A SETTEMBRE IN GEORGIA E AZERBAIGIAN
Francesco tornerà nel Caucaso a fine settembre, quando visiterà la Georgia e l’Azerbaigian (30 settembre-2 ottobre): “Purtroppo non è stato possibile unirli in un unico viaggio”, ha ammesso Lombardi, riferendosi alla delicata siutazione diplomatica che sussiste in particolare tra l’Armenia e l’Azerbaigian, con l’enclave del Nagorno-Karabakh conteso tra Baku e Yerevan da più di vent’anni.