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Tutte le ragioni dei Centristi per il Sì al referendum costituzionale

“La vittoria del no sarebbe la vittoria di chi crede che l’Italia è irriformabile. Come centristi per il Sì diciamo che il Pd non ha il monopolio del referendum, che il centro destra dovrebbe tornare alle ragioni espresse in precedenza in parlamento, e che chi voterà per il no avrà il solo merito di portare acqua al mulino di Grillo”. Questo il succo dell’intervento del presidente della Commissione Esteri del Senato Pierferdinando Casini alla prima manifestazione promossa dai “Centristi per il sì”, che ha avuto luogo questa mattina al Teatro Quirino di Roma. Casini dal palco si è rivolto direttamente a Renzi, affermando che “ha sbagliato a personalizzare il referendum. In privato gliel’ho detto, e lui oggi si è emendato con chiarezza. Non possiamo trasformare la campagna referendaria in una guerra di bande tra le varie correnti del Partito democratico. Il presidente del Consiglio deve farsi carico di questo, non si può umiliare questa occasione per una sorta di revanscismo per piccole beghe”.

LE PAROLE A FAVORE DEL SÌ (E DI NAPOLITANO) DELL’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA CASINI

“Un conto è sostenere Renzi, che usa argomenti grillini portando però lontano la gente dal merito della questione, e un conto è avere le proprie idee”, ha affermato Casini. “La rottamazione poi era un argomento finto, perché altrimenti oggi sarebbe lui il rottamato. Noi invece, che siamo centristi per il sì, abbiamo una chiara connotazione politica”. Parlando di Berlusconi ha detto: “Umanamente gli sono vicino, ma voglio capire cosa sta succedendo nel centro destra. A me pare che quello che dice Parisi sia uguale a quello che dice D’Alema”.

(CHI C’ERA CON CASINI ALLA MANIFESTAZIONE PER IL SI’ CENTRISTA AL REFERENDUM. FOTO DI PIZZI)

Mentre l’ex presidente della Camera sostiene che “già la Dc proponeva il superamento del bicameralismo”, e che “il Cnel è sempre servito solo ai vari sindacati e corporazioni”. In caso di no poi, ha continuato Casini, “già li vedo i commenti internazionali: l’Italia è irriformabile, siamo sempre i soliti, eccetera. Senza pensare a quello che accadrebbe ai mercati”. Per quanto riguarda la legge elettorale, “non solo va cambiata, ma verrà cambiata, lo sanno tutti. Anche se mi fa ridere chi dice che quella attuale rappresenterà un attentato alla democrazia”. Poi la parola finale, che qualche reazione in alcune aree del pubblico la suscita, è per l’ex presidente della Repubblica: “Stavolta voglio lodare Repubblica e l’intervista a Giorgio Napolitano, che applaudimmo e lo votammo mandandolo al Quirinale”.

LE TESI, CHE SI RIFANNO ALLA STORIA REPUBBLICANA, DEL COSTITUZIONALISTA GUZZETTA

L’intervento centrale del convegno è affidato al costituzionalista Giovanni Guzzetta, attuale membro del Consiglio di presidenza della giustizia e autore del libro edito da Rubbettino “Italia, si cambia. Identikit della riforma costituzionale. “Mettere mano a costituzione è una responsabilità, e anche la mia non è stata scelta immediata”, ha esordito Guzzetta: “Ma parlare di contenuti serve a non politicizzare un referendum in cui la maggioranza degli elettori non ha idea di come orientarsi”. L’alternativa per Guzzetta non è “tra distruzione e salvezza”, perché “dal punto di vista dei contenuti non è una riforma epocale”. Però “opera una manutenzione: la riforma ha bisogno di essere aggiornata, ed è naturale che sia così. Le costituzioni non sono sacre reliquie e non può essere esserci un culto della costituzione”.

Per queste ragioni, ha spiegato Guzzetta, “una buona costituzione interpreta il suo tempo, e oggi siamo in un momento molto diverso dal ’48. Dossetti ricorda come De Gasperi intervenne, dicendo che all’epoca non era il caso di attuare la riforma, per il semplice timore che fossero gli altri a vincere le elezioni. Da allora fu impossibile avere una maggioranza forte”. La costituzione infatti “nasce dall’opposizione al modello giacobino monocamerale dei comunisti. A quel tempo si aveva molto più paura dei governi autoritari che di quella deboli, e in quel periodo fu una scelta legittima. Ma quell’imprinting è diventato la base di ogni discussione futura”.

PER IL SÌ GUZZETTA METTE IN CAMPO DE GASPERI, MORO, STURZO E LA TRADIZIONE RIFORMISTA

Queste considerazioni “sono pienamente inserite nella tradizione riformista: De Gasperi esprimeva una visione di democrazia diversa da quella attuale, voleva un controllo attuato dalle minoranze e decisioni chiare prese dalle maggioranze. Perché quando non c’è possibilità di attuare volontà politiche si finisce col procedere attraverso decreti legislativi, dando vita a dittature aperte e larvate”. E oggi “è finita esattamente così. Dei decreti se ne discute solo del titolo, il resto viene deciso dalle burocrazie”. Per il costituzionalista, uno dei principali autori dei tre quesiti inscritti nel referendum di giugno 2009 sulla legge elettorale, “ci sono due scelte fondamentali in questo referendum: l’abolizione del bicameralismo perfetto, che è un anacronismo unico nel nostro Paese. Contando poi che la nomina dei consigli regionali non è un’astrazione, ma c’è anche in altri Paesi come l’Austria”.

(CHI C’ERA CON CASINI ALLA MANIFESTAZIONE PER IL SI’ CENTRISTA AL REFERENDUM. FOTO DI PIZZI)

E il fatto che “con questo referendum le regioni potranno far sentire la propria voce a livello nazionale, anche se poi dipenderà dalla politica e non dalla costituzione. Sono decenni infatti che il ruolo delle regioni si gioca su accordi pre-legislativi, in ottica di manutenzione straordinaria, mentre per vivere avrebbero un forte bisogno di avere autorità politica, di poter sbattere i pugni, altrimenti resteranno soltanto carrozzoni burocratici”. Infine, ha concluso Guzzetta, “le leggi elettorali sono sempre state maggioritarie, ma fino ad ora mancava un contesto istituzionale adatto. La posta in gioco è quindi la nostra idea del paese che ci meritiamo: un sistema politico oscuro e paludoso, dove tutti intralciano tutti per finire a decreti legge. Oppure, insieme a De Gasperi, a Moro, a Sturzo, pensiamo di meritarci una democrazia governante”.

LA SINTESI DELL’INIZIATIVA DEI CENTRISTI PER IL SÌ DELL’EX MINISTRO D’ALIA

Gli obiettivi della convention sono stati così sintetizzati da Gianpiero D’Alia, ex ministro del governo Letta e attuale presidente nazionale dell’Udc: “Ci meraviglia Forza Italia che ha impedito processi riformatori, compresa la rottura del patto del Nazareno, nonostante i contenuti della riforma siano i suoi. E anche il nuovo corso di Parisi sembra andare nella direzione sbagliata. Ricostruire significa essere responsabili, non inseguire logiche politiche. Stimiamo Parisi tanto da averlo sostenuto a Milano, però il vero cambiamento non si fa cambiando i volti ma cambiando politica”. Il grillismo poi “è anche la conseguenza della deriva politica di Fi. Il linguaggio dei grillini è lo stesso del centro destra degli ultimi anni: la colpa è sempre degli altri, il nemico serve a coprire le proprie incapacità”.

(CHI C’ERA CON CASINI ALLA MANIFESTAZIONE PER IL SI’ CENTRISTA AL REFERENDUM. FOTO DI PIZZI)

Inoltre, ha detto D’Alia, “se votassimo sì saremmo come Di Maio, che legge le mail e poi fa altro in pubblico”. Mentre per quanto riguarda la sinistra, “una volta che ammette una sconfitta che facciamo, gli diciamo che avevano ragione?”. “Siamo centristi per il sì – ha concluso D’Alia – perché non possiamo votare contro le nostre idee, e quelle del referendum fanno parte nostra storia politica, ancora prima che Renzi fosse il sindaco di Firenze. Il tempo ci ha dato ragione”.


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