I contenuti di massima di questa riforma costituzionale sono stati voluti – guardando indietro nel tempo – da quasi tutte le forze politiche e culturali. Come accade, queste si sono poi divise sulle soluzioni specifiche.
Senza andare troppo in là, si può ben dire che questa riforma è stata voluta prima di tutto dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (ma anche il presidente in carica, pur non pronunciandosi sulle scelte specifiche del testo approvato, ha detto già nel dicembre 2015 che era l’ora che il Parlamento e il paese si decidessero sul tema); in secondo luogo è stata voluta dall’intesa Renzi-Berlusconi del dicembre 2013 e gennaio 2014 (confermata fino al gennaio 2015 quando si ebbe la rottura sul tema dell’elezione del nuovo capo dello Stati); infine è stata voluta dai gruppi parlamentari della maggioranza di governo nonché da parte di quelli di opposizione (Forza Italia fino al gennaio 2015; fuoriusciti da Forza Italia e da altri partiti successivamente).
Infine, parlando alla Columbia University di New York, nel corso della sua visita ufficiale negli Stati Uniti, Sergio Mattarella non ha nascosto valutazioni lusinghiere sulla riforma Renzi-Boschi («Dopo anni di dibattito il Parlamento sta per approvare un’importante riforma della Costituzione che trasforma il ruolo del Senato da seconda Camera politica, con le medesime attribuzioni della Camera dei deputati, in Assemblea rappresentativa delle Regioni e dei poteri locali»; «la riforma del Senato influirà sulla capacità di governare i problemi quando nascono e non dopo…», 11 febbraio 2016).
Ottavo di una serie di approfondimenti. Qui si può leggere il primo, qui il secondo, qui il terzo, qui il quarto, qui il quinto, qui il sesto, qui il settimo. Qui si può leggere il testo completo.