Aveva fatto rumore, per la verità più all’estero che in Italia, il documento che poco più d’un mese fa era stato portato all’attenzione del Decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano, ai patriarchi e ai 218 cardinali di Santa Romana Chiesa. Il testo, di 13 pagine, aveva per tema l’esortazione apostolica post sinodale “Amoris laetitia”, promulgata dal Papa al termine delle due grandi assemblee dell’autunno 2014 e 2015 convocate per discutere delle sfide della famiglia nel mondo contemporaneo.
LA RICHIESTA AL PAPA
La premessa della missiva recapitata a Sodano e agli altri, chiedeva di “inoltrare al Santo Padre la richiesta di ripudiare gli errori presenti nel documento in modo definitivo e finale, e di dichiarare autorevolmente che non è necessario che i credenti credano a quanto affermato dall’Amoris laetitia”. Una faccenda potenzialmente dirompente.
In un primo momento, si sapeva solo che i firmatari del documento erano 45 tra teologi, filosofi, storici e pastori. Ignoto era il contenuto delle tredici pagine. Oggi, pur rimanendo questo secretato, sono disponibili i nomi di coloro che chiedono al Papa di fare un passo indietro. A diffonderli ci ha pensato il sito americano National Catholic Reporter. Tra le personalità spiccano il barnabita Giovanni Scalese, superiore della missione ecclesiastica in Afghanistan – “Ho firmato la lettera semplicemente perché concordo con i suoi contenuti”, ha detto a NCR – e il professor Luke Gormally, membro della Pontificia Accademia per la Vita. Diversi, poi, i membri del Roman Forum, fondato nel 1968 a difesa della Humanae Vitae, l’ultima enciclica di Paolo VI.
“ROTTURA CON IL PRECEDENTE INSEGNAMENTO”
Scrive Joshua McElwee che a giudizio dei firmatari “Amoris laetitia contiene un numero di affermazioni che possono essere intese in un senso che è contrario rispetto alla fede cattolica e alla morale”. Scrive a tal proposito Scalese: “Ho l’impressione (ma non è per me un giudizio) che Amoris laetitia non costituisca, come ci si potrebbe augurare, un legittimo sviluppo dottrinale, ma piuttosto una sostanziale rottura con il precedente insegnamento”.
Il Catholic Herald specifica che nel documento non vi sono contenute accuse esplicite al Papa, che “non viene accusato di falso insegnamento”. Il chiarimento, si dice, permetterebbe di dare “ai tanti validi insegnamenti di Amoris laetitia di dispiegare il loro reale effetto, distinguendo essi dagli elementi problematici” che si trovano nel documento “e neutralizzando la minaccia alla fede esercitata da tali elementi”.
“Ciò che era contrario alla fede rimane tale, ciò che il Concilio di Trento ha insegnato resta insegnamento della Chiesa”, ha detto Joseph Shaw, portavoce del gruppo dei firmatari e docente di Filosofia all’Università di Oxford. Al Catholic Herald, Alan Fmister (firmatario e docente al St John Vianney Seminary, in Colorado) ha detto: “Sono costantemente avvicinato da persone che citano questo o quel passaggio di Amoris laetitia e chiedono come possono riconciliarsi con la fede che hanno ricevuto”. Ecco perché c’è la necessità di “fare chiarezza”, ha aggiunto, soprattutto in relazione alla “indissolubilità del matrimonio”.