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Tutte le magagne interne allo Stato islamico

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Il Daily Beast ha svelato documenti interni dello Stato islamico, provenienti dall’area di Damasco, dove un gruppo ribelle li ha trovati e trasmessi al giornalista Michael Weiss che ha scritto un lungo resoconto con tanto di immagini dei doc: in pratica emerge che l’Isis ha problemi organizzativi, tra infiltrati e beghe amministrative. Si tratta di uno squarcio nell’enorme apparato burocratico verticistico (di cui il sito aveva già parlato attraverso le informazioni, a tratti ambigue, di alcuni disertori), gestito dai governatori locali e pieno di problematiche minori (“and somewhat comedic human frustration”la chiama Weiss).

Il gruppo combattente che ha fornito il materiale al giornalista americano è la Brigata Ahmad al-Abdo, che prende il nome da un civile ucciso durante le proteste del 2011 (più noto come Forces of Martyr Ahmad al-Abdo, in arabo Alwiyat wa’ Kata’ib Shuhada Ahmad al-Abdo). Sono stati tra i primi ribelli “vetted, ossia quelli “controllati” che hanno ricevuto i missili anti-carro Tow – già nel maggio del 2014 – nell’ambito del programma congiunto guidato dalla Cia da un centro di comando che si trova ad Amman, in Giordania, e portato avanti attraverso i partner delle intelligence locali: tra questi il Qatar, che ha provveduto per conto proprio, attraverso il Sudan, a fornire al gruppo anche i sistemi anticarro cinesi HJ-8. A passare i documenti è stato il portavoce della brigata, Maher al Hamdan, il quale dice che sono stati ritrovati addosso al cadavere di un comandante dell’IS, il cui nome è Abu Ali al Iraqi, ucciso a sud di Damasco l’8 giugno.

Molti sarebbero file di comunicazioni interne: in una, racconta Weiss, si comunica al wali di Damasco, il governatore, di un buco di intelligence avvenuto nella città di Dumayr. Là l’uomo che avrebbe dovuto coordinare l’operazione di controspionaggio mirata sulle forze ribelli che si stavano organizzando contro l’IS nella cittadina a est della capitale, avrebbe fatto in realtà il doppio gioco, “murtad“, apostata viene definito, passando informazioni al nemico, grazie alle quali diversi uomini del Califfo sarebbero poi dovuti cadere in un’imboscata. Non è chiaro quanto queste informazioni siano vere, quanto sia la parte gonfiata (c’è sicuramente visto che la propaganda caratterizza tutti i gruppi combattenti siriani), quanto sia una bufala completa. Se fossero confermati potrebbero aprire un’ottica diversa su alcune delle principali funzionalità del gruppo. Per esempio la rete di intelligence e cellule clandestine, una specie di Stasi, che lavora ininterrottamente e a cui si lega buona parte del successo – ottenuto anche con la repressione – dell’attecchimento territoriale dell’IS. Oppure sui problemi organizzativi interni, altra caratteristica che differenzia la realtà statuale dell’IS da quella di tutti gli altri gruppi terroristici: sarebbero anche imbarazzanti se si considera che il gruppo professa continuamente la propria potenza nelle varie uscite propagandistiche atte a tenere alto il proselitismo. Ovviamente il DB calca sul fatto che i documenti sono autentici, con tanto di timbri ufficiali del Califfato, e porta anche la testimonianza di un ricercatore siriano, Aymenn Jawad al Tamimi, a cui sono stati fatti analizzare.

Nella stessa lettera con cui si faceva rapporto sul controspionaggio a Dumayr, si parla anche delle lamentele dei “fratelli” sul pagamento degli stipendi, pratica su cui ha voce conclusiva sempre il governatore: “50 dollari al mese per sé e altri 50 come sussidio per moglie”, cifre molto più basse di quelle finora stimate, probabilmente rimpiccolite dalle difficoltà in cui da mesi versa il Califfato, a cui la Coalizione internazionale ha tagliato gran parte dei canali di approvvigionamento economico. Ci sono altre comunicazioni elencate nel reportage: quasi tutte parlano di lamentele, ci sono questioni più frivole (c’è chi vuole una settimana di ferie da spendere nelle province di Raqqa e Deir Ezzor), chi chiede pick-up e dispositivi Gps, chi si lamenta per il funzionamento delle carceri. Tutte scoprono che l’organizzazione che ha fatto da colonna strutturale per il Califfato è in difficoltà, un sistema dove la gerarchizzazione è sempre forte, ma con i sottoposti che hanno iniziato con le lamentale per l’eccessiva burocratizzazione imposta quante le cose hanno cominciato a girare meno bene.


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