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Putin silura Ivanov, potentissimo capo dello staff presidenziale

“Inaspettatamente” (copyright Financial Times) Vladimir Putin ha licenziato il suo Chief of Staff, il potentissimo Sergei Ivanov, in carica dal 2012; una “drammatica scossa ai vertici” l’ha definita il Telegraph. La motivazione ufficiale dice che è stato lo stesso Ivanov a chiedere al presidente di poter fare un passo indietro, gli scettici pensano a lotte di potere in vista delle elezioni di settembre, che gli osservatori ritengono l’inizio di un nuovo ciclo politico per Mosca, o addirittura delle presidenziali del 2018.

UNO DEI CINQUE FEDELISSIMI

Ivanov era uno dei papabili successori di Putin quando si creò il problema del terzo mandato incostituzionale, poi fu stato scelto al suo posto Dmitri Medvedev; poi Putin andò a fare il primo ministro per tornare presidente tre anni e mezzo dopo e rimettere Medvedev a premier; secondo alcune ricostruzioni, Medvedev potrebbe correre di nuovo per la presidenza fra due anni riproducendo lo schema noto. Ivanov, 63 anni, un passato nel Kgb, poi vice di Putin all’Fsb, poi ancora vice primo ministro (proprio con Medvedev) e ministro della Difesa, fa parte della strettissima cerchia delle cinque persone di cui Putin si fida di più. Gli altri, oltre a Medvedev, Nikolai PatrushevAlexei KudrinIgor Sechin, rispettivamente: ex direttore dell’Fsb e segretario del Consiglio di sicurezza russo (di cui anche Ivanov fa parte e manterrà il seggio); ex ministro delle finanze senza ruoli ufficiali adesso (ma ufficiosamente il superconsigliere di Putin con in mano l’ambizioso progetto della nuova riforma statale); intimo del presidente ex membro a vario titolo del governo e attualmente amministratore delegato del colosso petrolifero statale Rosneft.

IL RINGIOVANIMENTO

È di fatto, per il momento, il più grosso cambiamento all’interno dell’amministrazione russa da anni: paragonabile, anche se di maggior impatto, il licenziamento/ritiro di Vladimir Yakunin, un altra ex spia e diplomatico che si è dimesso da capo delle Ferrovie russe di proprietà statale un anno fa. Ivanov era da tempo considerato una delle persone più potenti del Paese (anche per il suo ascendente su Putin): la figura più importante dei cosiddetti siloviki, gli ex funzionari di difesa e intelligence di cui Putin s’è circondato. “Putin sta conducendo un profondo rinnovamento della classe politica principale, e questo sta accadendo rapidamente”, ha detto al Financial Times Yevgeny Gontmakher, analista economico e politico: “Sta mandando in pensione persone che sono troppo vecchie, e li sta sostituendo con altri che devono la loro intera carriera a lui e non possono osare di sfidarlo”. Ivanov, che ultimamente stava già perdendo parte della sua centralità, è stato nominato come rappresentante speciale della presidenza per la conservazione della natura, l’ecologia e il trasporto: forse Putin s’è ricordato di quanto importante fu l’impegno profuso dal suo capo dello staff nel salvare il leopardo di Amur, specie autoctona dell’estremo oriente russo preservata in un parco naturale da lui fortemente voluto, al cui progetto collaborò anche l’attrice americana Pamela Anderson.

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Sergei Ivanov e Pamela Anderson, nel quadro il leopardo di Amur

IL SUCCESSORE

Il posto di capo dello staff presidenziale sarà preso dal quarantaquattrenne Anton Vaino, anch’egli un passato nell’Fsb (altro siloviki), ma finora meno conosciuto, sebbene vice di Ivanov (l’avrebbe raccomando a Putin lui stesso). Su Vaino, la battuta di Shaun Walker, esperto corrispondente del Guardian da Mosca, è programmatica e in linea col commento di Gontmakher: “Il nuovo capo dello staff di Putin nel suo precedente lavoro, tenerlo asciutto con l’ombrello”, Vaino è quello con l’impermeabile beige.

Su Vaino non ci sono troppe informazioni se non quelle pubblicate dal sito del Cremlino, che lo celebrano come un diplomatico di esperienza. Nato in Estonia, a Tallin, si è diplomato al prestigioso Istituto Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali (MGIMO) e ha servito presso l’ambasciata di Tokyo. Ha un ottimo pedigree: il padre, Edward, è stato vicepresidente per le relazioni estere della casa automobilistica Avtovaz (più nota come Vaz, o forse Lada). Pare che suo nonno, Karl, segretario del partito comunista estone dal 1978 al 1988, fu allontanato dai ruoli istituzionali da Mikhail Gorbachev perché aveva richiesto l’uso dell’esercito per sopprimere le proteste delle opposizioni.  Appena due settimane fa, Putin ha fatto una serie di cambiamenti su personale di medio-alto livello, tra cui ha nominato tre ex funzionari di sicurezza relativamente giovani e poco noti come governatori regionali.

(Foto: en.Kremlin.ru, da sinistra verso destra, Sergei Ivanov, Vladimir Putin e Anton Vaino, in un incontro il 12 agosto)

 

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