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Mps, ecco paure e dubbi dei piccoli azionisti sul piano di Jp Morgan e Mediobanca

Qualcosa non quadra ai piccoli azionisti di Monte dei Paschi. Che iniziano a sentire puzza di bruciato intorno alla complessa operazione di ricapitalizzazione e smaltimento delle sofferenze che dovrebbe, forse, tirare fuori una volta per tutte dalle sabbie mobili l’istituto senese. Un piano benedetto dal governo, tanto da costringerlo a silurare l’ex ad Fabrizio Viola, visto come un ostacolo allo stesso rilancio della banca, come ammesso pochi giorni fa tra le righe dallo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in un question time alla Camera. Ma soprattutto imbastito e curato da un consorzio di banche internazionali, tra cui il gigante Jp Morgan: il dossier per conto della banca d’affari Usa è nelle mani dell’ex ministro del Tesoro, Vittorio Grilli (nella foto) come ricostruito in questo articolo da Formiche.net. E proprio qui sta il problema. Qualcuno, dicono gli azionisti, non la racconta giusta e vuole fare le scarpe ai risparmiatori. O persino, fantastica qualcuno, allo stesso governo azionista col 4%.

TRAME OSCURE DIETRO MPS?

Pochi giorni fa l’associazione Azione Mps, che raccoglie un migliaio di piccoli azionisti e fa parte del Conapa, il coordinamento nazionale delle associazioni degli azionisti, ha rotto il silenzio intorno a Mps, diffondendo una nota che sa di campanello di allarme. Due premesse. Primo, ad oggi intorno a Mps regna una gran confusione e nessuno sa bene cosa sta accadendo ai piani alti di Rocca Salimbeni. Secondo, la paura dei risparmiatori non è peregrina: dopo lo Stato, primo azionista unico con il 4%, il maggior azionista privato è rappresentato proprio dalla comunità dei piccoli azionisti, sottoscrittori del 32 %  dell’ultimo aumento di capitale, ma privi di rappresentanza. “Il  Monte dei Paschi”, scrivono i risparmiatori, “è da settimane al centro di manovre oscure e preoccupanti. Una ricapitalizzazione di ingente ammontare, risultato di un progetto di affrettata cessione dell’intero portafoglio di sofferenze, ed un nuovo piano industriale: l’unico risultato che questi annunci hanno prodotto sono state le dimissioni dell’amministratore delegato Viola e del presidente Tononi, insieme al continuo crollo del valore borsistico”. Ma di cosa hanno davvero paura i piccoli azionisti?

MEGLIO UN’OPA DEL SILENZIO

Guido Antolini, che dell’associazione è vicepresidente, spiega a Formiche.net come “il vero problema non è tanto qui acquista, ma come si acquista. Noi oggi non sappiamo nulla di quello che succede intorno al Monte. Paradossalmente sarebbe meglio, quasi normale, un rastrellamento in Borsa e poi un’Opa da parte di qualcuno, almeno si capirebbe chi compra e come compra. Invece al momento non c’è nulla di preciso né su aumento di capitale né sullo smaltimento delle sofferenze”. Il rappresentante degli azionisti fa notare come i soci siano in attesa dell’assemblea ordinaria e straordinaria che permetterebbe di alzare finalmente il velo sul piano. “Ma niente”, dice Antolini. “A questo punto chiediamo alle autorità competenti, Consob in primis, di investigare”.

CHI VUOLE IL MONTE (CON LO SCONTO)?

A conti fatti, quello che i piccoli risparmiatori non vogliono pensare è che qualche banca del consorzio voglia mettere le mani su Mps. Ma a prezzo di saldo. “Si intrecciano voci incontrollate sulla pretesa di alcuni di sottoscrivere l’aumento di capitale senza pagare il diritto di opzione”, che spetta agli azionisti, dunque senza pagare il dovuto a chi detiene tale diritto, rileva ancora Azione Mps nella sua nota di due giorni fa: “L’impressione che se ne ricava è che le banche d’affari del Consorzio stiano ridisegnando gli assetti proprietari del terzo gruppo bancario italiano, forte di mezzi propri per 9,6 miliardi inspiegabilmente valutati 600 milioni da un mercato sistematicamente orientato al ribasso. Sembrerebbe che qualcuno tenti di impadronirsi di Mps a basso costo, dettando preventivamente condizioni, modalità e governance, al di fuori di ogni trasparenza finanziaria”.

QUELL’ALLARME LANCIATO AD AGOSTO

Eppure, fa notare ancora Antolini, già ad agosto i piccoli azionisti avevano lanciato segnali di inquietudine sulle troppe ombre intorno alla ricapitalizzazione di Mps. “I piccoli azionisti, nel prendere della nuova, e si auspica ultima, ricapitalizzazione della Banca e si sono interrogati
sulle luci e le ombre dell’operazione”. In particolare “l’ombra più fosca è rappresentata dall’esborso richiesto ai piccoli azionisti: ad oggi chi detiene 1000 euro in azioni Mps avrà diritto ad investirne altri 5.000; ciò significa che in mancanza di un pronto e stabile recupero nelle quotazioni, ai risparmiatori che hanno sottoscritto i precedenti aumenti non rimarrà che monetizzare perdite nell’ordine del 95%, qualora impossibilitati a rilanciare”.

VIOLA? CHE STRANA LA SUA CACCIATA

Un altro cono d’ombra è costituito dall’improvviso siluramento di Fabrizio Viola, per far posto a Marco Morelli. “Viola ha sempre lavorato bene, così come tutti i dipendenti”, dice Antolini: “Ha riportato in utile la banca con un gran lavoro, accompagnato da quello dei suoi collaboratori e di tutti i dipendenti della banca. Il fatto che qualcuno lo abbia sostituito in corso è un’altra stranezza”.


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