Prima l’attentato all’aeroporto internazionale di Ankara, poi il tentato colpo di Stato, dunque le purghe volute dal sultano Erdogan, e le aspre critiche che ne sono seguite. Il Paese non sta certo attraversando un momento semplice, motivo per cui, forse, il Presidente turco ha recentemente deciso di ricucire alcuni rapporti internazionali che, fino a poco tempo fa, sembravano irrecuperabili. Prima la pace con Israele, sancita il giugno scorso, a Roma, per rimediare all’incidente della Freedom Flotilla, in occasione del quale avevano perso la vita nove attivisti, di cui otto di nazionalità turca (qui l’articolo di Formiche.net). Poi le prime avvisaglie di un ipotetico riavvicinamento alla Russia di Putin, culminato il 9 agosto nell’incontro tra i due leader tenutosi al Konstantin Palace, a venti km da San Pietroburgo.
L’OCCIDENTE FA UN PASSO INDIETRO E MOSCA NE APPROFITTA
In seguito al fallito colpo di Stato del 15 luglio, le relazioni turche con l’Europa e gli Stati Uniti hanno subito una battuta d’arresto. Ankara si è sentita abbandonata, e non ha apprezzato la mancanza di un adeguato supporto da parte degli amici occidentali. “La Turchia è minacciata da Daesh e dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Minacce provengono anche dalla Siria. Nonostante queste minacce, però, la Nato non sta facendo nulla”, ha affermato il ministro degli Affari esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu. “La Germania e altri Paesi europei hanno escluso la Turchia dal raggio dei loro sistemi di difesa aerea, proprio nel momento in cui le minacce contro di noi stanno aumentando”, ha proseguito il ministro. A sua volta, però, l’Europa non ha visto di buon occhio le massicce misure repressive adottate da Erdogan per liberarsi di ogni ipotetico oppositore politico.
D’altra parte, invece, la rapidità con cui Mosca ha condannato il tentativo di rovesciare il potere di Erdogan ha contribuito a favorire il disgelo. “Il giorno dopo il fallito colpo di Stato il presidente Vladimir Putin ci ha chiamati, il che ha significato molto per noi da un punto di vista psicologico. È stato un bel modo di supportarci moralmente e un esempio della solidarietà reciproca che c’è tra Russia e Turchia”, ha affermato Erdogan durante la conferenza che ha seguito i colloqui del 9 agosto. “Mentre le relazioni della Turchia con l’Occidente sono provate, Ankara e Mosca stanno cercando di ricostruire i rapporti attraverso l’incontro tra il presidente russo Valdimir Putin e il suo omonimo turco Recep Tayyip Erdogan”, scrive Al Arabiya.
I due paesi, poi, sembrano aver dimenticato, almeno momentaneamente, dell’abbattimento del jet russo, da parte dell’F-16 turco, avvenuto lo scorso novembre lungo il confine con la Siria; episodio in virtù del quale le parti avevano troncato ogni rapporto. La Turchia, infatti, sembrerebbe essersi scrollata di dosso ogni responsabilità poiché che i piloti a bordo dell’F-16 sono ora accusati di essere seguaci del movimento gulenista.
LA RINNOVATA COOPERAZIONE ECONOMICA
La necessità di ripristinare la cooperazione economica di un tempo è stato un punto sottolineato, sia da Putin che Erdogan, durante la conferenza stampa tenuta immediatamente dopo i colloqui di San Pietroburgo. “Nei primi cinque mesi del 2016 gli scambi commerciali tra Russia e Turchia sono calati del 43 per cento […] Questo trend è davvero increscioso. Concordiamo nel dover lavorare per ripristinare la nostra cooperazione economica e commerciale. Abbiamo intenzione di dedicare particolare attenzione agli investimenti, ai flussi commerciali e all’implementazione di progetti ambiziosi”, ha affermato il presidente Putin.
Sottolineata la necessità di eliminare le restrizioni economiche finora in vigore, le parti si sono concentrate soprattutto sui settori energetico e turistico. Da un lato la costruzione dell’impianto nucleare di Akkuyu e di un gasdotto che trasporti, in Turchia, il gas direttamente dalla Russia, evitando di attraversare qualche altro Paese, ad esempio l’Ucraina, poiché questo inciderebbe negativamente sul prezzo finale del prodotto. “La costruzione del primo gasdotto turco dovrebbe essere completata entro dicembre 2019, stando al progetto che è stato elaborato”, ha affermato il ministro dell’Energia russo Alexander Novak. Dall’altra, il rispristino dei voli tra Russia e Turchia e l’eliminazione del divieto di vendere pacchetti turistici che abbiano per meta la Turchia ai cittadini russi.
COSA FARE IN SIRIA
Il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha affermato che “in cooperazione con la Russia, la Turchia vorrebbe facilitare una transizione politica in Siria il più presto possibile”, scrive Al Arabiya. Dichiarazione di intenti a parte, però, la situazione è complicata per via delle diverse posizioni sposate dalle parti all’interno del complesso conflitto siriano. La Russia appoggia il governo di Bashar al-Assad e conta sull’Unità di protezione popolare curda (Ypg) nella lotta allo Stato islamico. La Turchia, invece, fa da spalla ai gruppi di opposizione siriana, in lotta con il governo di Damasco, e, soprattutto, vede una minaccia nell’Unità di protezione popolare, perché la considera una branca del Partito del lavoratori del Kurdistan con cui Ankara è in lotta da anni.
Sebbene decretare il da farsi nella partita in Siria sia un elemento imprescindibile per la ripresa della cooperazione tra Ankara e Mosca, durante la conferenza stampa nulla di esplicito è stato affermato in proposito. Putin non ha proferito parola in materia di sicurezza, mentre Erdogan vi ha fatto riferimento solo in maniera indiretta. “Le relazioni turco-russe non si limitano al commercio e ai legami economici. Riponiamo le nostre speranze nel fatto che la normalizzazione e la distensione dei rapporti possa anche contribuire a riportare la pace nella regione, che è molto importante. Inoltre, ci confronteremo presto in un contesto più appropriato e avremo la possibilità di discutere della questione”, ha affermato il presidente turco.
Durante la conferenza stampa, alla domanda di un giornalista, curioso di sapere come due Paesi che sposano posizione così diverse possano cooperare per contribuire a ripristinare la pace in Siria, Erdogan e Putin hanno fatto fronte comune, affermando che la questione, nel dettaglio, non era ancora stata discussa. Quest’ultimo, poi, ha aggiunto: “Armonizzare I rispettivi punti di vista credo sia possibile, nella misura in cui condividiamo l’obiettivo di risolvere la crisi in Siria”.
IL NAGORNO-KARABAKH
Oltre alla Siria, la normalizzazione della relazioni tra Russia e Turchia si gioca anche tra l’Armenia e l’Azerbaijan. Durante una recente intervista, il ministro degli Affari esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha commentato la scelta di Ankara di promuovere un incontro trilaterale tra Russia, Azerbaijan e Turchia. “Durante la visita a Baku, un funzionario azero ha fatto riferimento al summit tra Russia, Azerbaijan e Iran, così ho rilanciato proponendo un secondo summit tra Russia, Azerbaijan e Turchia”, scrive il quotidiano turco Hurriyet. “Molti temi potrebbero essere trattati durante l’incontro, sfortunatamente c’è la questione del Nagorno-Karabakh […] Abbiamo fatto molti sforzi per risolvere la questione e la Russia non è stata da meno. Ora, stiamo considerando le proposte russe che si allineano con quelle da noi già fatte all’Armenia”, ha proseguito il ministro.