María Gabriela Méndez, giornalista venezuelana residente a Bogotà, ha raccontato su Facebook un episodio che spiega il clima che c’era in Colombia alla vigilia del referendum: “La signora aveva 67 anni. Quando ho fatto vedere un suo ritratto a una collega mi ha detto che sembrava averne 87. Era stata sfollata due volte. Aveva vissuto la morte di alcuni familiari. Uno dei suoi nove figli non è mai riapparso. Non ho resistito e le ho chiesto cosa pensava dell’accordo di pace. Mi ha detto: ‘Lei non sa cosa significa vivere sotto una pioggia di pallottole. Io sì. E voglio che finisca’”.
LA RESA DEL NEMICO
Le zone più colpite dalla violenza hanno votato a favore dell’accordo di pace, ma la maggioranza dei colombiani ha bocciato la proposta di tregua tra i guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) e il governo di Juan Manuel Santos. Nella consultazione di ieri ha vinto il “no” con più del 50 per cento dei voti.
In un’intervista con Formiche.net, lo scrittore colombiano Santiago Gamboa si è detto sotto choc per il risultato: “È una notizia terribile. Ancora non riesco a crederci. La Colombia è un Paese schizofrenico. Sono tornato due giorni fa dalla Corea e ho visto un Paese diviso da una frontiera in guerra. Anche la Colombia è divisa in due, da una guerra. C’è un gruppo di persone che vuole ricostruire il Paese in maniera pacifica e c’è un’altra parte che vuole qualcosa di impossibile: la resa totale del nemico. La vittoria del ‘no’ è la peggior notizia che ci potesse capitare”.
INTERESSI IN GIOCO
Secondo l’autore di Perdere è una questione di metodo (Guanda, 1998), Vita felice del giovane Esteban (Guanda, 2001) e Una casa a Bogotà (edizioni e/o, 2016), il “no” ha vinto perché c’era molto in gioco, ma poco di interesse nazionale. “C’erano gli interessi economici di chi fa affari con la guerra; gli interessi di politici cui non sono stati concessi contratti e quote – ha aggiunto -. E’ la più bassa e ridicola politica. C’è un settore dell’estrema destra che vuole continuare a fare la guerra alle Farc e non vuole che sia senza armi”.
IL VOTO DELL’IGNORANZA
Per Gamboa sul risultato del voto ha influito anche l’ignoranza di gran parte della popolazione: “L’ex presidente Alvaro Uribe è riuscito a convincere molti elettori che in caso di vittoria del no il Paese sarebbe diventato comunista. I promotori del ‘no’ hanno sfruttato la grande ignoranza che c’è in campo politico. In Colombia molti cittadini sono poco istruiti e non contano su strumenti alternativi per reagire. Ora Uribe ha davanti un gran futuro politico. Può fare quello che vuole”.
ALTRE VIE PER LA PACE
E cosa succederà ora? Come si può ipotizzare un’altra strada verso la pace? Lo scrittore crede che per adesso non ci siano opzioni: “Ci sono stati quattro anni di negoziati. Quattro anni per mettere d’accordo esercito e guerriglieri. Ora i cittadini l’hanno respinto, non si sono messi d’accordo. Non ci può essere un processo di pace perché il problema è nei colombiani”.
Dopo la notizia del risultato del referendum María Gabriela Méndez ha ricordato le parole dell’attivista Jorge Patiño: “Se vinceva il ‘sì’, perdevano quelli del ‘no’. Ma hanno vinto quelli del ‘no’. E abbiamo perso tutti”.