Una registrazione audio rilasciata su Youtube è la benedizione del leader massimo Ayman al Zawahiri, erede di Osama bin Laden, sulla separazione del gruppo combattente siriano, Jabhat al Nusra, dalla casa madre al Qaeda. Si tratta di uno dei grossi passaggi del jihad globale, sia dal punto di vista politico, sia da quello ideologico, con ripercussioni probabili sul conflitto siriano. JN sta combattendo da molto tempo le forze del regime di Damasco anche al fianco dei ribelli moderati, sebbene sia considerato da Europa, Stati Uniti e Russia un gruppo terroristico, autore di crimini integralisti non secondi a quelli dello Stato islamico: le due organizzazioni un tempo erano un tutt’uno, ma circa tre anni fa si sono scisse (quando ancora il gruppo di Abu Bakr al Baghdadi si faceva ancora chiamare formalmente Isis), creando il più profondo vulnus nella storia del jihad.
LA CONFERENZA STAMPA
Al messaggio di Zawahiri, tutto incentrato sulla necessità di essere efficaci col nemico, aspetto nevralgico e pragmatico che può anche portare a una separazione formale dalla Base, è seguita una dichiarazione del leader di al Nusra Mohammed al Golani fornita attraverso una conferenza stampa trasmessa da Orient News, televisione dell’opposizione siriana con sede a Dubai. Il leader si trovavano in mezzo ad altri due membri, uno, Abu Faraj al-Masri è un veterano qaedista, ideologo-predicatore e operativo, l’altro Abu Abd Allah al-Shami è un giovane chierico; probabile, come suggerito dal ricercatore italiano Marco Arnaboldi su Twitter, che l’intento fosse di cercare di rappresentare il passato e il futuro dell’organizzazione. Golani, ringraziando al Qaeda per la comprensione delle necessità del suo gruppo, ha annunciato anche il nuovo nome con cui i suoi combattenti (da 5 a 10 mila) firmeranno le loro azioni: Jabhat Fateh al-Sham, ossia Fronte per la conquista della Siria. È stata la prima volta che si è mostrato in pubblico a volto scoperto.
#Golani – #NusraFront officially release the first photo for their leader Abu Mohamed Golani. #Syriapic.twitter.com/bjZgkJAEyw
— archicivilians (@archicivilians) 28 luglio 2016
GOLANI E LA JABHAT
Al Golani è uno dei tanti elementi misteriosi del jihad: la sua testa è tra le più ambite, e per questo latita nei lati buoi del conflitto, impartendo ordini dalle retrovie. Il suo nemico principale è il Califfo, ma è seguito anche dagli Stati Uniti, che danno la caccia a lui e ai suoi per via dei legami con al Qaeda (una delle massime figure è stata uccisa in un bombardamento americano a fine marzo), e dalla Russia, che ha diretto sulla brigata gran parte dei suoi raid, visto che era una delle minacce più dirette per la stabilità di Bashar el Assad. Il gruppo è infatti una calamita che si è portato dietro, per pragmatismo e necessità, più che per condivisione ideologica, politica e programmatica, anche alleanze con fazioni più moderate: JN è forte, è riuscita ad armarsi bene nel corso del conflitto, ha sfruttato collegamenti grigi, e dunque è vista come un buon alleato, da sfruttare dal punto di vista materiale per rovesciare il regime. L’unica apparizione in pubblico del leader prima di oggi, è stata un’intervista concessa all’emittente al news qatariota al Jazeera. Doha è il principale background della brigata (logistica, soldi, protezione, armi), con cui l’emirato difende le proprie mire sulla situazione siriana — obiettivo: decapitare il regime — e su cui da tempo ha avviato un’operazione mediatica e diplomatica per cercare di ripulirme l’immagine. Anche Israele ha avuto collegamenti con al Nusra: sulla zona di confine del Golan ha ricambiato l’efficienza dei guerriglieri (ex)qaedisti sunniti contro i soldati di Hezbollah, sciita e nemica giurata anche di Gerusalemme. Ci sono state testimonianze raccolte da reporter sul posto, che hanno parlato di combattenti di JN curati negli ospedali israeliani di confine.
SEMPLICE REBRANDING O NUOVA FASE?
Nell’audio messaggio da sei minuti e mezzo, Zawahiri ha dichiarato lo split possibile come necessità per migliorare l’unità dei gruppi nel combattere Assad. La divisione era stata tirata più volte in ballo proprio perché avrebbe permesso ad al Nusra di muoversi con minor peso ideologico-dottrinale e catalizzare più facilmente anche le istanze di altri gruppi combattenti, islamisti, ma non collegati ad al Qaeda, come per esempio la vecchia guardia di Ansar al Sharia o Jund al Aqsa. La scorsa settimana sono state segnalate riunioni di alto livello tra i componenti del gruppo siriano e quelli della casa madre, che hanno segnato un’accelerazione nella decisione, frutto probabilmente anche di una necessità sul campo. Nella sua dichiarazione Golani ha spiegato che una delle ragioni della scissione era eliminare il pretesto formale, l’affiliazione qaedista, usato dalle “potenze per bombardare i siriani”: il richiamo è al fatto che mentre JN era esclusa dal cessate il fuoco in vigore da febbraio perché considerata organizzazione terroristica per i suoi collegamenti con al Qaeda, negli attacchi contro di essa però venivano spesso bersagliati anche altri gruppi riconducibili alle opposizioni combattenti più moderate (una prassi seguita soprattutto dai russi). Washington ha preso subito posizione, definendo la divisione un “esercizio di rebranding”. È possibile che ad accelerare il passaggio è stata anche l’atmosfera di collaborazione tra russi e americani, che da inizio giugno pare aver trovato nell’intensificare la lotta ad al Nusra un prima punto di accordo.
(Foto: uno dei momenti della conferenza stampa di Abu Mohammed al Golani)