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Tutti i dettagli sul nuovo attacco terroristico in Turchia

Almeno 51 persone sono state uccise e altre decine ferite nell’attentato che sabato sera ha colpito una festa nuziale curda all’aperto nella città di Gazantiep, nel sud della Turchia, (a poche decine di chilometri dal confine siriano, sulla direttiva nord di Aleppo).

Il vice Primo Ministro Mehmet Simsek l’ha definito un atto  “barbaro” (stesso termine utilizzato anche Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Right Watch): stando alle informazioni finora circolate sembra essersi trattato di un attentato suicida, un’esplosione di un kamikaze. Come già visto in passato, le autorità di sicurezza hanno alzato il divieto sulla diffusione di immagini e notizie dal luogo dei fatti.

Andadolu News ha riportato una dichiarazione del presidente Recep Tayyp Erdogan secondo cui l’attentatore sarebbe stato un ragazzino di età compresa tra 12 e 14 anni: secondo l’agenzia statale il circolo presidenziale propende nell’incolpare della strage lo Stato islamico. Altri funzionari avevano detto ai media locali che gli autori avrebbero potuto essere sia i militanti curdi, che rivendicano il controllo nella fascia etnica a sud del paese, sia gli estremisti del sedicente Stato islamico, che hanno usato quelle aree come retrovia e linea di passaggio verso il territorio califfale. Per il momento non si hanno altre informazioni e non ci sono state rivendicazioni, anche se è difficile che si tratti di un attacco intra-etnico. Più probabile invece che si tratti di una rappresaglia dell’IS contro i curdi, le cui milizie siriane, alleati dei cugini turchi, hanno riportato anche ultimamente importanti vittorie contro i baghdadisti (una su tutte, a Manbij, da dove le immagini delle liberazione sono diventate virali). Altro obiettivo sarebbe aumentare le tensioni inter-etniche e aumentare la destabilizzazione nel  paese: i curdi sono stato più volti colpiti, e lamentano di non essere protetti sufficientemente (oltre che tesi cospirative su possibili false flag studiate dal governo come punizione settaria).

Una breve dichiarazione dall’ufficio del governatore di Gaziantep ha detto che l’attacco dinamitardo contro il matrimonio nel distretto di Sahinbey è avvenuto alle 22:50, quando sposi e invitati erano scesi in strada per continuare i festeggiamenti. Mehmet Tascioglu, un giornalista locale, ha detto alla televisione NTV che si è trattato di un’enorme detonazione, sentita in molte parti della città. Le foto scattate dopo l’esplosione hanno mostrato diversi corpi coperti con lenzuola bianche e attorno una situazione molto caotica, tra feriti, folla accorsa sul posto e personale e mezzi dei soccorsi. L’ufficio del governatore di Gaziantep domenica notte ha alzato via via il numero di morti comunicato inizialmente, che era prima di dieci e poi di venti. La polizia ha isolato il luogo dell’esplosione e le squadre forensi si sono recate sul posto per raccogliere le prima prove: le dichiarazioni di Erdogan sarebbero legate ai primi risultati delle indagini. Centinaia di residenti si sono riuniti nei pressi del sito cantando “Allah è grande” e slogan che denunciano gli attacchi.

La Turchia è stata scossa da un’ondata di attacchi nel corso degli ultimi diciotto mesi: azioni che sono state o rivendicate da militanti curdi legati al fuorilegge Partito dei Lavoratori del Kurdistan (più conosciuto con il suo acronimo PKK) oppure di cui è stato incolpato dal governo l’IS, ma senza che il gruppo rivendicasse ufficialmente gli attentati. Nel mese di giugno squadre d’assalto dei baghdadisti hanno attaccato l’aeroporto principale di Istanbul, con pistole e bombe, uccidendo 44 persone, in uno dei bilanci più tragici, dopo quello di Ankara dell’ottobre scorso (in cui i morti furono un centinaio), quello di Suruc — entrambi contro assembramenti di persone di origina curda — dell’estate scorsa e quello avvenuto sabato.

Quest’ultimo attacco arriva mentre il paese si sta ancora riprendendo dal fallito colpo di Stato del mese scorso, di cui il governo ha incolpato il religioso musulmano Fethullah Gülen, che vive negli Stati Uniti, e i suoi seguaci. All’inizio di questa settimana, una serie di attentati di cui è probabilmente colpevole il PKK hanno avuto come obiettivo la polizia e i soldati, hanno lasciato almeno una dozzina di morti tra gli agenti, e sono avvenuti sempre nel sud. Il processo di pace intavolato dopo due anni e mezzo di cessazione delle ostilità con i separatisti è crollato lo scorso anno, quando Ankara ha inquadrato i gruppi curdi tra gli obiettivi di un’ampia missione antiterrorismo che ha tra gli obiettivi anche l’IS e gruppi islamisti che operano nel teatro siriano, portando ad una ripresa del conflitto trentennale.

Il primo ministro Binali Yildirim, che proprio sabato durante un’intervista aveva annunciato un aumento delle attività turche in Siria (contro curdi e IS), ha condannato l’attentato che ha trasformato “una festa di nozze in un luogo di lutto” e ha promesso di prevalere su questi attacchi “diabolici”. “Non importa quale sia l’organizzazione del terrore traditrice, noi come persone, stato e governo dobbiamo proseguire la nostra lotta decisa contro di essa”, ha detto.

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