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Appello di musulmani e cristiani per i migranti

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Formiche.net pubblica in anteprima il testo della​ ​Dichiarazione congiunta interreligiosa per i migranti sottoscritta dalla Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) e dal Jesuit refugee service (Jrs).​ ​Il testo nasce in occasione del Giubileo della​ ​Misericordia, del mese del pellegrinaggio per i musulmani e della Giornata​ ​internazionale per la​ ​pace promossa dalle Nazioni Unite, come baluardo a disposizione dei governi per promuovere il rispetto e la tutela dei migranti, con particolare riferimento alla necessità di proteggere le persone più deboli ​tra cui i bambini. Il testo sarà presentato domani alle Nazioni Unite dal ​vice ​presidente della Coreis Yahya​ ​Pallavicini.​

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In occasione del Giubileo della Misericordia promosso da Sua Santità Papa Francesco, in occasione del mese del pellegrinaggio per i musulmani e della Giornata Internazionale per la Pace promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, i responsabili religiosi Cattolici e Musulmani desiderano manifestare una solidarietà per sensibilizzare tutti i governi, le istituzioni religiose e ogni persona di buona volontà alla necessità di lavorare insieme per far fronte alla radice alle cause delle migrazioni forzate.

Come membri del Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti (JRS) e del suo partner per l’Italia Fondazione Astalli, e della Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), partner europeo dell’Organizzazione Islamica per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (ISESCO), rivolgiamo un appello alla comunità internazionale affinché sia condivisa la responsabilità di dare protezione alle persone in fuga dalle proprie case, per assicurare buone condizioni di accoglienza e la possibilità di usufruire, nel momento dell’arrivo, di servizi adeguati ed accessibili. Servono solide politiche per contrastare le tendenze razziste e xenofobiche – la diversità dev’essere riconosciuta come un’opportunità e un dono, non come una minaccia.

Guerre e persecuzioni stanno allontanando dalle loro case più persone di quanto non si sia mai visto dai tempi della seconda guerra mondiale, con oltre 65 milioni di profughi in tutto il mondo, tra cui oltre 21 milioni di rifugiati, 3 milioni di richiedenti asilo e oltre 40 milioni di sfollati all’interno del loro Paese. I bambini rappresentano una percentuale sproporzionatamente grande degli sfollati, raggiungendo quasi la metà di tutti i rifugiati, per un totale di 28 milioni di bambini rifugiati. Altri 20 milioni di bambini migranti sono fuggiti dalle loro case per una varietà di ragioni, inclusa la povertà estrema e la violenza di gruppo.

Nel 2015, circa il 45 per cento di tutti i bambini rifugiati sotto la protezione dell’UNHCR proveniva da Siria ed Afghanistan, dove il problema dello sfruttamento dell’infanzia è endemico, ma il Servizio Rifugiati dei Gesuiti può testimoniare di migliaia di altri bambini profughi a rischio di abuso dei diritti umani in tutte le parti del mondo. Globalmente, i bambini migranti sono a rischio di reclutamento militare forzato in Eritrea, di abusi sessuali nella Repubblica Democratica del Congo, di traffico umano o di organi in Sudan e di sfruttamento lavorativo in Libano.

I profitti criminali dell’industria degli armamenti, del traffico di esseri umani e del contrabbando, insieme alla discriminazione politica e giuridica contro i migranti, sono tra i mali maggiori del nostro mondo contemporaneo. Tali situazioni richiedono il lavoro attivo, effettivo e coordinato di Cristiani e Musulmani, in Europa e in altri continenti, per assicurare ogni possibile assistenza a coloro che ne sono vittime.

Secondo la prospettiva religiosa di Musulmani e Cristiani, tutte le creature umane hanno ricevuto il dono della vita da Dio che guarda alla Sua creazione con misericordia e compassione. L’essere umano, secondo la dottrina islamica, è vicario (khalifah) di Dio sulla terra, mentre la teologia cristiana afferma che l’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio. Ogni persona dev’essere quindi trattata come portatrice di un’inalienabile dignità, senza distinzioni di fede, culture o nazionalità. L’unità nella diversità è un riflesso del Mistero Divino in grazia del quale tutti i credenti in Dio possono pienamente esprimere e conoscere la propria natura, senza fondamentalismi né sincretismi, senza oppressione o coercizione.

Le forze della globalizzazione possono talora mostrarsi indifferenti nei confronti delle sensibilità di comunità culturali o religiose diverse. Musulmani e Cristiani sono ben consapevoli del passo di continua accelerazione di quelle tendenze politiche, economiche e sociali capaci di incoraggiare una profonda crisi di sradicamento dei valori. Per resistere al radicalismo e al relativismo morale, Musulmani e Cristiani devono rinnovare la propria vicinanza per un dialogo più profondo e impegnato, in un incontro che sia sempre radicato in uno spirito di fraternità. Sia i Musulmani sia i Cristiani si ispirano alla Misericordia, che è uno dei Nomi di Dio. La tradizione islamica di protezione e ospitalità nei confronti dei viandanti, delle vedove e degli orfani è rafforzata dal fatto che il Profeta Muhammad – la Pace sia su di lui – era egli stesso un rifugiato, costretto ad abbandonare la propria città natale per la sua sicurezza. I Cristiani trovano nelle proprie Scritture l’insegnamento che ogniqualvolta accolgano uno straniero, essi accolgono il Cristo, e la stessa storia della nascita di Cristo fatta di persecuzioni malvagie e di un esilio in cerca di rifugio in terra straniera.

L’odio per il credo religioso dell’altro, che si risolve in persecuzione e violenza, deve terminare. Il sistema politico internazionale e i governi nazionali devono garantire a Cristiani e Musulmani e ai fedeli di tutte le religioni il diritto di vivere la propria fede in libertà, dignità e sicurezza. Una migliore educazione e dialogo tra le istituzioni religiose e le comunità sono essenziali per la nostra società contemporanea per garantire l’armonia di un pluralismo religioso rispettoso della legge.

Musulmani e Cristiani si adoperano per una pace “al di là di ogni comprensione”, un’esperienza di intimità con il mistero di Dio, e di armonia fraterna con il proprio prossimo. La pace dunque non rappresenta né una vaga astrazione né un ideale utopico. Si potrà raggiungere la Pace quando tutti riconosceremo che condividiamo una stessa casa, e che siamo invitati da Dio a lavorare insieme per il bene comune.

Il pellegrino, il rifugiato e il migrante, sono tutte persone alla ricerca, al di là del cuore e della casa, di un luogo in cui trovare pace, esser liberi dalle angosce e gustare un’ospitalità. Molti migranti in esilio provengono dalle tradizioni Islamica e Cristiana: essi hanno bisogno “non di solo pane”, ma anche di “una parola di verità”: la consolazione spirituale che scaturisce dall’esperienza della misericordia di Dio, tra Cristiani e Musulmani, tra credenti e non credenti; come sorelle e fratelli per scoprire una Pace comune.

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