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Beppe Grillo, Virginia Raggi, il Direttorio e i Vaffa sottintesi

Un comizio a Nettuno da volemose bene, ma senza Virginia Raggi. Che significa? “Virginia vada avanti, noi vigileremo”, ha detto Beppe Grillo. Quindi il primo cittadino di Roma è stato di fatto commissariato dai vertici del Movimento 5 stelle? Non pare proprio. Forse Raggi è stata blindata, come titola oggi il Fatto Quotidiano diretto da Marco Travaglio.

Di certo le richieste e le attese del Direttorio a Cinque Stelle – scritte per giorni dai quotidiani senza alcuna smentita dei grillini – erano: via gli assessori Paola Muraro (qui un pezzo ritratto di Formiche.net) e Raffaele De Dominicis, via (o fortemente ridimensionati nei ruoli) due uomini di fiducia di Raggi, Raffaele Marra e Salvatore Romeo, rispettivamente vice capo di gabinetto e capo della segreteria, criticati apertamente dall’assessore Paolo Berdini, dall’ex assessore Marcello Minenna e dall’ex capo di gabinetto Carla Raineri.

Ma nessuna delle richieste del Direttorio pentastellato si è realizzata. L’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, è stata difesa da Raggi in un video sul blog di Grillo (leggeremo le carte e poi decideremo, è stato il succo del messaggio).

L’assessore al Bilancio, Raffaele De Dominicis, autore di dichiarazioni quanto meno inusuali o eccentriche, resta al suo posto. Anzi no: nel pomeriggio Raggi annuncia da Facebook: “In queste ore ho appreso che l’ex magistrato e già procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio in base ai requisiti previsti dal M5S non può più assumere l’incarico di assessore al Bilancio della giunta capitolina, pertanto di comune accordo abbiamo deciso di non proseguire con l’assegnazione dell’incarico”. Si è scoperto che il magistrato contabile in pensione era indagato per abuso d’ufficio. Ma quegli stessi “requisiti” hanno consentito di nominare assessore all’Ambiente Paola Muraro, già consulente Ama per una dozzina di anni, e di restare assessore anche se indagata dalla magistratura per reati ambientali. Bizzarrie grillesche.

Ancora. Salvatore Romeo resta capo della segreteria, ma gli verrà limato lo stipendio che tanto aveva fatto sbraitare i grillini. Raffaele Marra non sarà più vice capo di gabinetto ma guiderà il dipartimento al Commercio, retto dall’assessore Adriano Meloni, vicinissimo alla Casaleggio & Associati. Scrive Repubblica: “In quel ruolo, Marra si occuperà di questioni delicatissime, dai bandi per la cartellonistica in città a quello per i camion bar, settori che muovono interessi importanti nella capitale. Marra, dunque, si allontana dal gabinetto della Raggi ma, se possibile, acquista maggiore potere”.

Chi ha detto questa volta il Vaffa. E a chi?

Nel frattempo il mini-direttorio romano annuncia lo scioglimento: “La macchina amministrativa è partita ed è giusto che ora proceda spedita. Per questo, riteniamo che oggi il nostro compito non sia più necessario”, scrivono Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli, assicurando che “non faremo mai mancare il nostro sostegno e il nostro contributo” alla giunta Raggi. Un intoppo in meno per il sindaco pentastellato? Si vedrà.

Di sicuro la telenovela sulle baruffe a 5 stelle in Campidoglio prosegue. Telenovela tanto appassionante quanto desolante.

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