Nonostante la situazione peggiori di giorno in giorno in Medio Oriente, le aspettative erano alte alla vigilia del 27esimo summit della Lega araba (qui l’articolo di Formiche.net), non a caso rinominato “il summit della speranza”.
L’incontro, conclusosi ieri, si è svolto in Mauritania, a Nouakchott; era la prima volta che il Paese ospitava l’evento da quando, nel 1973, si è unito all’organizzazione.
NESSUNA LINEA COMUNE
A conti fatti, l’incontro non ha prodotto i risultati auspicati. Sebbene scopo del summit fosse elaborare una strategia comune per fronteggiare le crisi in corso nella regione, con una particolare attenzione per la guerra in Siria e Yemen, senza dimenticare la questione israelo-palestinese, a emergere è stata più che altro la mancanza di intenti comuni tra le parti. “I membri della Lega hanno anche sottolineato l’importanza di rafforzare la cooperazione e i rapporti commerciali reciproci, ma ricorrendo a espressioni vaghe che non implicano alcuna scansione temporale, né indicano specifici obiettivi da raggiungere”, scrive il quotidiano Daily News Egytp.
In altre parole, dunque, le cose sono andate come aveva previsto la monarchia marocchina, il cui ministro degli Affari esteri, in una dichiarazione rilasciata per giustificare l’assenza della delegazione dello stato magrebina, aveva affermato: “Data l’assenza di decisioni e iniziative concrete, questo summit sarà semplicemente un’occasione per riunirsi e fare discorsi sulla finta cooperazione tra gli Stati arabi”.
Nonostante i risultati poco incoraggianti, però, richiami alla coesione e all’unità ce ne sono stati. Uno degli inviti alla cooperazione, intesa non soltanto da un punto di vista militare, è giunto da Ismail Ould El-Sheikh, inviato speciale delle Nazioni Unite in Yemen, che, in una sorta di tributo al progetto panarabo di Nasser, ha invocato una maggiore solidarietà per garantire la sopravvivenza dello stato nazionale arabo. L’inviato ha anche recapitato alla platea un messaggio del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, “che chiama gli Stati arabi e confrontarsi con una serie di questioni cruciali per la regione, come le misure anti-terrorismo in Iraq e Libia o la risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese.
COME GARANTIRE LA SICUREZZA
A ricordare la necessità di agire all’unisono è stato Ahmed Aboul-Gheit, Segretario generale della Lega araba. “La umma araba sta combattendo una difficile guerra al terrore […] Non ho dubbi che per vincere questa guerra contro il terrorismo e l’estremismo sia necessario implementare tutte le misure necessarie per attuare quanto stabilito a settembre 2014 per creare una forza di difesa comune”, riporta Daily News Egypt.
L’Arabia Saudita ha risposto ricordando alla platea che la monarchia saudita ha fatto la sua parte, nel fronteggiare la minaccia costituita dallo Stato islamico, creando la “Coalizione islamica” per combattere il gruppo terroristico in Siria.
Anche Fayez Al-Sarraj, in qualità di rappresentate libico, ha colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, facendo notare che l’esercito libico ha combattuto la sua battaglia senza alcun aiuto esterno. Al Sarraj ha anche ricordato la necessità di cooperare per arginare il traffico della armi nel suo Paese.
Più genericamente, secondo alcuni tra i presenti, il grande ostacolo all’attuazione di un’operazione congiunta è nella presenza di alcuni Stati, più inclini a curare i propri interessi, poco importa se a scapito dei vicini, che non a cooperare. Adel Al-Jubair, ministro degli Affari esteri di casa Saud, ha esluso la possibilità che le cose possano migliorare fintanto che il macellaio di Damasco è al potere. “Per via delle ingenti vite strappare, è impossibile che Bashar Al-Assad continui ad avere un ruolo attivo in politica”, ha affermato il ministro di Riyad che, non ha esitato, anche a condannare “l’intervento iraniano” negli affari degli Stati arabi.
LA COOPERAZIONE ECONOMICA E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Oltre alla necessità di essere uniti sul campo di battaglia, Aboul-Gheit ha sottolineato l’importanza di dare impulso a una cooperazione anche di stampo economico, “rinnovando l’invito a creare un’are di libero commercio”, scrive Daily News Egypt.
Non è la prima volta che al summit annuale della Lega araba viene intavolata una discussione sulla cooperazione economica: si pensi al Mercato unico arabo del 1998 e all’Unione doganale araba, progetto concepito nel 2009 e che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2015.
Ismail Ould El-Sheikh ha poi ricordato la necessità di ratificare l’accordo di Parigi e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.
IL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE
A introdurre il proprio discorso facendo riferimento alla questione israelo-palestinese è stato più di un partecipante. Sia il segretario della Lega araba, Ahmed Aboul-Gheit, che il presidente della Mauritania, Mohamed Ould Abdel-Aziz, hanno definito l’argomento una delle priorità del summit.
Tuttavia, per le Nazioni Unite, al momento, dato lo stato delle cose, la precedenza spetta alla risoluzione della crisi in Siria, Iraq e Yemen.
“Alcuni eventi recenti potrebbero lasciar credere che la causa palestinese sia stata messa in un angolo, ma questa non è la verità. Sarà sempre all’apice della nostra agenda”, ha affermato Abdel-Aziz.
Anche il primpo ministro egiziano, Sherif Ismail, che è intervenuto per conto del generale Abdel Fattah Al-Sisi, uno dei grandi assenti all’evento, il presidente Al-Sarraj e il ministro saudita Adel Al-Jubair hanno conferito primaria importanza alla questione. Quest’ultimo ha affermato che “la ragione per cui la Palestina è e continuerà a essere un impegno permanente della nostra agenda è da rintracciarsi nel fatto che Israele continuerà a adottare un comportamento inflessibile rispetto alla risoluzione pacifica del conflitto”, riporta Daily News Egypt.