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Perché Podemos di Iglesias è sull’orlo di una crisi di nervi

Teresa Rodríguez, deputata di Podemos al Parlamento andaluso, pensava che il 26 giugno, giorno delle elezioni generali in Spagna, sarebbe diventata una “data da studiare nei libri di storia”. Rodríguez, come molti, era convinta del trionfo alle urne della coalizione Unidos Podemos (Podemos e Izquierda Unida). Analisti, giornalisti, leader di partiti e sondaggi davano per certo il “sorpasso” dell’alleanza di sinistra sul Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe). Altre voci, poi, davano per certe le dimissioni del leader socialista Pedro Sánchez, a tal punto che qualche cronista di Madrid si era portato avanti nella redazione del pezzo sulla vittoria di Podemos, già dopo il primo bollettino elettorale delle 20:00.

DELUSIONE ELETTORALE 

Ma, com’è successo anche con il referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, i sondaggi si sono rivelati fallaci. La rimonta del Psoe è avvenuta dopo la metà dello scrutinio e Pablo Iglesias, leader di Podemos, non ha avuto scelta: a mezzanotte ha ammesso che gli obiettivi fissati dal comitato di strategia per le elezioni del 26 giugno non erano stati raggiunti. Iglesias non ha mai parlato di “fallimento”, ma non c’era bisogno: la delusione dei “grillini spagnoli” era nell’aria (qui l’articolo di Formiche.net su chi sono e cosa vogliono).

Iglesias continua a insistere che Unidos Podemos non debba restare una semplice alleanza elettorale, ma diventare il polo di sinistra alternativo al Psoe. Dopo la triste serata che ha annunciato l’esito della competizione elettorale, le tensioni non sono mancate al vertice di Podemos. Come ha spiegato a Formiche.net la politologa Paloma Román, questo fallimento elettorale non costituisce la fine di Podemos, anzi spingerà la formazione politica a imparare la lezione.

CONGRESSO STRAORDINARIO 

La crisi interna ha costretto Iglesias a ripristinare la calma e fermare la guerra in corso tra i dirigenti del partito. Ci sono rischi di dimissioni e fratture interne. Il leader di Podemos ha convocato un Congresso straordinario per ricordare ai membri statuto e obiettivi del partito. L’assemblea di Podemos, conosciuta come Vista Alegre perché si svolge nell’omonimo palazzo (una specie di Leopolda di Podemos), è prevista ogni tre anni ed era in programma per l’autunno del 2017. I recenti eventi, però, hanno portato il segretario generale Iglesias a convocare un consiglio straordinario, possibilità prevista dalla normativa. Secondo alcune indiscrezioni, nel prossimo consiglio è in agenda una valutazione dei risultati ottenuti dal partito durante le elezioni. L’appuntamento è fissato dopo l’estate.

IL MESSAGGIO DI ECHENIQUE

Dopo un richiamo all’ordine, il segretario dell’Organizzazione di Podemos, Pablo Echenique, ha avvertito i membri della direzione del partito tramite un messaggio inviato con l’applicazione Telegram, trafugato e filtrato dalla stampa spagnola: “Per fare crescere l’amore non solo bisogna annaffiarlo, ma anche estirpare l’erba cattiva […] Troveremo una soluzione amorevole e condivisa. Ma, se la via dell’amore e le attenzioni si dimostrano inutile, reagiremo in maniera contundente”.

COME PABLO IGLESIAS (PODEMOS) SI DIVERTIVA PRIMA DI ESSERE DELUSO DAL VOTO IN SPAGNA. LE FOTO

LA LEZIONE DI BEPPE GRILLO

Secondo Juan Carlos Monedero, co-fondatore di Podemos, il partito ha sbagliato strategia politica durante la campagna elettorale, perché ha confuso gli elettori dialogando più del dovuto con i partiti tradizionali. In un’intervista pubblicata dall’Espresso, Monedero ha detto che l’errore è stato non aver imparato la lezione da Beppe Grillo: “Uno dei grandi errori della campagna elettorale è stato quello di fare continue dichiarazioni d’amore al Psoe: inviti al sesso romantico e intenso. Questo ha generato una certa confusione. Hanno fatto il contrario di quello che sta facendo Beppe Grillo in Italia che non si stringe accordi con i vecchi partiti. C’è stato un eccesso di flirt con il Partito Socialista”.

LA GESTIONE LOCALE DI PODEMOS

Gli analisti spagnoli, però, sostengono che a condizionare l’esito delle elezioni per Podemos siano state le amministrazioni locali. A Madrid, dove da giugno 2015 governa un sindaco di Podemos, l’ex magistrato Manuela Carmena (qui l’articolo di Formiche.net), il partito ha perso il 29 per cento dei voti, rispetto alle elezioni del 20 dicembre 2015. A Valencia, dove è Joan Ribó a guidare la coalizione al potere, A la Valenciana (Podemos, Compromís e EUPV), Podemos ha perso il 20 per cento dei voti. Stesso fenomeno a Coruña, dove il sindaco Xulio Ferreiro, di Marea Atlántica, ha avuto un ruolo da protagonista nel comizio di chiusura della campagna di Unidos Podemos, provocando probabilmente la perdita del 22 per cento dei voti. A Cadiz, Podemos ha subito un calo del 22 per cento. A Barcellona, dove governa Ada Colau (qui il ritratto di Formiche.net), Podemos ha perso l’11 per cento. I “Comuni del cambiamento”, come li chiamava il partito in campagna elettorale, non sono stati un buon esempio.

IL PARTITO DELL’ASTENSIONE

Un’altra questione del panorama politico spagnolo, nella fase post-elettorale, riguarda il destino del milione di voti che Unidos Podemos ha perso. Secondo un articolo del quotidiano La Voz de Galicia, una minima parte è finita a favore del Partito Popolare, ma la fetta più grossa è stata causata dall’astensione, la più alta mai registratasi nella storia della democrazia spagnola. “È impossibile quantificare con esattezza dove sono finiti i voti – si legge nell’articolo -, ma i dati suggeriscono che l’astensione spiega al 100 per cento il fallimento delle forze comandate da Pablo Iglesias e Alberto Garzón. Circa un milione di spagnoli, che il 20 dicembre ha votato per Podemos o Izquierda Unida, dopo sei mesi ha scelto di restare a casa o andare al mare”. Strano che nessun media abbia sottolineato che la vera vittoria non sia quella del Partito Popolare, ma del Partito dell’Astensione.



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