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Produzione industriale, è realistico il campione Istat di aziende?

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L’Istat ha comunicato nella giornata di venerdì le stime ‘preliminari’ sull’andamento del Pil nel secondo trimestre dell’anno in corso, che non avrebbe registrato alcun incremento rispetto al primo. Uso il condizionale avrebbe, perché quelle dell’Istituto centrale di statistica sono appunto stime ‘preliminari’ ed è pertanto opportuno, a mio sommesso avviso, attendere conferma dai dati definitivi.

E subito, come era prevedibile, si è accesa la polemica politica fra maggioranza e opposizione sull’efficacia o meno della politica economica del Governo, mentre non sono mancate le precisazioni del Mef su andamento dei conti pubblici e qualche anticipazione (di larghissima massima) sulle scelte che dovranno essere compiute nella prossima Legge di bilancio in una situazione di limitatezza delle risorse al momento ipotizzabili, e sul cui possibile aumento si dovrebbe aprire un serrato confronto/scontro con la UE,  anche se del caso sforando il 3% del rapporto deficit/pil, come suggerisce fra gli altri un autorevole economista come Giorgio La Malfa il quale ricorda che Spagna e Portogallo nei mesi scorsi non sono state sanzionate dalla Commissione Europea per aver sforato in passato quel rapporto.

Sabato il Sole 24 ore ha pubblicato una lunga intervista al Ministro Delrio il quale, pur prendendo atto del cattivo risultato comunicato dall’Istat, ha tuttavia messo in evidenza come alcuni indicatori – fra cui l’eccellente andamento del turismo almeno sino ad oggi e l’avanzamento dei lavori in corso in alcuni grandi cantieri del Paese – renderebbero plausibile una previsione di crescita per il periodo luglio-settembre e poi anche per il quarto trimestre del 2016. Naturalmente, sempre al netto di quanto potrebbe derivare per la nostra economia dal quadro macroeconomico e politico internazionale con i grandi appuntamenti elettorali negli Usa e in Austria, l’apertura dei negoziati sulla Brexit fra Ue e Gran Bretagna, e il possibile rallentamento dell’economia cinese, ma anche con l’accelerazione di quella nipponica a seguito delle misure espansive varate dal Governo di quel Paese.

Premesso inoltre che sarebbe interessante verificare quanto abbia inciso sulla mancata crescita del Pil nel 2° trimestre il blocco delle estrazioni petrolifere in Basilicata, partito esattamente il 31 marzo per i sequestri giudiziari avvenuti in Val d’Agri, – e solo in questi giorni sbloccate – vorrei riflettere su come avvengono poi nel comparto industriale le rilevazioni dell’Istat, ma anche dello stesso Centro studi della Confindustria.

Ci tengo subito a precisare però che non ho alcun motivo di dubitare del rigore scientifico dei rilevatori dell’Istat e del CSC, ma mi chiedo come venga rilevata effettivamente dall’uno e dall’altro la produzione fisica dell’intera industria italiana. Com’è noto, l’inchiesta mensile dell’Istat coinvolge circa 4.000 imprese italiane e raccoglie informazioni sullo stato corrente e sulle aspettative a breve termine (su un orizzonte di 3 mesi) delle principali variabili aziendali (ordinativi, produzione, giacenze di prodotti finiti, liquidità, occupazione, prezzi) e una valutazione della tendenza generale dell’economia nazionale. Trimestralmente poi sono richieste ulteriori informazioni su diversi aspetti della situazione dell’impresa, tra cui il grado di utilizzo degli impianti. E’ opportuno rilevare peraltro che l’indagine è svolta nell’ambito di uno schema armonizzato in sede europea, mentre la destagionalizzazione delle serie è basata sulla procedura chiamata Tramo Seats.

Allora, alla luce di quanto appena evidenziato, la domanda è la seguente: è sufficientemente ampio e rappresentativo il campione di circa 4.000 aziende intervistate? Naturalmente sarà un campione stratificato e proporzionalmente rappresentativo di tutti settori e le zone del Paese. Ma è possibile che a questa pur accurata rilevazione possano sfuggire – ad esempio in alcune zone del Mezzogiorno, ma non solo in esse – le attività di tante Pmi i cui titolari affermano di non essere stati mai intervistati dall’Istat e dal CSC? Ed ancora, sono intervistate solo o almeno in prevalenza le imprese capofila di filiere lunghe? O lo sono anche le aziende delle supply chain ? E poi quante sono le grandi imprese intervistate e quante invece le Pmi? E i bacini territoriali e settoriali nei quali sono effettuate le indagini, fotografano l’intera e più recente articolazione geografica del manifatturo italiano? O vi sono aree e cluster produttivi ancora ignorati, o almeno sottovalutati nei loro volumi di Pil, e che pertanto non vengono presi in adeguata considerazione? Certo, l’Archivio statistico delle imprese attive-ASIA dell’Istat dovrebbe consentirgli di ridurre lo scarto fra realtà esistenti e realtà intervistate.

E poi, ancora, il Tpp – traffico di perfezionamento passivo, ovvero produzione di imprese italiane realizzata all’estero e rifinita in Italia o viceversa, come viene considerato? Pil industriale di imprese del nostro Paese realizzato all’estero? O viene valutato solo il valore complessivo del bene finito, una parte del quale però ha generato Pil fuori dai confini nazionali? E le produzioni manifatturiere come quelle tessili di comunità di Cinesi a Prato, o di salotti nel Materano sempre ad opera di Cinesi come vengono censite, risultando spesso inaccessibili i loro siti come leggiamo a volte sulla stampa? E i legali rappresentanti, se esistenti e riconosciuti come tali, di quelle imprese sono inclusi poi nelle liste di coloro che vengono abitualmente interrogati a fini statistici?

Indubbiamente non è affatto facile per chiunque scandagliare la realtà effettiva del Paese, anche se i dati mensili sui consumi elettrici disaggregati per utenze domestiche e industriali e i crediti bancari erogati a tutte le aziende sotto varie forme potrebbero essere due degli indicatori più significativi. Ma ci sarebbe tanto da lavorare e ancora  tanto da esplorare nel grande corpo del mondo produttivo italiano. E allora, prima di aprire roventi polemiche o di organizzare legittime autodifese, non sarebbe il caso di leggere attentamente – o di incominciare a raccogliere – il maggior numero possibile di nuovi indicatori per avere un quadro, se non proprio esatto al millimetro, almeno il più possibile vicino alla realtà?

 

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