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Come e perché il Vaticano tiene un profilo basso su Erdogan

Pietro Parolin

C’è attesa e prudenza, in Vaticano, per quanto sta accadendo in Turchia dopo il fallito colpo di stato della scorsa settimana e la reazione del presidente Recep Tayyip Erdogan contro gli oppositori, veri o presunti che siano. A parlare è stato il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, a giudizio del quale “questi sviluppi non sono positivi e sono fonte di preoccupazione per tutti. La tensione – ha detto – sta aumentando nel mondo e le tensioni non sono una buona precondizione per affrontare e risolvere i problemi. Questa è una fonte di preoccupazione per tutti. Speriamo che la saggezza e l’umanità prevalgano e aiutino le persone a cercare e a trovare le soluzioni giuste”.

INQUIETUDINE A SMIRNE E ISTANBUL

Sentito dall’agenzia Sir della Cei, l’arcivescovo latino di Smirne, mons. Lorenzo Piretto, ha spiegato lo stato d’animo della popolazione cattolica locale: “Siamo sereni ma anche un po’ inquieti per lo sviluppo della situazione. Aspettiamo l’esito degli eventi, i punti interrogativi non mancano”. Il vicario apostolico di Istanbul, mons. Rubén Tierrablanca Gonzalez, parla di “tempi difficili da comprendere”. “Siamo confusi, la situazione di tensione lascia la gente scossa. Questo clima genera aggressioni e violenza. In situazioni del genere capita anche che ci sia chi si sente autorizzato a danneggiare anche le chiese come quella di don Andrea Santoro a Trabzon e a Malatya”. Che la prudenza sia quanto mai d’obbligo data la fluidità della situazione lo dimostrano anche le parole successive del vicario, quando ricorda che “come Chiesa siamo chiamati a vivere quotidianamente il dialogo, la vicinanza, la fraternità e la riconciliazione. Questo è il migliore servizio che possiamo rendere alla Turchia”.

ATTACCHI ALLE CHIESE A TRABZON E MALATYA

Si riferiva, mons. Gonzalez, alla violenza che si è abbattuta anche contro la chiesa di don Andrea Santoro a Trabzon. Il sito “Mondo e missione”, pur sottolineando che si tratta solo di “danni lievi alle strutture”, avverte altresì che “il segnale intimidatorio è evidente”. A dare notizia degli assalti al luogo di culto dove don Santoro fu assassinato il 5 febbraio del 2006 è stato il sito Sat7Turk, che – scrive Avvenire – “rappresenta la voce più significativa dei cristiani in tutto il mondo”. A Trabzon, una decina di persone si è diretta verso la chiesa, cercando di forzarne l’ingresso. L’intervento di residenti musulmani ha fatto sì che fosse sventato il peggio.

SASSI CONTRO I LUOGHI SACRI

Scenario simile quello visto a Malatya, dove a essere presa di mire è stata una chiesa protestante. Qui sono tate scagliate pietre contro le finestre dell’edificio, finite in mille pezzi. “Mondo e missione”, dando conto degli incidenti, nota che “in questo scenario preoccupante oggi qualcuno in Turchia pare sentirsi nuovamente legittimato a mettere nel mirino i cristiani. O almeno a far loro avvertire che sono comunque nel mirino”.

MASSIMA PRUDENZA DAL VATICANO

Il Vaticano, nei riguardi della Turchia, usa tutta la cautela del caso. Il rischio di incidenti diplomatici è altissimo, come dimostra il recente passato, con Erdogan che arrivò quasi a insultare il Papa per le dure parole pronunciate da quest’ultimo circa il genocidio armeno del secolo scorso (Ankara ritirò anche l’ambasciatore presso la Santa Sede). Ecco perché, stavolta, da Oltretevere si preferisce limitarsi a sottolineare preoccupazione, senza entrare nel dettaglio della questione e di quanto sta accadendo sulle rive del Bosforo.

IL CARDINALE TAURAN: “ASPETTARE L’EVOLVERSI DEGLI EVENTI”

E la conferma che questa sia la strada lo dimostrano anche le parole del cardinale Jean-Louis Tauran, diplomatico di carriera, per molti anni in Segreteria di stato e ora presidente del Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso. “Non voglio entrare nell’ambito politico, perché non rientra nelle mie competenze. Ma avere intrapreso la strada della repressione rende più difficile per la Turchia essere un ponte tra Oriente e Occidente e un partner nel dialogo interreligioso. Penso, però, che dovremo aspettare l’evolversi degli eventi”, ha detto a Radio Vaticana.

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