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Armiamo i droni?

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Una cosa è certa: sull’uso e la tecnologia dei droni siamo alla preistoria e lo sviluppo sarà straordinario e rapidissimo. La presentazione del quaderno dello Iai, Istituto affari internazionali, sui “Velivoli a pilotaggio remoto e la sicurezza europea” ha fatto emergere prospettive operative in campo civile e militare che vanno adeguatamente supportate da regole chiare, e possibilmente condivise a livello internazionale, per non limitare le enormi potenzialità dei cosiddetti Apr, aeromobili a pilotaggio remoto. Sullo sfondo, resta l’opzione per ora teorica di armare i droni.

Tre i settori analizzati dal quaderno Iai: l’uso degli Apr per la sicurezza europea, dalla sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime al monitoraggio delle infrastrutture critiche; la vulnerabilità di questi velivoli nel dominio cyber; le loro prospettive future. Per Alessandro Ungaro, autore della pubblicazione con Paola Sartori, è fondamentale che questi mezzi possano “massimizzare le informazioni” in modo che vengano usate anche per esigenze diverse da quelle della specifica missione nella quale sono state acquisite. Inoltre, gli attacchi cyber già verificatisi su droni per neutralizzarli o entrarne in possesso secondo Ungaro comportano la necessità di passare dalla cyber defence alla cyber resilience in modo che gli Apr possano continuare a funzionare anche in caso di attacco.

Giovanni Soccodato, responsabile Strategie, sviluppo dei mercati e del business di Leonardo-Finmeccanica, ha spiegato che il mercato dei velivoli a pilotaggio remoto è in tale espansione che solo negli Stati Uniti l’anno scorso sono stati venduti 1,2 milioni di mezzi piccoli e medi e quest’anno si prevedono 2 milioni. Con tutto quello che ne consegue sul fronte della regolamentazione del loro uso. Certo è, ha aggiunto il generale Vincenzo Camporini, vicepresidente dello Iai, che “non possiamo perdere l’occasione” considerando che l’Italia “è all’avanguardia normativa e operativa”. A semplificare i giganteschi passi in avanti della tecnologia ha pensato il generale dell’Aeronautica Carlo Magrassi, segretario generale della Difesa e Direttore nazionale armamenti: “Noi siamo la generazione degli F104, prendevamo le informazioni dall’aria. Oggi i piloti volano con informazioni che arrivano dai computer e diciamo all’aereo, per esempio un F35, ciò che vogliamo fare”. Gli Apr aprono uno scenario complesso: “O questo sistema sarà mondiale o non ci sarà perché c’è bisogno di una garanzia di sicurezza per tutti” ha proseguito Magrassi per il quale due temi sono ancora da studiare, quello assicurativo e quello della privacy. Oggi per questo tipo di velivolo sotto i 20 chili non c’è obbligo di assicurazione, “ma se casca sulla testa fa male”, e nello stesso tempo volando dovunque controllano la nostra vita.

La necessità di un coordinamento tra droni civili e militari è una delle preoccupazioni espresse da Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento protezione civile. “Ormai non siamo più abituati a gestire le emergenze senza telecomunicazioni e i droni sono ovviamente un mezzo interessante per ampliare le comunicazioni” ha detto. Fondamentale anche l’uso in campo militare. Il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Enzo Vecciarelli, ha rivendicato con orgoglio la leadership dell’Italia “nella progettazione, normativa, formazione e impiego” in questo settore. Così come oggi dall’aeroporto di Sigonella i droni si muovono lungo aerovie prestabilite “grazie alla collaborazione tra Aeronautica, Enac ed Enav”, così in futuro bisognerà definire delle aerovie dedicate.

E’ stato Massimo Artini, vicepresidente della commissione Difesa della Camera, parlamentare già del Movimento 5 Stelle e oggi nel gruppo Misto, a porre un quesito delicato nel breve dibattito finale: l’eventualità di armare i droni. Vecciarelli ha risposto con chiarezza: “Gli Apr dovrebbero essere armati e in modo tale da ridurre al massimo i danni collaterali”. Come sempre la scelta sarà politica e il messaggio del capo dell’Aeronautica è stato netto: “Auspico che in Parlamento questo tema venga affrontato senza preconcetti ideologici”. Sembra facile.

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