Niccolò Mazzarino su Formiche.net si è occupato dell’intervista di Mons. Georg, segretario di Benedetto XVI, rilasciata ad un giornale tedesco e ripresa da Il Fatto quotidiano di Antonio Padellaro. Un’intervista passata sotto silenzio e pubblicizzata dal giornale di Marco Travaglio che ha creato qualche inquietudine tra cattolici e non. La conversazione che Mons. Georg Ganswein ha avuto coi giornalisti di un periodico tedesco è tutta incentrata sugli “effetti” prodotti dal pontificato di Papa Francesco.
La sostanza del discorso dell’alto prelato prende lo spunto da alcune dichiarazioni esposte da un vescovo, e che possono essere la rappresentazione plastica del clima esistente all’interno della Chiesa cattolica, dopo l’elezione del card. Bergoglio da Buenos Aires a Vescovo di Roma. Racconta padre Georg: “Un vescovo, pochi mesi dopo l’elezione di Papa Francesco, ha parlato di ‘effetto Francesco’ e, tutto impettito, ha aggiunto che adesso era di nuovo bello essere cattolici. Si poteva percepire di nuovo pubblicamente uno slancio nella fede e nella Chiesa”. Mons. Ganswein ovviamente dissente dal vescovo entusiasta del nuovo corso, e si domanda se davvero sta accadendo tutto questo nella pratica quotidiana della Chiesa di Germania, dove non c’è una partecipazione più numerosa e frequente alle varie liturgie, non esistono più vocazioni, né un nuovo spirito religioso dovuto all’effetto del pontificato di Francesco. Il segretario di Benedetto XVI conclude: “Dall’esterno non si percepisce un nuovo inizio. I dati statistici, se non mentono, mi danno purtroppo ragione”.
Le opinioni espresse da padre Georg possono valere anche per la Chiesa in Italia: grande simpatia per Papa Francesco, ma pochi effetti nel mondo cattolico. Le parrocchie, nonostante la buona volontà di tanti sacerdoti nell’accoglienza di giovani, anziani, più deboli, bambini fanno fatica nella loro opera missionaria. Le Caritas, pur essendo nobili istituzioni, un punto fermo nell’assistenza ai poveri e ai diseredati, arrancano nel portare ristoro ai bisognosi, perché mancano le risorse umane e finanziarie necessarie, per svolgere le più elementari pratiche: lavare, cucinare, servire a tavola, preparare un letto per chi non ha da dormire. Il laicato cattolico ha sempre svolto un’azione di collaborazione con il clero nelle parrocchie, ma oggi questa consuetudine si è persa. Scomparsa l’Azione Cattolica non esiste più il laicato operativo che aiutava i sacerdoti nelle attività quotidiane. Negli anni passati il sacerdote che celebrava Messa si recava all’altare accompagnato dai chierichetti che “servivano Messa”, raramente oggi avviene una cosa del genere, talvolta il celebrante è in solitudine.
La parrocchia è sempre stata un punto di riferimento imprescindibile, per la formazione delle coscienze e per l’evangelizzazione delle comunità. Sono arrivate poi le moderne associazioni che hanno letteralmente travolto l’Azione Cattolica, antichissima e benemerita formazione laicale, che ha partorito uomini e idee sia nel campo religioso, nella politica, nel sindacato, aiutando la società italiana del dopoguerra a crescere nella solidarietà. Le varie Opus Dei, Comunità di Sant’Egidio, Rinnovamento dello Spirito, Neocatecumenali, Comunione e Liberazione e altre ancora saranno anche organizzazioni esemplari nel predicare la “buona novella”, ma mancano sempre della dimensione territoriale parrocchiale, che svolge la peculiare e preziosa opera di formazione e di evangelizzazione indispensabili, per arricchire costantemente la buona coscienza di cristiani. Si pensava che Papa Francesco, venendo da una realtà ancora legata ad antiche pratiche, potesse col suo nuovo modo di intendere la missione pontificia rivedere le attività del laicato cattolico e riportare al centro dell’azione pastorale la parrocchia. Invece, non è accaduto nulla di nuovo, come sostiene mons. Georg.
Si racconta che due fronti si stanno contrapponendo tra i vescovi italiani: quelli che guardano con ansia al declino del pontificato di Francesco, e chi pensa che la confusione ormai si è impadronita degli uomini di governo del Vaticano, per cui è urgente avere concreti momenti di resipiscenza, per capire quale futuro si prospetta per la Chiesa di Roma.
Un Papa che arriva in un mondo molto diverso da quello in cui è nato e vissuto da sempre, non può decidere all’improvviso di sconvolgere l’assetto tradizionale del cattolicesimo romano. Una istituzione così particolare come la Chiesa di Roma ha anch’essa bisogno di rispetto, perché è la storia dei cattolici italiani, nucleo fondante su cui si regge, dalle origini. Procedere a velocità supersonica sia nei riguardi dei principi teologici che organizzativi non pare essere la via giusta per rendere la Chiesa all’altezza dei tempi. A Francesco nessuno ha mai spiegato che la Chiesa si è mossa sempre osservando il vecchio principio: innovazione nella tradizione. Se così non è possono verificarsi disastri. Non a caso Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere, ascoltando vari vescovi per l’Italia ha ricevuto commenti e giudizi molto critici sulle contraddizioni dell’attuale pontificato.