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Chi è Moez Fezzani, il jihadista arrestato in Libia con legami in Italia

Sarebbe stato arrestato in Libia Moez Fezzani, akaAbu Nassim“, reclutatore e comandante dello Stato islamico, attivo anche in Tunisia e considerato una minaccia di primo livello dall’intelligence italiana. A catturarlo pare siano stati i miliziani di Zintan, città occidentale della Libia ma alleata con le milizie cirenaiche orientali del generale Khalifa Haftar: lo avrebbero preso insieme a un paio di dozzine di baghdadisti, forse in fuga da Sirte (dove le forze fedeli al governo a base Onu di Tripoli stanno schiacciando l’IS), forse diretti in Tunisia da altre aree della Libia. L’arresto sarebbe avvenuto nell’area di confine tra le città di Rigdaleen e di Al Jmail, ne hanno dato l’annuncio fonti zintanis al giornale libico Libya Herald; la notizia attende ancora una conferma definitiva. L’uomo sarebbe in viaggio verso Marj, la città dove ha sede il quartier generale delle forze di Haftar per ulteriori accertamenti: la sua identità pare emersa durante le verifiche dopo l’arresto.

IL TOP RICERCATO DA TUNISI

Stando alla chart della leadership libica dello Stato islamico, costruita dal ricercatore italiano Marco Arnaboldi e dal giornalista del Foglio Daniele Raineri, entrambi esperti sulle dinamiche del Califfato, Fezzani sarebbe stato il comandante del campo di addestramento di Sabratha, utilizzato prima per addestrare reclute da spedire in Siria e in Iraq poi ad uso locale, e titolare del link tunisino. Il campo di Sabratha è quello che il 19 febbraio di quest’anno finì sotto un raid clandestino americano (“clandestino” sta per “non bagnato dall’aurea di ufficialità con cui i bombardamenti avvengono in queste ultime settimane”). In quell’occasione rimasero uccisi decine di jihadisti, il Pentagono ne parlò a missione conclusa spiegando di aver agito perché entrato a conoscenza di una riunione di alto livello a cui avrebbe partecipato anche il comandante operativo degli attacchi avvenuti in Tunisia, Noureddine Chouchane. Successivamente al bombardamento, le forze municipali di Sabratha, che finora si erano limitate a controllare i movimenti locali dell’IS, lanciarono una campagna di rastrellamento per stanare covi interni e cellule: durante queste operazioni due italiani tenuti in ostaggio da mesi rimasero uccisi, mentre gli altri due furono liberati (nel rapimento potrebbe essere stato coinvolto anche Abu Nassim). A fronte delle operazioni americane e libiche contro i propri uomini, lo Stato islamico lanciò un’offensiva con la quale cercò di conquistare Ben Gardane, città tunisina di confine: l’azione di rappresaglia si concluse con una cinquantina di morti, quasi tutti baghdadisti respinti dalle forze di sicurezza tunisine. Tunisi ha messo Fezzani in cima alla lista dei ricercati, ritenendolo il comandante che aveva guidato l’operazione: dopo questi fatti, stando alle informazioni note, si sarebbe prima rifugiato a Bengasi, da dove poi sarebbe arrivato a Sirte, da cui poi si sarebbe rimesso in fuga; sono informazioni che per il momento non hanno conferme, per questo si attende lo sviluppo delle indagini.

I COLLEGAMENTI CON L’ITALIA

Ex membro di Ansar al Sharia in Tunisia, Fezzani era passato per l’Italia e per questo le intelligence del nostro paese lo inquadrano come priorità per la sicurezza nazionale: attraverso il network di conoscenze che si era creato era attivo come reclutatore. Nonostante fosse stato assolto ed espulso dall’Italia nel 2012 da uomo libero, come soggetto pericoloso (il tribunale di Milano lo considerò un ideologo e non un combattente), nel 2013 la Corte di Appello lo condannò per associazione a delinquere e associazione con finalità di terrorismo internazionale, e da quel momento, non avendo avanzato richieste di rinvio in Cassazione, è formalmente condannato e dunque altrettanto formalmente latitate; in teoria l’Italia potrebbe avanzare una richiesta di estradizione nei suoi confronti. Secondo un analisi riservata per il governo, il Parlamento, il Copasir, rivelata da Repubblica nel gennaio dello scorso anno, Fezzani era uno dei jihadisti partiti per la Siria nel 2013 che sono stati residenti nel nostro paese; erano quasi tutti nordafricani noti già per aver compiuto il viaggio verso il jihad “post-9/11” in Afghanistan. Dalla Siria sarebbe poi rientrato in Libia come molti colleghi della brigata al Battar, storica componente nordafricana del jihad califfale siro-iracheno, prevalentemente composta da libici, e attrazione anche per gruppi di combattenti europei, più che altro belgi.

UN VITA NEL JIHAD

Nato a Tunisi il 26 marzo del 1969, Moez Fezzani “ha una lunga storia nella sfera del terrorismo globale che risale prima alla guerra in Bosnia e poi a quella guerra in Afghanistan” spiega a Formiche.net Héni Nsaibia, ricercatore indipendente specializzato in risk consultancy, monitoring securitye terrorismo (su Twitter è @MENASTREAM) che tra le varie cose ha ricostruito diversi tratti della vita di Fezzani. “In Afghanistan fu imprigionato per 7 anni nella prigione di Baghram. In Italia era ricercato insieme ad un altro tunisino ed ex prigioniero di Guantanamo Riadh Nasri per aver fornito supporto logistico nel 2007 a una cellula terroristica in Italia legata al Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC), che si è successivamente evoluto in Al Qaeda nel Maghreb islamico. È stato assolto dalle accuse di terrorismo nel 2011, ma le autorità tunisine ne chiesero l’espulsione, anche se le autorità italiane non lo consideravano ancora una minaccia per la sicurezza nazionale. La prima volta che la sua espulsione avrebbe dovuto essere effettuata riuscì a fuggire e si nascose in casa di un amico a Varese, in Lombardia, dove fu catturato nuovamente e deportato in Tunisia”. “Nel 2012 Fezzani si è unito ad Ansar al-Sharia Tunisia (AST)” poi “nel 2013 è partito per la Siria, dove è entrato a far parte Jabhat al Nusra e successivamente dell’Isis. Si sarebbe spostato in Libia nel 2014 come uno dei leader della Katibat al Battar e secondo fonti deteneva un ruolo chiave a Sabratha, ed è possibile che avesse un ruolo anche a Sirte, ma si attendono prove sostanziali che potrebbero arrivare dallo sviluppo delle indagini dopo l’arresto. Fezzani è sospettato di essere ideatore e supervisore dei processi di pianificazione dietro gli attacchi di alto profilo contro il Museo del Bardo e Sousse e dell’assalto a Ben Gardane del 7 marzo scorso”.



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