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Prove tecniche di dialogo tra Virginia Raggi e Vaticano

virginia raggi

Che succede tra MoVimento 5 Stelle e Vaticano a Roma? Le premesse per un dialogo ci sono: il 1° luglio il nuovo sindaco di Roma Virginia Raggi è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco, ma attenzione a scambiare un’udienza privata come un endorsement papale. Per due motivi: il primo è che a Francesco della politica italiana interessa relativamente poco, ed anzi nelle sue conversazioni più o meno pubbliche ha sempre indicato come interlocutore politico la Conferenza Episcopale Italiana come nel caso delle unioni civili; il secondo è che a Roma, in particolare, chi ha avuto il ruolo di interlocutore di Raggi e del M5S è stato più il Vicariato dell’Urbe nella persona del cardinale Agostino Vallini, sia pure anticipato da un inedito augurio di ogni bene presentato dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin in campagna elettorale (prontamente rimangiatosi). Dice il Corriere della Sera: “Non era un’investitura o un appoggio; il gesto di cortesia diplomatica, tuttavia, è stato evidente”.

LA RILEVANZA DELL’UDIENZA

Anche se, va detto anche questo, l’udienza concessa dal Papa è straordinaria in quanto per questo periodo dell’anno tutte le udienze erano state sospese. Scrive oggi il Corriere della Sera: “Non sapevano che papa Francesco a fine giugno «chiude» per un mese con gli incontri ufficiali. E allora, in fretta e furia i vertici del Campidoglio hanno preparato una lettera con la richiesta ufficiale di un’udienza per la nuova sindaca, Virginia Raggi. È partita la sera del 22 giugno, poche ore dopo avere scoperto le regole vaticane della pausa estiva”. Comunque sia il 1° luglio è per la pentastellata una giornata alquanto vaticana, visto che Raggi parteciperà in qualità di sindaco dell’Urbe alle celebrazioni per i tre anni di pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Teatro della festa: la Nunziatura Apostolica (cioè l’ambasciata vaticana in Italia) a Roma, in quel di Villa Giorgina dove lei sarà ospite ovviamente secondo protocollo. L’anno scorso toccò al suo predecessore Ignazio Marino, in polemica con Matteo Renzi che peraltro non presenziò al ricevimento.

I PERCORSI ROMANI DI PAPA FRANCESCO

Altri tempi, altra politica. Marino era già messo male con il Papa per l’imbucata all’Incontro mondiale delle Famiglie in quel di Philadelphia, USA: a diecimila metri di quota Francesco aveva chiarito di non averlo invitato. E poi nel libro Un Marziano a Roma, Marino stesso ha rivelato un intervento in tackle del Pontefice: è l’ottobre 2014 quando il telefono in Vaticano trilla su richiesta dell’allora primo cittadino della Capitale. Marino alza la cornetta e quando gli passano la comunicazione con Santa Marta, l’inflessione sudamericana del Papa invade il ricevitore: Francesco è contrariato, l’idea di istituire un registro delle unioni civili a Roma lo ha fortemente contrariato e non gli piace. Lo dice chiaro: quello di Marino è stato “uno sbaglio”, punto e basta. Per il sindaco “marziano”, che amava sottolineare la sua “amicizia” col Papa argentino, un brutto colpo. Pesante da digerire.

RAGGI SU ADOZIONI GAY E UNIONI CIVILI

Acqua passata. In compenso, Raggi ha detto al quotidiano della Cei Avvenire – in una delle prime interviste rilasciate in campagna elettorale – che lascerà intatto il registro voluto da Marino, peraltro avendo celebrato delle unioni civili già allora sottolineando però il ruolo dei Cinque Stelle in Parlamento contro le adozioni gay. “Sono cattolica, mi sono sposata in Chiesa, ma non ci trovo nulla di strano nel regolare convivenze stabili”. Un’idea che a suo tempo il cardinale Carlo Maria Martini aveva espresso proprio in un libro con Marino. Ma si era detta contraria all’utero in affitto e favorevole ad un referendum sull’adozione per le coppie gay. Posizioni morbide, seguite peraltro dalla cancellazione di parte del programma elettorale sui diritti gay (Roma sarebbe dovuta divenire gay friendly ed avrebbe dovuto combattere la transfobia), ma questo è costato gli strali di Vladimir Luxuria, che l’aveva invitata al Gay Village a discutere di cultura, spettacolo ed impegno omosessuale con gli allora candidati Stefano Fassina e Roberto Giachetti.

COME LA SANTA SEDE OSSERVA RAGGI

Scrive oggi Massimo Franco del Corriere della Sera: “Da almeno tre anni il M5S cerca a intermittenza contatti col mondo cattolico: un riflesso della sua ricerca di identità contraddittoria e irrisolta. Già nell’ottobre del 2013 una delegazione fu ricevuta dal sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu. E alcuni mesi fa, quando in Senato il M5S ha rotto l’asse col governo sulle unioni civili, si disse che il gesto era stato compiuto anche per compiacere il Vaticano”. Comunque la Santa Sede sta osservando il nuovo sindaco di Roma. Già il primo atto da primo cittadino della capitale è stato quello di presenziare al Giubileo degli operatori delle istituzioni, tenutosi il 22 giugno scorso in quel della Pontificia Università Lateranense e cioè in territorio vaticano. Oltretevere c’è attesa per quello che farà, ma si aspetta di vedere la nuova giunta al completo ed al lavoro. E proprio nel giorno del primo atto, il primo avviso è arrivato proprio dal cardinale vicario di Roma Agostino Vallini. Il quale, riallacciandosi alla questione Imu alle strutture cattoliche, tema sollevato da Raggi in campagna elettorale per la quale ciò permetterebbe un incasso di 400 milioni di euro annui, come ha invitato il nuovo sindaco a riflettere sul tema. Ecco le sue parole: “Io posso dire che il Vicariato di Roma così come il Vaticano e la Santa sede, perché il termine Chiesa è molto generico, pagano i tributi di ciò che viene svolto in strutture che non sono direttamente attinenti”. E poi una stoccata: “Sono convinto che il nuovo sindaco, nel rispetto delle norme dei patti internazionali, si renderà conto che tutto ciò che è riconosciuto alla Chiesa debba essere riconosciuto”. Traduzione: paghiamo già quello che c’è da pagare per legge, non c’è altro da tassare.

I PATTI E GLI ACCORDI

Il richiamo ai patti internazionali, e cioè ai Patti Lateranensi ed al loro aggiornamento del 1984 con gli Accordi di Villa Madama firmati dall’allora premier Bettino Craxi e l’allora Segretario di Stato cardinale Agostino Casaroli da cui nel 1985 è nata tutta la legislazione che riguarda (anche) l’Imu, non è casuale. A Roma, infatti, il Comune non può nulla in materia. Gli edifici che sono esenti perché extraterritoriali, appositamente indicati nel Trattato Lateranense, non pagano nulla e non possono essere toccati neanche in tema di cartelloni pubblicitari. Ne sa qualcosa Paola Taverna che nel maggio 2015 inveì contro un cartellone della Fiat su un palazzo extraterritoriale promettendo di interessare Governo e Comune: peccato però che il Comune, appunto, nulla potesse decidere su un palazzo sul quale non ha alcuna giurisdizione. A volte però la burocrazia si mette in mezzo: qualche problema sul montaggio delle impalcature (che poggiano sul marciapiede, ossia su territorio italiano), qualche contrattempo burocratico. Molto meno complicato rispetto a pagare l’Imu. Il tentativo di dialogo, comunque, può adesso cominciare.



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