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Mps, ecco cosa sta succedendo tra Morelli, Jp Morgan e Mediobanca

Di Fernando Pineda e Valeria Covato
Marco Morelli

Hanno avuto i primi effetti indiretti le stilettate contro i potenziali, floridi, incassi da commissioni per Jp Morgan dall’operazione Mps? Oggi analisti e addetti ai lavori se lo stanno chiedendo dopo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Mf/Milano Finanza, secondo cui il nuovo amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena, Marco Morelli, sta valutando di limare gli importi che gli advisor del piano di salvataggio di Mps, ossia l’americana Jp Morgan e l’italiana Mediobanca, potranno incassare.

LA POLEMICA

Le stilettate sono arrivate, e sono state fragorose, da due giornalisti economici di punta come Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere della Sera, e Massimo Mucchetti, ora senatore del Pd. Entrambi, lunedì scorso, hanno mosso critiche a suon di numeri sulle commissioni che gli advisor di Mps potrebbero incamerare nell’operazione Mps. Una polemica che si è inserita nel confronto fra grandi banche, governo e istituzioni europee che vede al centro anche il dossier delle good bank, la ricapitalizzazione di Ubi auspicata dalla Bce e il fondo esuberi (qui la ricostruzione di ieri di Formiche.net con le tensioni latenti fra Intesa Sanpaolo e Unicredit da una parte e il governo dall’altra).

L’INDISCREZIONE DI MF

Oggi Luca Gualtieri di Mf/Milano Finanza scrive che Banca Mps potrebbe rimettere mano al piano di ristrutturazione predisposto nel corso dell’estate per venire incontro alle richieste della Bce. In particolare, sarebbe intenzione del nuovo ad Morelli di ridiscutere le commissioni previste per i due advisor e global coordinator dell’operazione, cioè Jp Morgan e Mediobanca. Tecnicamente – sottolinea Mf – la banca senese non infrangerebbe alcun accordo, visto che finora non ha assunto impegni formali. Prima dell’arrivo di Morelli infatti il cda ha esaminato soltanto la struttura complessiva dell’operazione e un preventivo dei compensi per le due banche d’affari, pari, secondo stime approssimative circolate nelle scorse settimane, a mezzo miliardo di euro. “Una cifra – sottolinea il quotidiano del gruppo Class – davvero molto elevata, se si considera che oggi Mps  capitalizza appena 542 milioni. Ecco perché l’idea del nuovo amministratore delegato sarebbe ridiscutere la questione alla radice, pur senza intralciare il piano di ristrutturazione. Le vie percorribili del resto sono molte: se da un lato Mps  potrebbe ottenere un taglio sostanzioso della componente fissa, dall’altro non è esclusa l’introduzione di success fee, cioè commissioni che maturino solo in caso di esito favorevole del progetto”. Di certo, se coronata da successo, la trattativa metterebbe a tacere alcune delle polemiche che nelle ultime settimane hanno accompagnato il salvataggio di Rocca Salimbeni e le sortite puntute dei giornalisti de Bortoli e Mucchetti.

I CONTI DI DE BORTOLI

Ecco i conti di Ferruccio de Bortoli, editorialista del Corriere della Sera e i dubbi del senatore del Pd Massimo Mucchetti. In un editoriale pubblicato due giorni fa, l’ex direttore del Corriere della Sera ha ripercorso i passi salienti dell’operazione di salvataggio di Mps, citando l’incontro tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e Jamie Dimon, numero uno della banca d’affari a Palazzo Chigi, passando per la cacciata di Fabrizio Viola sostituito con Marco Morelli, per arrivare ai potenziali guadagni di una delle più grandi banche d’investimento mondiali che ha promesso di impegnarsi nell’aumento di capitale di Siena, concedendo un finanziamento ponte  finalizzato alla successiva cartolarizzazione dei crediti in sofferenza, con cui però “per ora non risulta firmato alcun contratto”: “Al momento non risulterebbe firmato alcun contratto tra Mps e Jp Morgan per il prestito e la cartolarizzazione”.

L’ESOSITA’ DELLE COMMISSIONI

“Particolare curioso”, ha commentato de Bortoli passando poi ai numeri: “Il successo dell’aumento di capitale (cinque miliardi) comporterebbe per Jp Morgan una commissione del 4,75 per cento che sia Tononi sia Viola hanno giudicato elevata. Il prestito guidato da Jp Morgan però sarebbe concesso con la garanzia di tutti i non performing loans . Se qualcosa dovesse andare storto, la banca d’affari si prenderebbe tutti i 28 miliardi a un prezzo effettivo di 18 centesimi contro i 33 riconosciuti alla banca, di cui 27 pagati subito. Il margine di guadagno potenziale sarebbe elevatissimo. E Atlante, cui partecipano 69 istituzioni italiane, compresa la Cassa depositi e prestiti con i soldi del nostro risparmio postale, perderebbe tutto”.

I DUBBI DI MUCCHETTI

A Massimo Mucchetti, giornalista, senatore del Pd, presidente commissione Industria, sorge un dubbio: che a “Dimon sia stata concessa l’esclusiva”. In tal caso, “il consiglio dovrebbe chiarire quando, come e a quali condizioni. Oppure l’esclusiva è stata concessa de facto dall’azionista di riferimento di Mps, e cioè dal Tesoro? O forse ancora da palazzo Chigi?”, ha scritto Mucchetti sul Fatto Quotidiano. In attesa di un intervento da parte della Consob e di un assunzione di responsabilità da parte del governo, Mucchetti si concede “due parole sui costi by Jp Morgan”: “Le commissioni per l’aumento di capitale da 5 miliardi peserebbero per 230 milioni. La progettazione e la costruzione del veicolo che compra le sofferenze ne prenderebbe altri 45. Il prestito ponte di 5 miliardi, studiato per 18 mesi ma che, essendo ottimisti, verrà usato per soli 6 mesi, assorbirebbe altri 150 milioni tra interessi e commissione upfront. Le banche finanziatrici avranno come garanzia l’intero ammontare delle sofferenze, e cioè 9,2 miliardi, perciò al momento svalutabili fino al 18% del valore facciale. Attenzione dunque alle clausole, perché alle banche finanziatrici converrebbe l’insolvenza del veicolo. Poi vengono gli interessi sulle obbligazioni senior (60 milioni l’anno), quelli sulle mezzanine riservate al fondo Atlante (100 milioni l’anno), le commissioni per il recupero dei crediti (altri 100 milioni l’anno). Se consideriamo che il lungo periodo di recupero potrà essere equivalente a 5 annualità, ecco che il giro di soldi tra commissioni e interessi si aggira sugli 1,7 miliardi. Cifre che oggi possono essere solo suggestive, ovvio”.

Ma ora, forse, Mps di Morelli cerca di evitare un dissanguamento del genere a beneficio di Jp Morgan e Mediobanca.


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