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Cina, Fiere, Salone di Genova e contributi alle imprese. Le ultime sferzate di Carlo Calenda

Diciotto mesi “difficilissimi” per dirla con le parole del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Pieni zeppi di sfide impreviste e fuori, almeno fino a questo momento, dall’agenda dell’Europa. Nessuno alla Summer School organizzata anche quest’anno da Confartigianato presieduta da Giorgio Merletti ha voluto dare il colpo di grazia a un ottimismo traballante, intaccato com’è da un’economia che non cresce più di quanto si sperava. Solo fare una panoramica dei nodi che governo nazionale ed europeo devono sciogliere.

SOLDI ALLE IMPRESE, TUTTO DA RIFARE

La prima questione, e trattandosi di Confartigianato non poteva essere diversamente, ha riguardato le imprese e i trasferimenti del governo mediante i bandi ministeriali. Per il responsabile dello Sviluppo Calenda, nulla è più sbagliato, “ridicolo e surreale”. I bandi vanno dunque spediti in soffitta e sostituiti da incentivi automatici. Perché? “Gli incentivi non vanno fatti a bando per tre motivi: è ridicolo che tre o quattro dipendenti del ministero decidano le priorità del Paese e nel 90% delle volte la direzione è sbagliata, i bandi sono spesso surreali. E poi il tempo di realizzazione è di almeno due anni. Tutto ciò, quindi, spesso si trasforma in un incentivo solo alle grandi imprese”, ha tuonato Calenda dinanzi agli artigiani convenuti all’Auditorium Antonianum di Roma. Il successore di Federica Guidi ha poi indicato anche una tempistica piuttosto certa circa l’accantonamento dei bandi: “lo faremo nella prossima manovra”.

LA SFERZATA AL MONDO DELLE FIERE (E AL SALONE DI GENOVA)

Rimanendo sempre nel campo delle imprese, nei suoi 50 minuti abbondanti di relazione, Calenda ha riservato anche qualche stoccatina al sistema fieristico italiano, reo di darsi poco da fare per promuovere l’economia reale. Il ministro è stato molto chiaro. Da oggi il governo finanzierà solo ed esclusivamente i poli che daranno prova di aiutare i settori che trainano l’economia. “E’ arrivato il tempo di investire sulle cose che funzionano: prima devono funzionare e poi gli diamo i soldi”. Un’esempio su tutti? Il Salone Nautico di Genova “ormai sprofondato e superato da quello di Nizza: al Salone di Genova non gli do un euro, è sprofondato perché ci sono due associazioni che litigano fra di loro, Ucina e Nautica Italia”. Stesso approccio per le Camere di commercio, che il governo ha recentemente ridimensionato. “Noi siamo pronti a finanziarle, purché portino progetti utili”, ha chiarito Calenda.

IL “PROBLEMA” CINESE

Capitolo Europa. Che ha le sue colpe, visto che ha ampiamente sottovalutato il problema “Cina: ci ha fatto credere che con l’avvento della globalizzazione avesse realmente intenzione di aprire i suoi mercati e invece alla fine è rimasta quasi completamente chiusa. L’Europa finora è stata debole e non ha dato una risposta forte. Dobbiamo avere una reazione forte e chiedere a Pechino di farci entrare nei suoi mercati”, ha detto Calenda. Altrimenti “noi rimaniamo aperti” e prede, “gli altri chiusi e così non può andare”.

LE PROPOSTE DEGLI ARTIGIANI

Se da una parte il governo, per mezzo del titolare dello Sviluppo, ha fatto fornito un primo elenco delle cose da fare, dentro e fuori i confini nazionali, gli artigiani hanno invece ribadito all’esecutivo gli interventi più urgenti. Per la prossima legge di Stabilità “abbiamo avanzato al governo precise richieste per arrivare a una rapida riduzione della pressione fiscale sulle piccole imprese”, ha detto nella prima giornata della Summer School il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti. Si parte dal regime di cassa, con la richiesta, per le imprese in contabilità semplificata, del pagamento delle tasse solo dopo l’incasso fatture. Gli artigiani propongono poi la deducibilità totale dell’Imu sui capannoni, con lo stop “alla ‘tassa sulla tassa’ che aumenta del 9% il prelievo sugli immobili strumentali delle micro-imprese”. Sempre in tema Imu, si chiede di unificarne il pagamento con la Tasi. Per quanto riguarda l’Iri (l’imposta sul reddito dell’imprenditore) per le piccole imprese, Confartigianato punta a una tassazione proporzionale anziché progressiva e chiede benefici fiscali per chi reinveste gli utili in azienda. Un’altra proposta è quella di aumentare la franchigia Irap, alzando da 13.000 a 20.000 euro la deduzione per le piccole imprese. Per favorire la continuità del patrimonio imprenditoriale Confartigianato propone infine di azzerare le tasse sulla cessione d’azienda.


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