Avanti tutta sulla costituzione del polo Bcc a trazione trentina, progetto alternativo a quello targato Federcasse, con Iccrea a fare da baricentro. Per il presidente della Cassa centrale di Trento, gran tessitore della variante “nordica” alla riforma del credito cooperativo, Giorgio Fracalossi, il tempo degli indugi è finito da un pezzo perchè il piano con cui un centinaio tra Bcc e casse rurali finiranno sotto il cappello di Trento è entrato nella sua fase operativa. Anzi, negli ultimi giorni ha subito un’accelerazione.
A CHE PUNTO E’ IL PIANO NORD-EST
E’ lo stesso Fracalossi a spiegare a Formiche.net lo stato di avanzamento del progetto. I giorni di Verona, in cui i vertici della Cassa centrale hanno ufficializzato il divorzio nel credito cooperativo, sembrano quasi lontani vista la velocità con cui il management procede verso la creazione del polo Bcc. “Il progetto sta entrando nella fase di realizzazione. Stiamo ricevendo le lettere di pre adesione da parte delle Bcc-Casse rurali interessate, fase che si concluderà a metà mese“, spiega Fracalossi. Che aggiunge un dettaglio non di poco conto. “Per la stessa data dovrebbero essere pubblicate da Banca d’Italia le disposizioni attuative della riforma nella veste definitiva: questo ci consentirà di apportare eventuali integrazioni al progetto, già comunque elaborato tenendo conto di numerose interlocuzioni con la Vigilanza per cui non ci attendiamo di dover intervenire in maniera sensibile. Per fine anno sarà varata formalmente l’operazione di aumento del capitale sociale della capogruppo”.
IL NODO DELL’AUMENTO DI CAPITALE
C’è però un ostacolo sul cammino della Cassa centrale. Ovvero quell’aumento di capitale da 600 milioni, necessario ad allargare le spalle alla futura capogruppo del Nord Est, che nei piani di Fracalossi e del dg Mario Sartori conta di arrivare a un patrimonio finale vicino agli 1,4 miliardi. Non sarà facile raggranellare tanti soldi, in un momento obbiettivamente difficile per il sistema bancario italiano. Nei prossimi giorni Cassa centrale incontrerà le Bcc da Nord a Sud (Cuneo e Bari le prossime tappe) per esporre il proprio progetto e allargare il consenso. Fracalossi è però ottimista. “Nel nostro progetto facciamo tutte le stime su di un numero di 89 Bcc. Ad oggi questo numero appare quanto mai realizzabile, anzi si sta rivelando molto prudente. Manifestazioni di interesse stanno giungendo anche da Bcc che non avevamo, in via prudenziale, deciso di comparire nel novero delle banche cooperative aderenti al Gruppo Cooperativo Bancario facente capo a Cassa centrale. Questo ci fa considerare l’obiettivo dei 600 milioni realizzabile senza particolari difficoltà, chiarisce il presidente di Cassa centrale. E poi c’è quel jolly tedesco.
I TEDESCHI HANNO DETTO SI’
C’è poi la variabile tedesca. Ovvero Dz Bank, quarta banca tedesca e socio forte (25%) della Cassa. Un appoggio prezioso in tempi in cui le ricapitalizzazioni non sempre vanno a buon fine. “Tenga presente che le nostre simulazioni riferite al raggiungimento dei 600 milioni di aumento di capitale sono costruite senza tenere conto dell’apporto del socio Dz bank, autentico colosso del mondo del credito tedesco”, dice Fracalossi. Che conferma l’appoggio sostanziale del socio tedesco. “Proprio durante il Meeting di Verona, lo scorso 13 ottobre, il rappresentante di Dz si è espresso in maniera molto positiva sul nostro progetto e sappiamo che hanno già costituito un gruppo di lavoro esterno per approfondire modalità, tempi e ‘quantità’ del loro coinvolgimento nell’operazione dell’aumento di capitale”.
ICCREA? TEMPO SCADUTO
E pensare che fino a poco tempo fa i fan dell’unità a tutti i costi immaginavano una sorta di “dialogo” triangolare Federcasse-Iccrea-Cassa, per tentare di dare un’ultima chances alla capogruppo unica. La domanda è stata rivolta direttamente a Fracalossi. “E’ una domanda ricorrente. Ma sia io che il vicepresidente Carlo Antiga, che il dg Sartori, siamo convinti il tempo per la visione sia finito. Siamo alla fase della realizzazione. Per mesi siamo stati responsabilmente seduti al tavolo della trattativa con il gruppo Iccrea, senza che si concretizzassero i presupposti per un accordo sul polo unico. Per questo ci siamo sentiti la responsabilità di affermare con coraggio che l’unità non può essere a qualsiasi costo”. Insomma, capogruppo unica ai titoli di coda? Per il numero uno della Cassa centrale, sì. “Il tempo per noi è una variabile importantissima e scarsa, quindi abbiamo il dovere, prima di tutto verso le Bcc che da venti anni hanno dato fiducia al nostro gruppo, di procedere spediti nella realizzazione del nostro progetto. C’è un tempo per la riflessione ed un tempo per l’azione. Il primo è ormai incontrovertibilmente scaduto“.
LE MOSSE DI ICCREA
Ma in tutto questo, cosa sta facendo Iccrea? L’istituto guidato da Giulio Magagni non se ne sta certo con le mani in mano. Anzi. Tanto per cominciare dalla banca sottolineano come il progetto per la creazione del polo Bcc targato Iccrea, è già in fase operativa e verrà illustrato entro dicembre, per poi prendere ufficialmente il via. Che in Iccrea non perdano tempo lo dimostra anche il fatto che, secondo alcune fonti qualificate, il prossimo 3 novembre i vertici della banca voleranno a Francoforte per esporre alla Bce lo stato del progetto aggregativo. E chissà se non verrà tentata un ultima moral suasion sulla necessità di un polo unico.