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Ecco come in Russia i politici gongolano per la Brexit

Mentre Margarita Simonyan, l’editor in chief della versione in inglese di RT, la tv satellite del Cremlino, tweettava l’hashtag #whereismypopcorn per festeggiare le Brexit, sui canali più importanti della comunicazione di stato russa andava in scena la solita cortina fumogena di dichiarazioni.

LA CAROTA

Al ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che dichiara che la questione è un affare interno alla Gran Bretagna, fa eco il presidente Vladimir Putin (ora in Cina), il quale ricorda che il suo paese non ha mai interferito con il voto (il riferimento va ad alcune dichiarazioni di David Cameron che nei giorni scorsi aveva parlato di un interessamento russo nei risultati, “sfoggio di politica di basso livello” l’ha definite Putin). “La Brexit avrà conseguenze per l’Europa e per la Russia”, dice Putin, che si aspetta un “disastro globale” sui mercati, che però sarà recuperato. È una posizione misurata quella dei vertici del Cremlino, se non fosse che i colpi duri vengono affidati ai falchi. Addirittura il portavoce del Cremlino Dmistri Peskov ha dichiarato nel comunicato ufficiale di augurarsi che l’UE resti una tra le principali potenza economiche, “prospera e stabile” e “prevedibile”.

IL BASTONE

L’umore è buono, perché i russi giudicano la vittoria dei “Leave” come una sconfitta per l’Europa e una batosta diretta per il presidente americano Barack Obama. Vladimir Zhirinovsky, deputato della Duma e leader Partito liberare democratico di Russia, campione del nazionalismo anti-occidentale, spesso superficialmente dipinto come uomo dell’opposizione, ma in realtà (spiegava la Reuters in un articolo di due anni fa) “servo della politica del Cremlino, usato per lanciare opinioni radicali e testare la reazione del pubblico”, dice sarcasticamente in un comunicato di voler inviare un telegramma di congratulazioni a Cameron per “l’atto eroico” del suo popolo, e poi calca i temi cari al populismo cospirazionista che rappresenta: i contadini e i lavoratori hanno sconfitto col voto la “mafia finanziaria e globalista” creata dall’Unione (chiusura col botto: “Dopo la Gran Bretagna, la NATO, Schengen e l’Euro crolleranno.Viva il Rublo russo e lo sviluppo delle relazioni con tutti i paesi democratici d’Europa!”). E ancora, Aleksei Zhuravlev, capo del partito Rodina (Patria), in un post su Twitter: “Accogliamo con favore la volontà degli inglesi di lasciare ‘komunalka’ multiculturale dell’UE in cui ha ora è diventato pericoloso per vivere”, pressando sul tema dell’immigrazione. “Gli inglesi hanno votato contro la dittatura di Bruxelles” rincara il deputato Andrei Klishas, vice presidente del conglomerato Interros Company, che il Telegraph annoverò tra “i cheerleaders” inglesi del presidente russo: ai tempi definì “incostituzionale” la rivoluzione pro-UE del Maidan in Ucraina. “Senza la Gran Bretagna tra l’Unione Europea non c’è più nessuno a difendere le sanzioni contro la Russia” ha scritto su Twitter il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin, scoprendo uno dei grandi motivi per cui i russi hanno accolto positivamente la Brexit, un altro è che viene interpretato come un sintomo di debolezza dell’Unione (ed è innegabile) e dunque per Mosca apre le strade per nuovi scenari di politica estera – soft o hard power – in Europa, anche perché è logico pensare che molte delle questioni siano più facilmente affrontabili su base bilaterale che passando da Bruxelles. “Un’Europa diversa” come l’ha definita Alexei Pushkov, capo della Commissione affari esteri del parlamento russo, che aggiunge: “Si tratta di una sconfitta degli avversari di Brexit. E del fallimento personale di Barack Obama”. “Non è solo l’indipendenza dell’Inghilterra dall’Europa” la vittoria del Leave significa “l’indipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti”, è il contributo di Boris Titov, uno dei più stretti collaboratori economici di Putin, al dibattito propagandistico russo. S’è esposto, anche se in modo più morbido, pure l’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin, considerato un simbolo dei moderati, richiamato da poco tra i consiglieri economici presidenziali con un’operazione di marketing elettorale pensata in vista delle elezioni alla Camera bassa in programma per settembre: il Regno Unito e l’Europa saranno economicamente più deboli, ma non la Russia, dice l’uomo attraverso cui Putin vorrebbe creare l’immagine di un sistema di governo operativo sulla via delle riforme per offrire qualcosa al consenso popolare e agli osservatori stranieri.

 

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