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Perché i centristi Alfano, D’Alia, Portas, Tosi, Verdini e Zanetti voteranno Sì al referendum

Denis Verdini

Prima il Coordinamento unitario per il Sì alla riforma costituzionale, poi – se le cose andranno come nelle speranze – anche un movimento politico unico di stampo liberale e popolare. I partiti della galassia di centro rompono gli indugi e provano a lanciare un progetto comune.

I PROTAGONISTI

Il battesimo ufficiale dell’iniziativa c’è stato ieri alla Camera dove i rappresentanti di sei distinte forze hanno annunciato la nascita di un coordinamento unitario con l’obiettivo di far prevalere al prossimo referendum d’autunno i voti favorevoli alla riforma della Costituzione. A lanciare il progetto sono stati il segretario del Nuovo Centrodestra e ministro degli Interni Angelino Alfano, il leader di Ala Denis Verdini, il presidente dell’Udc Giampiero D’Alia, il numero uno di Scelta Civica – Cittadini per l’Italia Enrico Zanetti, il sindaco di Verona – che guida anche il movimento Fare! – Flavio Tosi e Giacomo Portas de I Moderati (eletto alla Camera come indipendente nelle liste del Pd). All’appuntamento erano presenti molti esponenti politici ricollegabili a vario titolo alla galassia del centrodestra, tra cui lo stato maggiore di Ncd rappresentato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, dal capogruppo a Montecitorio Maurizio Lupi e dal presidente della commissione Difesa della Camera Fabrizio Cicchitto.

L’IMPEGNO CONDIVISO PER IL SI’

Una collaborazione che nasce dall’impegno condiviso per il Sì alla riforma della Costituzione. “Il referendum è decisivo per le sorti dell’Italia e non solo di Matteo Renzi“, ha commentato il deputato di Ncd Ferdinando Adornato, uno dei principali animatori dell’iniziativa. “Non si doveva personalizzare l’appuntamento, ma nazionalizzarlo“, ha aggiunto, prima di sottolineare tutte le conseguenze negative che, a suo dire, deriverebbero dall’eventuale prevalenza dei No. L’obiettivo – ha spiegato ancora – è costruire “una seconda forte gamba a sostegno della riforma, oltre a quella del Partito Democratico“.

LA MISSIONE DI ALFANO

La sfida è tra chi vuole cambiare il Paese e chi vuole conservare l’esistente“, ha affermato Alfano, per il quale “le riforme costituiscono il compimento della missione” di Ncd, nato nell’autunno 2013 dopo la decisione di Silvio Berlusconi di abbandonare il governo allora guidato da Enrico Letta. “Una scelta dolorosa, ma fatta nell’interesse del Paese“, ha ribadito il ministro dell’Interno, che ha poi evidenziato come il contenuto della riforma sia in linea con molte delle tradizionali convinzioni costituzionali del centrodestra: “Da primo e unico segretario del Pdl posso dire con certezza che almeno la metà degli eletti di quella forza politica voterà Sì al referendum. La nostra posizione sulla riforme non è mai cambiata, siamo coerenti con la nostra storia“.

LE RAGIONI DI D’ALIA

Dei motivi per dire Sì alla Costituzione riformata ha parlato, invece, D’Alia, il cui partito d’appartenenza però – l’Udc – risulta al momento profondamente diviso sul comportamento da tenere in vista del referendum. Qualche settimana fa, infatti, il segretario Lorenzo Cesa – pur ribadendo di voler rimanere all’interno della maggioranza di governo – ha annunciato il suo impegno a favore dei Comitati per il No alla riforma. Una posizione che non ha scalfito le convinzioni di D’Alia e di molti altri esponenti Udc, pronti a scendere in campo per far prevalere i Sì. Secondo l’ex ministro del governo Letta, sono cinque i punti più importanti della riforma: il superamento del bicameralismo paritario, la nuova ripartizione delle competenze tra Stato e regioni, il nuovo rapporto tra Governo e Parlamento “con i limiti alla decretazione d’urgenza e ai decreti legislativi“, i passi in avanti “verso  la digitalizzazione e la semplificazione della pubblica amministrazione” e “il rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta“.

LA RIFORMA SECONDO TOSI

Per chi è di centrodestra votare Sì a questa riforma è assolutamente coerente“, ha commentato il primo cittadino di Verona Tosi. Il suo movimento – Fare! – è a favore della nuova costituzione firmata da Renzi e Maria Elena Boschi, ma rimane all’opposizione, come lo stesso Tosi ha chiarito ieri in questa conversazione con Formiche.net. “Cercherò di coordinare gli altri sindaci e di creare un ampio fronte a favore del Sì“, ha osservato ancora, prima di aggiungere che “l’eventuale bocciatura sarebbe pagata a carissimo prezzo dall’Italia nel rapporto con i partner stranieri e con la finanza internazionale“.

IL PROGETTO POLITICO DI VERDINI

Al centro dell’intervento di Verdini ci sono state, invece, soprattutto le prospettive politiche che potrebbero aprirsi per questo nuovo raggruppamento, nell’eventualità di un esito positivo del referendum. “Il nostro coordinamento può essere d’aiuto per spostare punti percentuali a favore del Sì”, ha spiegato il leader di Ala, secondo il quale dalla vittoria deriverebbero anche “rilevanti conseguenze politiche” per tutti i partiti di matrice moderata e liberal-popolare. Proprio nell’ottica di creare un contenitore unico che superi le attuali differenze, Verdini ha siglato nei giorni scorsi un’alleanza con il viceministro dell’Economia e delle Finanze Zanetti.

LE ASPIRAZIONI DI ZANETTI

Un accordo – quello con Verdini – che a Zanetti è costato anche la rottura con una parte dei gruppi parlamentari del movimento fondato e poi abbandonato da Mario Monti, dalla quale è scaturita il varo di Scelta Civica – Cittadini per l’Italia. “Partiamo dal referendum ma guardiamo già oltre”, ha annunciato Zanetti, che poi ha rincarato: “Questo impegno condiviso sarà la base per la nascita di un unico contenitore politico“. A patto ovviamente che l’esperimento dimostri di funzionare nella più importante delle partite politiche in corso in Italia: quella per il referendum costituzionale.


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