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Cosa sta succedendo al Sole 24 Ore

Di Bruno Guarini e Fernando Pineda
Vincenzo Boccia

Siamo sull’orlo del fallimento? Ovvero: ci sono ancora le condizioni per andare avanti? Sono state anche queste, brutalmente, le domande che da giorni stanno attanagliando gli amministratori del gruppo Sole 24 Ore. E questi interrogativi, formalmente riferiti alle “condizioni per la continuità aziendale”, hanno avuto eco anche nel consiglio di amministrazione di venerdì scorso del Sole 24 Ore. La risposta è stata sì, ci sono le condizioni per andare avanti, grazie in particolare al fatto che Confindustria è pronta a ricapitalizzare e che le banche sono disposte a ricontrattare i termini dei finanziamenti. Nel frattempo, dopo le dimissioni di cinque consiglieri, oggi il consiglio di amministrazione del Sole 24 ore si è riunito a Milano ed ha nominato Carlo Robiglio presidente e Luigi Abete vice presidente. Le due nomine saranno pro-tempore fino alla prossima assemblea convocata in prima convocazione per il 14 novembre e in seconda per il 21 dello stesso mese.

NUMERI E TENSIONI

I numeri comunque parlano chiaro. Poco meno di 50 milioni di euro di perdite solo nei primi sei mesi dell’anno (per un totale di 200 milioni dal momento della quotazione in Borsa; anzi 300 milioni di euro in 7 anni e mezzo, ha calcolato beffardamente il cdr del quotidiano confindustriale in un comunicato) e un prestito da 50 milioni da rimborsare tra un anno. Ma non sono solo i numeri che hanno prodotto una lacerazione nel consiglio di amministrazione della società che edita l’omonimo quotidiano diretto da Roberto Napoletano. Nel frattempo si lavora già a una ricapitalizzazione con l’azionista forte Confindustria in prima fila, le banche che avranno un ruolo (sia come finanziatori che anche, forse, come azionisti) e si vocifera di una ipotesi di conversione dei crediti in azioni.

LA LETTERA DI DIMISSIONI 

Ieri cinque membri del consiglio di amministrazione del Sole hanno rassegnato le dimissioni. Sono il presidente Giorgio Squinzi, ex leader di Confindustria in pessimi rapporti con il successore alla testa di Confindustria Vincenzo Boccia (nella foto), l’ad di Italmobiliare Carlo Pesenti e quello di Bayer Italia Mauro Chiassarini, che di Squinzi erano alleati, e i due indipendenti Claudia Parzani e Livia Pomodoro, ex presidente del tribunale di Milano. Seguiti a distanza di qualche ora dal sesto Maria Carmela Colaiacovo. Alla base della decisione, denunciano i primi cinque, ci sarebbe la richiesta «irrituale» ricevuta dal socio di maggioranza del Sole 24 Ore, la Confindustria di Boccia, di mettere a disposizione il proprio mandato su invito del direttore generale della confederazione di viale dell’Astronomia, Marcella Panucci. Anche per fare posto in cda, in vista del necessario aumento di capitale, ai rappresentanti delle banche. Il magistrato Pomodoro avrebbe definito la richiesta «offensiva oltre che irrituale»: “E non sarebbe stata la sola, in un crescendo di tensione. In cui, peraltro, l’ad Gabriele Del Torchio ha accusato un infarto. Operato, ora sta meglio”, scrive La Stampa.

LA REPLICA DI CONFINDUSTRIA

Ma la prima disponibilità a farsi da parte, replica il Gruppo in serata, sarebbe venuta proprio da Squinzi e gli altri consiglieri, nero su bianco in una lettera inviata a Boccia martedì scorso in cui chiedevano a Confindustria di aderire al rafforzamento patrimoniale. A riprova delle tensioni sempre meno sotto traccia tra il passato e il presente di Confindustria, che ha ricostruito la vicenda, attraverso una nota del Gruppo 24 Ore, facendola partire da una precedente missiva: «Il 27 settembre scorso Squinzi, in qualità di presidente del Sole 24 Ore, ha chiesto all’azionista Confindustria “la disponibilità a valutare positivamente il proprio sostegno ad un’operazione di rafforzamento patrimoniale per quanto di competenza”, dando la disponibilità a “rimettere il mandato qualora ciò fosse funzionale ad agevolare la realizzazione dell’operazione di rafforzamento patrimoniale”». Nella risposta a Squinzi — continua ancora la nota — «il presidente dell’azionista di maggioranza Confindustria Vincenzo Boccia ha assicurato “la disponibilità a valutare positivamente un’eventuale operazione di rafforzamento patrimoniale” e ha preso atto della “disponibilità a rimettere il mandato degli amministratori laddove ciò fosse funzionale ad agevolare la realizzazione dell’operazione”. Risposta che, evidentemente, è stata considerata da più della metà del consiglio come una sfiducia, secondo alcuni osservatori.

LA MANOVRA IN CORSO

L’obiettivo principale ora è la ricapitalizzazione. Sarà in prima fila ovviamente il socio forte Confindustria, come ha ribadito ieri il presidente Vincenzo Boccia in una intervista al quotidiano Il Mattino, ma potranno avere un ruolo anche le banche che finanziano il gruppo. E rumors dicono che circolano ipotesi di un intervento anche da parte della Luiss, l’ateneo confindustriale. Il primo incontro con gli istituti di credito è in agenda per giovedì. La posizione finanziaria è negativa per 29,6 milioni di euro, c’è un «rilevante assorbimento di liquidità» e una linea da 50 milioni concessa da Intesa, Bpm, Popolare di Sondrio, Mps e Creval in scadenza a ottobre 2017. Scrive Repubblica: “L’ultimo bilancio non rispetta almeno due “covenants”, le condizioni che permetterebbero alle banche di chiedere il rientro immediato. La dirigenza dovrà convincerle, anche grazie all’«incisiva riduzione dei costi» prevista dal nuovo piano industriale 2016-2020, a rinegoziare scadenze e condizioni”. D’altronde nella relazione semestrale è scritto: “Aumento di capitale nella misura tale da rendere autosufficiente dal punto di vista patrimoniale e finanziario il piano industriale”.

I RICAVI IN CALO

Nel primo semestre 2016 – si legge nel comunicato stampa – il Gruppo 24 ORE ha conseguito ricavi consolidati pari a 151,8 milioni di euro e si confronta con un valore pari a 165,4 milioni di euro dello stesso periodo del 2015* (-13,4 milioni di euro). Tale variazione è attribuibile per 6,6 milioni di euro al deconsolidamento delle controllate Newton Management Innovation e Newton Lab. Al netto della variazione di perimetro, i ricavi consolidati registrano un calo di 6,8 milioni di euro principalmente riconducibile al calo dei ricavi pubblicitari pari a 3,3 milioni di euro (-5,2%) e dei ricavi dell’area Cultura per 2,0 milioni di euro.

VENDITE E DIFFUSIONE

I ricavi digitali complessivi del Gruppo ammontano a 51,1 milioni di euro e sono pari al 33,6% del totale dei ricavi (erano pari al 31,5% nel primo semestre 2015) in calo dell’1,8% rispetto al 2015. I ricavi digitali da contenuto informativo ammontano a 37,3 milioni di euro pari al 56,4% dei ricavi da contenuto informativo rispetto al 53,4% del primo semestre 2015. I ricavi diffusionali del quotidiano (carta + digitale) sono in linea rispetto al primo semestre 2015. In crescita di 2,2 milioni di euro i ricavi da contenuto digitale informativo del quotidiano e dei quotidiani verticali (+18,7%).

IL COSTO DEL PERSONALE IN CRESCITA

A sorpresa la relazione semestrale attesta che “il costo del personale, pari a 62,2 milioni di euro, è in aumento di 7,2 milioni di euro rispetto al primo semestre del 2015. Su tale incremento di costi – aggiunge la relazione – incidono in particolare gli oneri di ristrutturazione pari a 5,5 milioni di euro e oneri non ricorrenti relativi all’uscita del precedente amministratore delegato”. Quindi la buonuscita dell’ex ad Donatella Treu sarebbe stata pari a circa 1,7 milioni di euro.

LA PUBBLICITA’

I ricavi pubblicitari, pari a 59,9 milioni di euro, sono in diminuzione di 3,3 milioni di euro (-5,2%) rispetto allo stesso periodo del 2015, principalmente per il venir meno di alcune concessioni di editori terzi, al netto delle disomogeneità di perimetro i ricavi dell’area sono in calo del 3,0%. Il mercato di riferimento registra nel complesso una flessione del 2,8% (fonte Nielsen gennaio – giugno 2016). I ricavi dell’Area Cultura, pari a 10,1 milioni di euro, sono in calo di 2,0 milioni di euro (-16,3%), rispetto al 2015, per il calo dei visitatori alle mostre.

IL MOL NEGATIVO

Il Margine Operativo Lordo (ebitda) è negativo per 19,7 milioni di euro e si confronta con un risultato rideterminato negativo di 2,8 milioni di euro per il primo semestre del 2015. Tale variazione è dovuta principalmente al calo dei ricavi, a minori proventi operativi e a oneri non ricorrenti pari a 8,7 milioni di euro, di cui 5,5 milioni di euro relativi a oneri di ristrutturazione per future riorganizzazioni aziendali. L’ebitda al netto degli oneri non ricorrenti è pari a -11,0 milioni di euro. I dati comparativi relativi al 2015 sono stati rideterminati in conseguenza di un cambio di principio contabile e di alcune correzioni di errori,

L’EBIT NEGATIVO E IN AUMENTO

Il risultato operativo (ebit) è pari -36,1 milioni di euro e si confronta con un ebit rideterminato di -10,3 milioni di euro nel 2015 ed include oneri non ricorrenti pari a 14,8 milioni di euro. L’ebit al netto degli oneri non ricorrenti è pari a -21,3 milioni di euro. Il Gruppo chiude il primo semestre 2016 con un risultato netto negativo di 49,8 milioni di euro, che risente della svalutazione di imposte anticipate per 10,4 milioni di euro, e si confronta con un risultato negativo rideterminato di 11,7 milioni di euro del 2015. Al netto degli oneri non ricorrenti il risultato netto è pari a -23,6 milioni di euro.

PATRIMONIO IN DECREMENTO

Il Gruppo al 30 giugno presenta un Patrimonio Netto pari a 28,2 milioni di euro, con una diminuzione di 59,0 milioni di euro rispetto al patrimonio netto al 31 dicembre 2015, pari a 87,2 milioni di euro, per effetto della perdita del periodo pari a 49,8 milioni, nonché per la riesposizione di alcuni dati comparativi e altre variazioni per complessivi 9,2 milioni.

LA POSIZIONE FINANZIARIA NEGATIVA

La posizione finanziaria netta è negativa per 29,6 milioni di euro e comprende per 6,9 milioni di euro il debito residuo relativo al sale and lease back della rotativa di Bologna. La posizione finanziaria netta si confronta con un valore al 31 dicembre 2015 rideterminato negativo per 33,9 milioni di euro, in miglioramento di 4,3 milioni di euro grazie all’incasso anticipato del vendor loan pari a 24,5 milioni di euro;

LA CONTINUITA’ AZIENDALE

Alla luce dei risultati economici, finanziari e patrimoniali rilevati nel primo semestre 2016, si sono rese necessarie valutazioni da parte degli amministratori in merito alla sussistenza del presupposto di continuità aziendale. Gli amministratori hanno approvato le linee guida del Piano Industriale 2016-2020 nel Consiglio del 27 settembre 2016, hanno ottenuto la disponibilità delle banche finanziatrici a ridefinire la struttura del debito e hanno ottenuto la disponibilità da parte dell’azionista di maggioranza a valutare positivamente un eventuale aumento di capitale. Pur in presenza di significative incertezze gli Amministratori hanno redatto la Relazione finanziaria semestrale sulla base del presupposto della continuità aziendale, in quanto ritengono che il Gruppo possa disporre di adeguate risorse finanziarie per continuare ad operare in futuro come entità in funzionamento.

IL TOSTISSIMO COMUNICATO DEL CDR

Ieri il comitato di redazione del Sole 24 Ore ha pubblicato un comunicato stampa di inusitata durezza contro i vertici della società e del giornale. Dopo aver ricordato dichiarazioni entusiastiche e rassicuranti su conti e prospettive del gruppo, sia dell’ex presidente Benito Benedini che del direttore Napoletano, il cdr scrive: “Quello sin da ora evidente è un fallimento su più livelli. La strategia, quella dell’espansione dei volumi, sia sul digitale sia sulla carta, con marginalità assai dubbia; anzi, a vedere i risultati, ovviamente oggetto di confronto, negativa. La governance, quella formale con il pasticcio delle deleghe esecutive sovrapposte tra presidente e amministratore delegato, con conseguente difficoltà a identificare il capoazienda e quella sostanziale, con l’impropria assunzione di un ruolo manageriale da parte di chi manager non è. La proprietà, con un’associazione degli imprenditori che ha lasciato gestire il suo asset principale con logiche tutt’altro che imprenditoriali; da “basso impero” piuttosto“. Il comunicato si chiude con un “Fate presto” che diversi addetti ai lavori hanno interpretato beffardamente nei riguardi del direttore del Sole poiché identico al titolone di prima pagina a caratteri cubitali del quotidiano confindustriale il 10 novembre del 2011 (titolo insignito col premio Ferrari per il titolo dell’anno). D’altronde giorni fa c’è stato un ruvido botta e risposta tra cdr e direttore. Oggetto: una buonuscita del direttore del Sole (qui il botta e risposta completo).



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