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Novamont, Q8 e non solo, tutti i numeri aggiornati del Piano Juncker in Italia

In Italia gli investimenti attivati grazie alle risorse messe in campo dall’Ue con il Piano Juncker ammontano ad 21 miliardi di euro, oltre il 16% del totale investimenti, per un totale di 51 operazioni. Ecco i numeri più aggiornati del tanto dibattuto piano voluto dal presidente della Commissione europea per riattivare gli investimenti pro crescita.

IL PUNTO E IL DIBATTITO

Come se la sta cavando il Piano Juncker dentro e fuori l’Italia? Domanda più che lecita a quasi due anni dal suo lancio (era la fine del 2014) per espressa volontà del presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. L’ambizione non è mai mancata, perché attivare oltre 300 miliardi di investimenti in 3 anni, fino al 2017, è un obiettivo non facile da raggiungere. Per questo resta da capire quanta strada è stata fatta finora e soprattutto quanta ne resta da fare, anche alla luce del recente discorso sullo Stato dell’Unione tenuto da Juncker a settembre, in cui il numero uno del governo europeo ha annunciato il raddoppio degli obiettivi del piano, portandoli a 500 miliardi complessivi nel 2020, 630 entro il 2022. Prima però bisogna capire come funziona il piano.

COME FUNZIONA (REALMENTE) IL PIANO 

Il pilastro del piano Juncker si chiama European Fund for Strategic Investments (Efsi), una cassaforte contenente 21 miliardi di euro, 16 provenienti dal bilancio dell’Ue e 5 dalla Bei, la Banca europea degli investimenti, braccio operativo del piano. Attenzione, non si tratta di soldi che vanno a finanziare direttamente i progetti bensì, come precisano dalla stessa Bei,  ma vanno a costituire una forma di garanzia sui prestiti concessi dalla banca europea. In pratica, la Bei concede il finanziamento a questo o quel progetto, mentre gli eventuali rischi o perdite inevitabilmente legate al prestito vengono coperte dalla dotazione del Efsi. In questo modo la Bei sarebbe in grado di concedere fino a 60 miliardi di prestiti in tre anni (massimo 20 all’anno) senza rischiare di veder intaccato il proprio patrimonio. Ma come si arriva ai 300 e passa miliardi del piano? Ciascun prestito, spiegano dalla banca, copre circa il 30% dell’investimento totale il cui valore complessivo è molto più alto. E qui entra in gioco il famoso moltiplicatore. In sostanza, 20 miliardi di prestiti Bei attivano e rendono possibili fino a 80 e i 100 miliardi di investimenti all’anno, che moltiplicati per i tre anni del piano, danno la cifra indicata da Juncker.

A CHE PUNTO E’ IL PIANO JUNCKER IN EUROPA…

Capito il meccanismo del piano, è tempo di tracciare un primo bilancio.  Lo scorso giugno, gli investimenti  sbloccati grazie alle risorse del piano, ammontavano a 107 miliardi di euro, più o meno il 34% del totale. Di questi 13,7 miliardi parlavano italiano, facendo del Paese uno dei maggiori usufruttuari dei fondi europei. A luglio, stando ai documenti ufficiali della commissione, gli investimenti sbloccati grazie ai denari del fondo erano saliti a 115 miliardi di euro, spalmati su quasi 300 progetti. Negli ultimi mesi poi è stato fatto un ulteriore passo in avanti. Come fa sapere la stessa Bei, il cui board riunitosi giorni fa ha approvato nuovi prestiti, potando il totale finora concesso a 25,1 miliardi, a oggi gli investimenti attivati ammontano a 138 miliardi di euro, più o meno il 43,8% del totale, spalmati su oltre 320 progetti. Di questi il 22% riguardano l’energia, mentre il grosso, circa il 30% costituiscono investimenti sbloccati in favore delle piccole e medie imprese. E l’Italia?

…E IN ITALIA

Per quanto riguarda l’Italia, gli investimenti attivati grazie alle risorse messe in campo dall’Ue, ammontano ad 21 miliardi di euro, oltre il 16% del totale investimenti, per un totale di 51 operazioni. Dai documenti Bei emergono alcuni dei progetti  più importanti finanziati dalla Bei grazie al Efsi. Tra questi, quelli concessi alla Novamont, vicino Terni: 15 milioni di euro a fronte di un investimento complessivo di 130. Oppure quello della Raffineria di Milazzo, di proprietà della Q8, alla quale sono stati concessi finanziamenti per 30 milioni a fronte di un investimento di 220. Tra le ultime operazioni, quella relativa a Toscana Energia, verso cui sono stati concessi finanziamenti per 70 milioni di euro a fronte di un investimento di 140 milioni.

JUNCKER RADDOPPIA?

Come detto però il piano Juncker è destinato ad aumentare la propria capacità e la sua durata, come annunciato dallo stesso Juncker. La Commissione intende infatti presentare le proposte per il periodo successivo al 2020 al fine di assicurare la prosecuzione degli investimenti strategici ad un livello sostenibile.

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