Nei giorni immediatamente successivi all’annessione della Crimea, da parte della Russia, nel marzo 2014, Trump, ospite del programma targato Nbc “Today”, commentò: “L’appropriazione del territorio ucraino non sarebbe mai dovuta succedere […] Dovremmo assumere una posizione più rigida […] Dovremmo senza dubbio adottare delle sanzioni”.
Pochi giorni dopo, in occasione dell’annuale Cpca (Conservative Political Action Conference), Trump affermava anche che “Putin aveva fatto a pezzi il cuore e l’anima dell’Ucraina, il che significava che anche il resto del Paese sarebbe caduto”, riporta Politico.
PRIMA LE CRITICHE
Oggi, a distanza di due anni circa, le cose sono cambiate. Non soltanto perché Trump, da magnate dell’immobiliare, si è trasformato nel candidato repubblicano in corsa per conquistare la Casa bianca, ma anche perché l’astio che nutriva per lo Zar si è trasformato in una sorta di ammirazione.
A essere precisi, in realtà, i sentimenti nutriti da Trump per Putin sono sempre stati piuttosto altalenati. Dopo aver speso per anni parole positive in suo favore, con l’avvento di Euromaidan, la posizione assunta nei confronti del presidente della Federazione russa era cambiata.
In occasione della Conferenza di Kiev dello scorso anno, appuntamento annuale organizzato da Victor Pinchuk, uno degli uomini ucraini più ricchi, simpatizzante dei coniugi Clinton e generoso donatore per la Clinton Global foundations, Trump ha affermato: “Io conosco un sacco di persone che vivono in Ucraina. Loro sono miei amici. Sono persone fantastiche”, riporta Politico.
POI LA COLLABORAZIONE (?)
Inutile dire che in Ucraina, però, sono in molti a non corrispondere il sentimento nutrito da Trump. Il candidato repubblicano, infatti, sembra aver cambiato opinione nuovamente.
Dopo aver invocato l’Occidente a rispondere all’annessione della Crimea, qualche giorno fa Trump ha decisamente stemperato i toni adottati rispetto alla crisi ucraina. “Oggi (Trump) dice che potrebbe riconoscere la Crimea come territorio russo (se vincesse le elezioni) e allentare le sanzioni contro la Russia”, scrive Politico. “L’alternativa”, ha affermato il candidato repubblicano, “potrebbe essere la terza guerra mondiale”.
Durante la comparsata al programma “This Week”, di Abc, Trump è sembrato totalmente a suo agio nell’affrontare il tema dell’annessione della Crimea. “Il popolo della Crimea ha preferito stare con la Russia che non con chi era prima”, ha affermato Trump. Ancora, durante un raduno a Harrisburg, in Pennsylvania, Trump ha definito “futile” continuare a fare pressioni sulla Russia affinché torni indietro sulla Crimea. “Volete davvero tornare indietro?”, ha chiesto Trump con fare retorico. “Volete che scoppi una terza guerra mondiale?”.
A marzo 2014, in occasione del referendum indetto per decretare le sorti della penisola, il 95.5 per cento della popolazione ha votato a favore dell’annessione. È pur vero, però, che in molto si sono astenuti per boicottare un referendum che l’Unione europea stessa ha definito “illegale e illegittimo”.
Tra l’altro, negli stessi giorni Trump ha esortato la nemica-amica Russia a fare luce sugli scheletri nell’armadio di Hillary Clinton, sua acerrima rivale nella corsa alla Casa bianca, dopo esser stato sollevato il sospetto che potrebbero esserci proprio alcuni hacker russi dietro l’attacco che ha reso note 20mila e-mail del comitato democratico alla vigilia della Convention di Philadelphia.
IL TEAM
A proposito di tempismo, (l’ennesimo) cambiamento della dottrina Trump sembrerebbe da ricondursi al background di alcune new entry del suo team. Paul Manafort, che è stato assunto da Trump a marzo e posto a capo della sua campagna presidenziale a metà maggio, ha curato anche quella di Viktor Yanukovyc, a cavallo tra il 2009 e il 2010. Campagna che l’oramai ex presidente in quell’anno vinse. Yanukovyc era considerato un uomo di Putin che in Ucraina avrebbe fatto gli interessi della Federazione russa contro le potenze occidentali.
Sempre a marzo, Trump ha anche annunciato una lista di nuovi consiglieri di politica estera nella quale era incluso anche Carter Page, un promotore finanziario che ha criticato l’amministrazione Obama per aver “fomentato” la cacciata di Yanukovyc che poco è piaciuta a Putin. “Molte persone che io conosco e con cui ho lavorato sono state danneggiate dalle sanzioni”, ha affermato Page. Un portavoce del candidato repubblicano, però, non ha mai commentato la dichiarazione.